Donald Tapscott, il Presidente esecutivo del Blockchain Research Institute, ha recentemente affermato durante un’intervista a Bloomberg che la valuta ufficiale cinese, il Renminbi (RMB), potrebbe diventare una criptovaluta.
Nell’interessante intervista rilasciata al media americano, Tapscott ha in particolar modo svelato di aver partecipato a un meeting con il vicepresidente del Partito Comunista cinese, nel quale è emerso che il presidente Xi Jinping sta realmente pensando alla blockchain come ad una delle tecnologie più importanti per il futuro del Paese, e non solo finanziario.
Apparentemente, tale posizione potrebbe dunque contrastare con la posizione del governo, che sta attualmente mettendo al bando gli exchange di criptovaluta, e sta altresì pensando di vietare il mining, ovvero le procedure di “estrazione” di nuova criptovaluta.
Tuttavia, per Tapscott così non sarebbe. L’obiettivo della Cina non è infatti quello di incentivare l’uso del Bitcoin o di altre criptovalute “note” in ambito internazionale, bensì ipotizzare un utilizzo massivo del solo Renminbi, con il RMB che dunque diventerà una criptovaluta grazie all’azione diretta della banca centrale cinese, lo trasformerà in una moneta digitale.
L’intervista si è poi concentrata sul già affermato problema di “divieto” di operatività degli exchange, le borse attraverso cui è possibile acquistare e vendere criptovalute. Per Tapscott in realtà tali operatori potrebbero continuare ad agire in Cina (dove per esempio non è possibile organizzare delle ICO), sebbene se i piani di sviluppo di un Renminbi digitale dovessero prendere piede, probabilmente l’utilizzo delle altre valute digitali verrebbe scoraggiato.
Ricordiamo inoltre come le autorità cinesi abbiano discusso a lungo sul possibile divieto di mining, ovvero di elaborazione dei dati finalizzato a estrarre nuova criptovaluta. Secondo quanto elaborato dalla National Development and Reform Commission (NDRC), infatti, il mining di criptovalute sarebbe una attività da “cessare”, a causa di una scarsità di sicurezza nelle condizioni di produzione e all’eccessivo spreco di risorse.
Evidentemente diverso è il discorso sulla blockchain, considerato che la Cina rimane il leader globale di tantissimi progetti di fruizione della catena a blocchi. Secondo le ultime statistiche, ad oggi sarebbero quasi 300 i progetti legati alla blockchain in Cina, pari a circa un quarto del totale.
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