Criptovalute e lusso? Un binomio che non sarà nuovo per i nostri lettori, dato che abbiamo già visto associarsi al comparto marchi del calibro di John Richmond, ma anche Gucci, Prada e tanti altri di questa caratura. Ora a saltare sul treno delle cripto è il produttore svizzero di orologi di lusso Tag Heuer, che ha annunciato l’avvio di un programma per ricevere pagamenti in cripto per gli acquisti online, per un pilota che avrà inizio negli Stati Uniti.
Il tutto è stato riportato con dettaglio all’interno di un comunicato stampa che analizzeremo punto per punto per renderci conto di cosa ci sia effettivamente dietro l’impegno del gruppo e se possibile anche di capire quali cripto saranno supportate. Il tutto all’interno di una serie di movimenti che sono almeno a nostro avviso più ampi, dato che si parla con sempre più insistenza anche di Web3, che per le aziende di questo tipo dovrebbe voler significare un salto nei NFT e nei metaverse.
Un altro segnale importante di adozione nel giorno in cui Bitcoin torna sopra i 30.000$, in una giornata che è stata caratterizzata dal ritorno di una certa tranquillità sui mercati, dopo che le vendite (anche sul mercato azionario) erano state in realtà più che importanti. Vendite che potrebbero però riprendere in uno dei momenti più particolari della storia delle cripto e di Bitcoin, dove a forti passi avanti nell’adozione vengono contrapposte condizioni macro pessime per qualunque mercato finanziario.
Parrebbe proprio di sì, anche se con un limite massimo di spesa di 10.000$ e soltanto, almeno per ora, negli Stati Uniti, paese che rimane quello di elezione per questo tipo di iniziative, paese ritenuto maggiormente elastico per quanto riguarda le normative e anche per la capacità del pubblico di recepire questo tipo di iniziative. Ma procediamo con ordine e vediamo di capire insieme di cosa sta parlando uno dei colossi degli orologi Made in Svizzera.
Il servizio di pagamento in criptovalute per i clienti americani sarà implementato da BitPay, che così garantirà accesso a 12 tra Bitcoin e cripto token per effettuare il pagamento. Si tratta di una soluzione piuttosto comune negli Stati Uniti.
Ad essere supportate, oltre a Bitcoin e ad Ethereum saranno altre 10 criptovalute. Ci sarà anche Dogecoin e ben 5 stablecoin. Avremo dunque letteralmente l’imbarazzo della scelta, nel caso in cui volessimo effettivamente cedere un po’ delle nostre cripto per portarci a casa un esclusivo orologio del brand.
Il comunicato, che nel momento in cui scriviamo non è più raggiungibile sul sito (immaginiamo per un problema tecnico) ha parlato anche di web3. Con una dichiarazione del CEO del gruppo che però ci è apparsa un tantino vaga.
In quanto marchio del lusso, dobbiamo essere sicuri che il nostro ingresso nel Web3 rispecchi i nostri standard di eccellenza e grazie ai nostri team in-house e con il supporto di BitPay saremo capaci di tuffarci in questo nuovo mondo finanziario nel modo migliore possibile.
Rimane poco chiaro se Arnault abbia confuso la realtà di Bitcoin e dei pagamenti via cripto con il pur vago concetto di Web3 o se si sia fatto scappare qualcosa per quanto riguarda i piani futuri della società. Piani futuri che con ogni probabilità non sono ancora pronti per essere rivelati.
Si tratta comunque di un impegno già importante, che non riuscirà forse a muovere volumi degni di nota sul mercato, ma che è comunque segnale di quanto siano diventate importanti le criptovalute anche per i brand di questa caratura.
Non è la prima volta che un grande marchio del lusso si avvicina a questo tipo di pagamenti. In passato abbiamo avuto l’esperienza di Philipp Plein, così come gli impegni di Gucci anche nel metaverse e la creazione di blockchain casalinghe per Prada.
Anche Dolce e Gabbana hanno avuto le loro sortite nel mondo dei NFT, così come tanti altri brand forse meno conosciuti e più di nicchia hanno trovato nel mondo cripto un ulteriore canale di monetizzazione. Questo sarà un altro dei canali lungo i quali si muoverà il mondo delle criptovalute e l’integrazione con quella che in molti si ostinano a chiamare economia reale. Siamo di fatto davanti ad una rivoluzione in pieno stile, in entrambi i sensi del termine, che sarà portata avanti anche da quei brand che siamo abituati a vedere nei centri città più esclusivi.
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