Andy Warhol abbraccia postumo la tecnologia blockchain, con l’opera Portraits of the Artist 1.7 venduta sotto forma di Non Fungible Token. Il capolavoro in questione sarà frammentato in 961 piccoli NFT, venduti separatamente ad altrettanti estimatori.
Una ghiotta occasione per appassionati e collezionisti, soprattutto se non particolarmente abbienti, che potranno così possedere almeno un pezzetto di una tra le più rappresentative opere dell’artista statunitense.
Il tutto su rete Polygon, altro importante successo per questo progetto, che si conferma essere uno dei più utilizzati dai progetti mainstream. Possiamo investirci con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratis con tutte le MIGLIORI FUNZIONALITÀ – intermediario che ci permette di investire su 72+ cripto scelte tra tutti i progetti più interessanti del momento e in prospettiva anche futura.
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Andy Warhol venduto in 961 NFT
I Non Fungible Token tornano prepotentemente alla ribalta nel mondo dell’arte, scomodando questa volta l’esponente massimo della Pop Art. L’idea arriva da Cubic, la prima comunità di collezionisti d’arte su blockchain, che dall’account Twitter si descrivono senza lasciar spazio a dubbi:
“Acquistiamo opere d’arte solitamente fuori portata e le dividiamo in una griglia di NFT o cubi”
L’opera in questione sarà divisa in 961 Non Fungible Token, venduti inizialmente a 55$ cadauno, e fornirà ai compratori la proprietà certificata di una parte dell’opera d’arte fisica, nonché l’accesso a eventi organizzati dai collezionisti. Ogni NFT o “cubo” verrà rivelato 24 ore dopo l’acquisto, con i futuri proprietari che potranno così finalmente scoprire quale parte dell’opera si sono aggiudicati.
Portraits of the Artists 17 vede la luce nel 1967 per mano di quella che è considerata la figura più rappresentativa dell’arte contemporanea. L’opera comprende 10 riproduzioni serigrafiche in cubi di polistirolo, per ritrarre altrettanti artisti i cui nomi rispondono a Frank Stella, Robert Morris, Larry Poons, James Rosenquist, Roy Lichtenstein, Lee Bontecou, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Donald Judd e lo stesso Andy Warhol.
Collezionare opere d’arte non è più un privilegio di pochi eletti. Blockchain ha plasmato il corso della storia dell’arte e del suo mercato. Entrando a far parte di Cubic, diventi parte di una comunità che consentirà il decentramento delle pratiche artistiche tradizionali.
Con queste parole i portavoce di Cubic sottolineano come la blockchain possa essere usata per democratizzare l’arte e, aggiungiamo noi, i concetti stessi di cultura e conoscenza. Chissà cosa ne penserebbe Salvador Dalì, tornato in vita di recente grazie alla stessa tecnologia di recente?
Il tutto con la garanzia di avere effettivamente una parte dell’opera originale, in un utilizzo interessante dei NFT all’intersezione con opere d’arte reali.
NFT ed arte sempre più vicini
NFT e arte sembrano interessare anche le grandi piattaforme del settore: vi abbiamo parlato del programma eToro Art in un recente articolo, operazione volta da un lato a monetizzare e dall’altro a sostenere artisti emergenti. Volendo tornare un po’ più indietro, abbiamo visto anche Binance interessarsi all’arte, questa volta italiana, con un’opera di Umberto Boccioni messa all’asta sotto forma di NFT.
Il settore tuttavia non sembra interessare solo grandi gruppi finanziari, exchange o piattaforme di trading: la Chiesa Cattolica non molto tempo fa, ha annunciato la sua apertura a metaverso e Non Fungible Token per rendere il suo patrimonio artistico facilmente accessibile da chiunque abbia a disposizione una connessione internet.
La certezza è quella di vedere altre iniziative di questo tipo anche a stretto giro di posta, con l’hype per i NFT che continuerà a governare il mondo dell’arte, non solo quella nata direttamente su blockchain, come quella di Beeple, ma anche quella più classica, che tutti, anche i non appassionati di cripto, conoscono molto bene. Come quella di Andy Warhol.