I rapporti tra la finanza tradizionale e le criptovalute sono stati storicamente piuttosto complicati. La notizia di oggi cambia le cose: CoinMarketCap, il sito di riferimento per conoscere il valore di qualunque crypto, ora prepara due indici. Non sono due indici qualsiasi, ma quelli che verranno utilizzati per conoscere l’andamento “ufficiale” delle criptovalute su tutti i software più utilizzati nel mondo dell’alta finanza. Tra questi:
Per chi non ha mai svolto la professione di analista o economista in un’istituzione finanziaria, questi nomi potrebbero sembrare sconosciuti. Sono tutti strumenti estremamente costosi e di nicchia, impiegati dal management delle società specializzate. Anche se la loro diffusione è dunque ridotta, il loro “peso” è molto grande: per quanto in numero minore, la liquidità che i professionisti veicolano sui mercati finanziari è decisamente superiore a quella dei privati.
CoinMarketCap introdurrà due indici su queste piattaforme istituzionali: il primo riflette l’andamento delle 200 criptovalute più capitalizzate, Bitcoin inclusa; il secondo, invece, tiene conto soltanto di tutte le altre e tralascia Bitcoin. Il confronto tra i due indici, dunque, darà un’ulteriore indicazione sull’incidenza della criptovaluta più capitalizzata di tutte sull’intero mercato delle monete decentralizzate. La capitalizzazione di Bitcoin, infatti, rappresenta ancora oltre il 50% di tutta la liquidità del mercato, anche se gradualmente questo predominio sta diminuendo.
Il fatto di voler creare un indice che include soltanto le altcoin è molto interessante. Significa che la finanza tradizionale si sta interessando anche al mondo dei progetti decentralizzati più piccoli. Volendo trasformare questa affermazione in cifre, è interessante osservare che la capitalizzazione della criptovaluta numero 200 della classifica di CoinMarketCap, nel momento in cui scriviamo, è di “appena” 15,9 milioni di dollari. Il divario con le realtà più grandi, in particolare delle prime cinque, è davvero evidente: facendo un confronto diretto, la capitalizzazione di Ethereum è quasi mille volte più consistente.
Questi indici serviranno soltanto alle aziende per avere un benchmark sull’andamento delle crypto, quindi non stiamo parlando della quotazione ufficiale di un fondo. Detto questo, prima di creare un fondo è necessario che ci sia un benchmark di riferimento: in questo senso, sembra che per lo meno il primo passo sia stato fatto. Ad oggi è ancora troppo presto per dire quali saranno le implicazioni di questa novità, ma sicuramente è un evento che porterà più occhi “importanti” sui grafici dell’andamento delle monete virtuali. Software costosi e complessi come il terminale di Bloomberg non accettano di includere materiale inutile tra i propri contenuti, per cui alla base di questa decisione ci sono sicuramente delle domande esplicite da parte di alcune aziende clienti.
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