Il Vaticano apre ai NFT, ma non per fare business. La Santa Sede ha siglato un accordo con Humanity 2.0 e Sensorium per rendere disponibile al mondo intero il suo inestimabile portafoglio artistico e culturale, declinato in NFT.
Un’opera di democratizzazione dell’arte che attingerà a piene mani dai tesori custoditi nei Musei Vaticani, e non solo. Entro la fine dell’anno le opere saranno fruibili tramite visori per realtà virtuale, oltre che da PC. E dunque un’operazione molto lontana dal nucleo speculativo che circonda questo mondo.
L’operazione sancisce l’ingresso della Chiesa Cattolica nel metaverso, con una forte impronta di carattere sociale. Questa almeno sembrerebbe essere la direzione scelta da Padre Philip Larrey, a capo del progetto e guida della ONG Humanity 2.0.
“Non vediamo l’ora di lavorare con Sensorium per esplorare modi per democratizzare l’arte, rendendola più ampiamente accessibile alle persone di tutto il mondo, indipendentemente dai loro limiti socio-economici e geografici”
Queste le parole di Padre Larrey, accademico presso la Pontificia Università Lateranense, dove esercita come docente in Logica e Epistemologia. La digitalizzazione della Chiesa Cattolica avrà come prima applicazione pratica la pubblicazione di reperti storici, manoscritti e centinaia di opere d’arte di inestimabile valore.
La galleria che conterrà opere provenienti dai Musei Vaticani sarà sviluppata da Sensorium, realtà specializzata in blockchain, gestione di asset digitali, sviluppo NFT e metaverso. Quello dell’azienda svizzera si chiama Sensorium Galaxy, una piattaforma VR che ha visto esibirsi artisti del calibro di David Guetta, per dare un’idea del valore economico di tali manifestazioni virtuali.
Valore che, a differenza di quanto accade con aziende che vedono nel Web 3 una straordinaria opportunità di business, in questo contesto assume connotati di carattere più ampio. La Chiesa non sembrerebbe interessata a un guadagno dalla vendita di NFT, andando a proporsi come entità rivoluzionaria all’interno della più ampia rivoluzione blockchain.
Tantomeno l’uomo cripto. L’apertura della Santa Sede all’universo blockchain e NFT ci offre la percezione di quanto l’intero ecosistema sia destinato a diventare futuro paradigma di comunicazione, democrazia e scambio culturale su scala globale.
L’idea alla base di transazioni peer-to-peer oltrepassa qui l’ambito del mero scambio economico. Il Vaticano apre le porte alla circolazione di un altro tipo di ricchezza, gettando le basi per una rivoluzione culturale di cui il mondo ha effettivamente bisogno.
Sia chiaro: non stiamo demonizzando tutte quelle aziende che hanno scelto blockchain e criptovalute per espandere il proprio giro d’affari. Dagli sport mainstream come il calcio a quelli di nicchia come la nobile arte della boxe, dalla moda alla finanza fino ad arrivare al gaming, non c’è un settore commerciale rimasto inesplorato.
Ora è il turno della Chiesa, che lo fa però con scopi apparentemente diversi. Curioso osservare come da un’istituzione per natura restia al cambiamento e ancorata a granitici dogmi, arrivi un segnale che ricalca nell’intimo la rivoluzionaria filosofia alla base della DeFi.
Il mondo ha bisogno di una ricchezza fatta di coscienza collettiva, conoscenza e cultura decentralizzate, funzionali al libero scambio di informazioni e alla crescita democratica dei popoli. In una società che vive di tale paradigma, le transazioni monetarie su blockchain sembrano trovare naturale espressione e ragion d’essere. Che i semi della DeFi stiano attecchendo nella succursale in terra del paradiso?
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I santini esistono ancor prima di internet. Li ha sempre avuti i suoi NFT la Chiesa
Ciao Claudio, cosa c'entrano i santini con NFT?