Un sondaggio svolto da parte del FMI sta rivelando che sempre più persone ritengono che la criptovaluta possa diventare un mezzo di pagamento di massa, tanto da poter potenzialmente divenire quello maggiormente utilizzato entro il 2024.
In particolare, il sondaggio del Fondo afferma come il 56% degli intervistati ritenga di essere pronto a usare – entro 5 anni – la criptovaluta come strumento preferenziale per pagare il pranzo. Si tenga inoltre conto che un altro 29% ha espresso la preferenza di usare il cellulare come strumento di pagamento, lasciando dunque intendere che carte e contanti finiranno in costante disuso.
Secondo gli analisti, è inoltre probabile che una buona parte di questo 29% possa effettivamente virare verso la criptografia, man mano che le valute digitali potranno essere utilizzate con maggiore incisività sui dispositivi mobili, e che dunque, almeno sotto questo profilo di spesa, il futuro per le crypto sembra essere piuttosto incoraggiante.
Per il report del FMI, comunque, il fatto che le criptovalute diventeranno così popolari non significa affatto che le altre opzioni di pagamento tenderanno ad essere escluse. Anzi, è lecito immaginare un futuro in cui più forme principali di pagamento finiranno con l’integrarsi sempre di più, in maniera completamente versatile e personalizzata per l’utente.
Non è un caso che proprio poche ore fa Coinbase abbia annunciato il lancio di una propria carta di credito criptata su Visa, che consente ai clienti del Regno Unito di poter spendere Bitcoin, Ethereum, Litecoin e altre criptovalute presso ogni commerciante che accetta Visa (cioè, quasi dappertutto!).
Ancora, una recente ricerca di Kaspersky Labs ha già svelato che il 13% delle persone (su un campione di 22 Paesi) abbia affermato di aver già utilizzato Bitcoin (BTC) per effettuare acquisti. Secondo un’analisi di Coinmap, ci sono più di 14.600 strutture che accettano Bitcoin in tutto il mondo.
Ad ogni modo, vi sono ancora alcune questioni che potrebbero irrompere su tale tendenza impedendo che lo sviluppo sia coerente e regolare. Il primo ostacolo riguarda certamente le implicazioni fiscali legate ai pagamenti retail con criptovaluta, vista e considerata che la tassazione criptovalutaria è piuttosto incerta e potrebbe mutare nel prossimo futuro.
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