I progressi compiuti sul fronte della blockchain e delle criptovalute hanno acquisito talmente impulso da indurre istituzioni finanziarie internazionali come il FMI (Fondo Monetario Internazionale) a tenere in considerazione le caratteristiche di tale evoluzione.
In tale contesto, spiccano le recenti dichiarazioni del direttore generale del FMI, Christine Lagarde, che ha recentemente affermato come gli istituti di credito commerciali stiano iniziando a sentire in modo considerevole l’influenza delle criptovalute e, di conseguenza, la necessità di innovare l’attuale sistema finanziario.
Lagarde ha in particolar modo fatto cenno al fatto che la “JPM Coin“, lanciata dal gigante bancario JP Morgan and Co. nel febbraio 2019, sia la prova che gli asset digitali siano in grado di penetrare con efficacia e profondità nel sistema finanziario.
È ancor più evidente, a questo punto, che banche centrali e autorità governative non potranno non affrontare il tema sotto il profilo normativo, creando dunque un quadro disciplinare che possa tutelare le parti, e che contribuirà a variare ulteriormente il modello di business delle banche commerciali.
Sebbene non sia stato citato dal FMI, era abbastanza palese la presenza discreta del progetto di Facebook, che dovrebbe rilasciare la propria criptovaluta / stablecoin entro l’anno, aprendosi così all’uso immediato a miliardi di utenti in tutto il mondo.
Insomma, un contesto evidentemente dinamico, che tuttavia il FMI invita a fronteggiare con particolare consapevolezza, rammentando che il proprio obiettivo sia quello del mantenimento della stabilità del sistema finanziario, quale target principale del FMI. In sintesi, ben vengano le innovazioni come quelle relative alla blockchain e alle criptovalute, a patto però che l’innovcazione incontrollata non produca dei nocivi effetti sulla conservazione degli equilibri di un sistema finanziario internazionale che più volte ha già dato prova di precarietà.
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