Ne parliamo da un po’ su Criptovaluta.it e ci aspettavamo, dagli USA, esattamente una mossa di questo tipo. Sono un senatore e un membro del Congresso USA a lanciare questa proposta di regolamentazione che arriva questa volta da area Repubblicana.
Una proposta di regolamentazione che andrebbe a colpire le società che gestiscono stablecoin legati al dollaro, imponendo qualche limite in più alla tipologia di riserve che gli emittenti possono, anzi devono detenere.
Una mossa di buon senso, perché non possiamo aspettarci dagli stati nulla di meno. E una proposta inoltre piuttosto soft e che non punta a distruggere il settore, al contrario purtroppo di quello che abbiamo visto accadere dalle nostre parti. Possiamo investire su questa notizia tramite eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con servizi auto – trading premium inclusi – intermediario che ci offre a listino tutto il top per i mercati cripto.
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La proposta di area repubblicana: riserve degli stablecoin devono essere massimamente liquide
La proposta è esattamente quello che potremmo aspettarci da una qualunque organizzazione statale, che non può permettersi di lasciare liberi al 100% stablecoin che muovono ogni giorno miliardi. Restrittiva? Neanche troppo, perché quanto proposto da Trey Hollingsworth e Bill Hagerty riguarda semplicemente un ulteriore livello di trasparenza.
E qualche limitazione riguardo gli asset che le società emittenti possono detenere come riserva per l’emissione degli stablecoin stessi. I due politici USA propongono infatti che a costituire tali riserve siano ammessi soltanto bond USA con scadenza inferiore all’anno e cash. Senza che sia più possibile avere in cassa commercial papers che per quanto solidi sono comunque più rischiosi dei bond US.
In aggiunta viene proposto che la consistenza di tali riserve venga controllata periodicamente da auditor pubblici, che siano così in grado di valutare il rispetto di tali normative. Qualcosa di relativamente vicino al funzionamento del sistema bancario, sebbene con le riserve frazionali gli istituti classici abbiano qualche libertà in più.
La proposta dei due politici va sotto il nome di Stablecoin Transparency Act e non imporrà alcun tipo di onere aggiuntivo agli utenti che fanno ricorso a questo tipo di token. Non verranno neanche creati poteri aggiuntivi di controllo per le agenzie statali. Così ad occhio, un buon compromesso, almeno rispetto a quanto ad esempio sta avvenendo in Europa, sebbene su settori diversi da quello degli stablecoin.
Negli USA la politica si spacca intorno al tema regolamentazioni
Con le midterm che tra poco cominceranno ad entrare nel vivo, almeno in termini di campagna elettorale, negli USA il tema delle cripto, degli stable e di Bitcoin diventa sempre più caldo e sempre più divisivo almeno a livello politico.
Lo zoccolo duro di chi vorrebbe seguire l’Europa in una normativa repressiva dell’intero settore rimane in seno al partito Democratico e in particolare nel gruppo che si sta raccogliendo intorno alla Sen. Warren, che parrebbe però ormai sempre più isolata nella sua guerra senza quartiere.
Dal lato repubblicano abbiamo invece diversi personaggi che, pur a diverso titolo e con un diverso livello di impegno, stanno provando a farsi promotori di diverse istanze relative a questo mondo, talune volte con una certa convinzione, come nel caso di Cynthia Lummis o anche di Ted Cruz. Probabilmente il settore non ne ha bisogno, ma è comunque segno di tempi che cambiano velocemente. In quanti dei nostri lettori avrebbero immaginato di avere $BTC e il resto del comparto come tema principale alle elezioni USA?