Ancora scontro tra Unicredit e mondo delle criptovalute. O meglio, tra l’istituto bolognese e i suoi clienti che, legittimamente, vorrebbero trasferire denaro verso gli exchange per comprare quanto preferiscono.
A qualche settimana di distanza dal primo grande scandalo ne monta un altro su Twitter, questa volta con ripercussioni possibilmente maggiori e la riapertura di un caso che il gruppo aveva chiuso in fretta e furia dichiarandolo un semplice fraintendimento.
Dato che la storia si ripete, e diceva qualcuno prima in tragedia poi in farsa, potremmo a questo punto escludere che ci sia alcun tipo di fraintendimento su quello che Unicredit pensa e fa riguardo il mondo delle criptovalute. Con scenari a nostro avviso ai limiti del distopico.
Un altro cliente è stato convocato a rendere conto di certi trasferimenti verso exchange di criptovalute, pratica che, lo ricordiamo ai nostri lettori, è più che legale in Italia e che non è soggetta ad alcun tipo di autorizzazione, né da parte delle autorità pubbliche, né tanto meno da parte dell’istituto bancario. Il tema del contendere? Ancora una volta allusioni al riciclaggio. Ma procediamo con ordine.
Tutto è partito da questo, con un Tweet di un nostro lettore, l’Avv. Stefano Pipitone, che ci ha segnalato quanto capitatogli poco tempo prima sempre con Unicredit.
Una convocazione ai limiti dell’intimidatorio, dove a quanto pare senza offrire alcun tipo di spiegazione, uno dei vicedirettori di Unicredit avrebbe mosso accuse a nostro avviso pesanti nei confronti di un proprio cliente.
Tutto questo condito dall’invito a cessare ogni tipo di operazione verso gli exchange di criptovalute. Exchange che, lo ricordiamo ancora una volta ai nostri lettori, in realtà hanno un profilo giuridico molto preciso, sono più che legali su tutto il territorio dell’Unione Europea e non presentano profili di rischio particolari per quanto riguarda il riciclaggio.
Anzi, aggiungiamo noi, passare prima da una banca e poi da un exchange centralizzato per riciclare del denaro sarebbe operazione tale da meritare qualche tipo di premio alla stupidità, dato che le prime sono controllatissime (come ha dimostrato il solerte vice-direttore) e i secondi altrettanto, dovendo aderire anch’essi alle normative in termini di AML, ovvero di anti-riciclaggio.
Anti-riciclaggio che viene agitata ogni volta come silver bullet in grado di frapporsi tra noi e il nostro denaro. Anche quando non esistono profili tanto oggettivi quanto soggettivi di rischio. Anche quando siamo davanti a persone rispettabili e non a dei criminali incalliti.
Soltanto qualche settimana fa c’era stato un episodio simile, che la banca si affrettò ad etichettare come mero fraintendimento. Fraintendimento che oggi appare come una sonora presa in giro dato che certi atteggiamenti vengono ripetuti ancora e ancora dalla medesima banca (e anche da altri istituti).
Sotto il Tweet che abbiamo riportato in calce a questo approfondimento si stanno accumulando in queste ore testimonianze di come in realtà gli episodi si stiano ripetendo, in realtà a ritmo molto importante.
Una situazione paradossale tanto a livello internazionale, dove già moltissime banche offrono addirittura accesso diretto al mondo cripto ai loro clienti. Anche in Italia qualcosa comincia a muoversi, con diversi però dei più grandi gruppi del Paese che continuano a fare la guerra non solo a Bitcoin & co. ma anche ai loro stessi clienti.
Cercheremo di andare a fondo di questa vicenda, a tutela sia del nostro settore sia dei nostri lettori, che fino a prova contraria non dovrebbero essere in alcun modo soggetti a questo tipo di azioni se non hanno commesso alcun tipo di illecito.
Non è chiaro quale possa essere il risultato che banche come Unicredit si aspettano da questo tipo di iniziative contro i propri clienti. Clienti che hanno già pienamente contezza del fatto che il denaro depositato non è al 100% nella loro disponibilità e che si stanno lentamente accorgendo del fatto che la differenza con $BTC sia proprio lì.
Bitcoin non ci chiede nulla se non le nostre chiavi private per effettuare transazioni, non telefona, non convoca e non chiude wallet. Insistere su questo binario per le banche, italiane e non, non potrà che rinforzare il caso d’uso per il quale Bitcoin è nato.
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Vedi Commenti
La Unicredit è una banca di fulminati.
Probabilmente preferiscono avere clienti che investono in Rubli 😂😂
😄😄😄 giusto
Sta succedendo quello che anni fa era successo in america e Cina e come sempre siamo sempre indietro. Io comunque ci vedo ottimismo bel senso che le banche anche UniCredit si sta inizia do a cagare addosso e stanno cercando a mio avviso un modo per trarre vantaggio senza che la gente esca da loro
Ovviamente il tentativo maldestro è quello di cercare di spostare gli investimenti dei clienti verso i soliti pacchetti di titoli bancari che rendono lo 0,2% se vincoli il capitale per 65 anni. I clienti stanno aprendo gli occhi ed episodi come questo non fanno altro che velocizzare il processo di invecchiamento delle banche. Entro dieci anni le banche che non avranno abbracciato le Crypto saranno morte e sepolte.
Io ho chiuso tutto, figuriamoci se lascio i soldi in banca
Mi è successa la stessa cosa con Intesa Sanpaolo, li ho graziati scrivendo una mail al direttore in merito al rapporto cliente/banca, se fossi andato in filiale li avrei ribaltati a parole.
Oggi mi hanno sospeso il mio conto bancario . Perché ho trasferito tutto in exchange centralizzato. Ho chiamato la banca. Mi hanno detto che vogliono spigazione. Ho risposto che passerò in banca per chiudere il conto. Grazie.
Successo anche a me con Unicredit, mi è stato vietato dal direttore di spostare denaro verso Exchange pena la chiusura del conto.
Assurdo!!!!!!
idem, proprio oggi sono stato contattato dal direttore. non devo effettuare operazioni di spostamento di denaro verso gli Exchange o mi chiudono il conto
ciao , puoi scriverci sul nostro profilo twitter, girandoci anche qualche prova?