Durante lo scorso inverno abbiamo assistito ad un testa a testa tra Ethereum e Ripple, entrambe intenzionate ad affermarsi come la seconda criptovaluta più capitalizzata dopo Bitcoin. Da allora sono passati alcuni mesi in cui Ethereum sembra aver messo un po’di terreno tra sé ed XRP, ma le cose potrebbero cambiare di nuovo. Nella giornata di ieri, un incredibile +10% del prezzo di Ripple ha riportato in auge la rincorsa verso il secondo posto. A causarla, però, non sembra essere stato l’interesse degli investitori; ancora una volta il mercato crypto sembra segnato da transazioni di enorme portata che, da sole, bastano a spostare gli equilibri del mercato.
Tra il 2 aprile ed oggi si sono registrati dei volumi di negoziazione insoliti. In particolare c’è una singola transazione, da 110 milioni di dollari, con cui Ripple Escrow ha spostato 330 milioni di XRP in una volta sola. Ne sono seguite altre per un valore minore, ma complessivamente possiamo assumere che oltre l’80% del rialzo di Ripple in questi giorni sia dovuto all’intervento di pochi grandi player del settore.
“Crypto Whales”, un discorso spesso trascurato
In America le chiamano crypto-balene. Sono quelle istituzioni, come exchange e gruppi di miners, che hanno enormi disponibilità liquide di criptovalute. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, la maggior parte dei Bitcoin e delle altcoin sul mercato sono in mano a queste realtà; i piccoli risparmiatori rappresentano una parte quasi trascurabile del mercato, e difficilmente questi riescono con i loro investimenti a provocare dei trend significativi.
Anche se fanno uso di una rete decentralizzata, le criptovalute rappresentano di fatto un mercato estremamente centralizzato. Per lo meno in termini di chi possiede la ricchezza. Così basta l’intervento di una “whale” per fare la differenza, creando dei rialzi e ribassi improvvisi delle quotazioni. Anche Ripple, con i suoi 14 miliardi di dollari di capitalizzazione, non può fare a meno di risentirne. D’altronde, con queste cifre, basterebbe mezzo miliardo di dollari per provocare un aumento del prezzo del 3% ed un potenziale profitto di 15 milioni di dollari per lo speculatore. Anche se possono sembrare numeri da capogiro, sono in realtà perfettamente alla portata di tanti exchange e tante altre realtà strutturate nel mondo delle criptovalute.
Ripple Escrow è soltanto una delle crypto-istituzioni che hanno dato slancio al forte rialzo di Ripple di questi giorni. Si tratta, nello specifico, di un servizio creato dai Ripple Labs che consente a chi compra qualcosa in XRP di inviare i soldi ad un intermediario, che poi girerà i soldi al venditore non appena la prestazione comprata sarà stata svolta. La singola transazione da 110 milioni di dollari è stata in grado di aumentare la capitalizzazione complessiva dell’1%, quindi non spiega ovviamente il trend complessivo che ha portato XRP a far segnare un +10%. Malgrado ciò, è chiaro che Ripple Escrow non sia stata l’unica whale coinvolta nel processo e che Ripple non sia l’unica criptovaluta che vede succedere queste cose. Ad esempio, sempre dal 2 aprile ad oggi sono imputabili a delle “balene” circa 195 milioni di dollari di transazioni in Bitcoin. Occhi aperti, dunque, per gli investitori: entrare in un trend creato da poche aziende di grandi dimensioni significa copiare una mossa speculativa che, in realtà, non è sostenuta da motivazioni concrete.