Le notizie circolate tra ieri ed oggi sull’adesione dell’Italia al progetto europeo sulla blockchain risultano un po’confuse. Dalle parole del vicepremier Di Maio, spesso riportate negli articoli, si ha una prima interpretazione che però non basta agli appassionati del settore. Abbiamo dunque voluto approfondire la dimensione del progetto andando ad analizzare nello specifico di che cosa si tratti e quali saranno le possibili implementazioni della tecnologia blockchain sulla dinamiche amministrative italiane.
Intanto è bene sapere che questo progetto nasce a seguito dell’Osservatorio Europeo sulla Blockchain indetto all’inizio di febbraio, cui hanno partecipato diversi stati membri ma che l’Italia ha inizialmente preferito mettere da parte. Il partner del progetto, che si occupa di tutti gli aspetti tecnici, è la ben nota azienda ConsenSys che da anni sviluppa soluzioni basate sulla decentralizzazione. Adesso, dopo sette mesi di lavoro a cui l’Italia non ha preso parte, il governo ha deciso di impegnarsi su questo fronte insieme agli altri Paesi UE.
Niente criptovalute
Quello di cui si stanno occupando gli esponenti dei vari governi, i periti tecnici e i partner di ConsenSys non ha niente a che fare con le criptovalute. Come abbiamo spiegato nella nostra guida su blockchain, questo tipo di tecnologia serve per mantenere traccia di qualsiasi operazione tra due persone che abbia o meno natura finanziaria. Per questo, almeno per il momento, sembra che il progetto appartenga ad una sfera più burocratica.
Quello che dovrebbe essere realizzato nel tempo è un sistema in grado di certificare le transazioni, i contratti, gli atti e tutti gli altri documenti che possono essere scritti in formato digitale senza che un notaio intervenga sulla questione. Ad esempio, potremo comprare una casa e comunicare l’atto di vendita al catasto semplicemente certificando con la nostra firma digitale e con quella del venditore che l’immobile passerà di proprietà e che a seguito di ciò trasferiremo a favore dell’ex proprietario una certa somma di denaro. In euro, per il momento. In futuro questo potrebbe essere proprio il primo passo verso una criptovaluta europea riconosciuta dai governi.
Meno burocrazia e più sicurezza
Questo passo in avanti verso una maggiore consapevolezza di come la blockchain possa davvero radicarsi nella vita dei cittadini è molto interessante. Anche se per il momento si sta solo parlando di un progetto, con qualche riunione svolta di tanto in tanto e nessun obiettivo preciso, sicuramente prima o poi ne vedremo i frutti. Questi, almeno sulla carta, sono molto interessanti: basta con le code in fila all’anagrafe o all’agenzia delle entrate, meno carta sprecata per gli archivi pubblici e meno costi notarili sostenuti.
Si tratta di una mossa verso un’economia più snella e semplice che questa volta riesce a coinvolgere la pubblica amministrazione prima dei privati, i quali solo in rari casi sono già formati sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie decentralizzate. Confidiamo tuttavia nel fatto che questo possa sensibilizzare anche le imprese e gli imprenditori italiani su un tema che non è più trascurabile né additabile come semplice “tendenza”.