La Banca Mondiale nega il suo sostegno alla Repubblica Centrafricana, che vorrebbe rendere Bitcoin valuta avente corso legale, ispirandosi al modello di El Salvador. Per l’Istituto maximo, l’adozione della criptovaluta sarebbe “fisicamente impossibile”, o perlomeno impossibile da finanziare.
Come nelle vicende dello stato salvadoregno, il muro di gomma torna a fondarsi su tematiche legate a impatto ambientale e soprattutto controllo su transazioni internazionali. Amorevole attenzione verso un’economia che si regge in parte sulle rimesse internazionali, o paura di perdere buona parte del cash flow da qui derivante?
Una domanda alla quale non sappiamo rispondere. Sappiamo però per certo che Bitcoin sarà ancora qui, nonostante gli strali della Banca Mondiale. E possiamo investirci con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il top degli strumenti – intermediario che è ideale per chi vuole operare in senso strettamente finanziario su $BTC.
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Evviva la fame nel mondo. Potremo chiudere l’articolo qui, aprire l’ombrellone e sorseggiare un drink alla salute di David Malpass e soci. E senza rimesse, per non scomodare ulteriormente l’ex Sottosegretario al Tesoro degli States. Quello dei trasferimenti internazionali è proprio uno dei flussi che ad oggi maggiormente sostiene paesi dalle economie altrimenti inconsistenti.
Ed è proprio sulle rimesse internazionali che Bitcoin trova un vantaggio competitivo indiscutibile, rispetto ai sistemi fiat. Non a caso, la Banca Mondiale avrebbe ragione nel vedere più di un fantasma in un quadro del genere: dovesse essere istituzionalizzato, Bitcoin probabilmente mangerebbe gran parte della torta.
Abbiamo preoccupazioni per quanto riguarda la trasparenza e per quanto riguarda le potenziali implicazioni per l’inclusione finanziaria, il settore finanziario e la salute delle finanze pubbliche, oltre ai problemi legati all’ambiente.
Questa la posizione ufficiale della Banca Mondiale sulla vicenda, giustamente motivata dallo spauracchio di vedersi soffiare sotto il naso il controllo delle rimesse, sebbene per interposta persona. Il diabolico piano del paese africano prevederebbe anche la creazione di un hub basato su Lightning e che lancerebbe nuove opportunità per tutti i poverissimi paesi legati al Franco Africano.
Le narrative a sostegno delle posizioni intransigenti delle Istituzioni hanno in comune una certa ricorsività: come un disco rotto, i big della finanza insistono su trasparenza e impatto ambientale. Ci risiamo, la canzone è simile a quella che già abbiamo sentito nei peggiori bar di El Salvador, con direttori d’orchestra diversi ma simili, lontani ma vicini per usare una citazione a noi cara.
E così la Banca Mondiale congela il suo appoggio alla Repubblica Centrafricana, dopo le velate minacce di cui vi abbiamo dato notizia in tempi piuttosto recenti da parte di BEAC, e dopo il suo recente prestito di 35 milioni di dollari elargito allo scopo di rafforzare il sistema finanziario locale.
La questione in ogni caso sembrerebbe assumere toni decisamente politici, con dinamiche ancora una volta ricorsive, per usare un eufemismo. Bitcoin ancora nell’occhio del ciclone perché corsia preferenziale di evasioni su grande scala, o minaccia allo status quo perché permetterebbe a stati dallo scarso peso politico di affrancarsi da un sistema economico che li ingabbia inesorabilmente?
Senza neanche giudicare le accuse che vengono mosse in merito: perché parlare ancora di inquinamento Bitcoin o di assenza di TRASPARENZA per un ledger che è pubblico è roba da film di fantascienza.
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