Un vecchio adagio italiano ci racconta che una vittoria ha sempre cento padri, e una sconfitta invece nessuno. E questa sembrerebbe essere la chiave di lettura più intelligente per quello che sta avvenendo dalle parti di Terra Luna, dove tutti ora raccontano di aver avvisato il leader Do Kwon dell’insostenibilità del progetto.
Ad aggiungersi alla lunga lista di pentiti, o meglio di io l’avevo detto, c’è ora anche uno degli sviluppatori di Anchor, che in un’intervista – in realtà molto confusa – comparsa sulla stampa coreana, dice che il rendimento del 20% fu introdotto nonostante le proteste degli sviluppatori.
O meglio, il sistema sarebbe stato pensato, durante le fasi di design, per un rendimento del 3,6%, ma fu poi un atto d’imperio di Do Kwon ad imporre rendimenti di quasi 7 volte superiori. Una storia che merita di essere raccontata, anche per capire qualcosa, passatecelo, degli esseri umani e del loro comportamento quando i progetti falliscono.
Al che verrebbe automaticamente da chiedersi com’è che non abbia parlato pubblicamente prima – quando avrebbe potuto salvare decine di migliaia di investitori – ma tralasceremo questo particolare per vedere cosa è contenuto in un’intervista comunque interessante, in particolare per chi continua ad analizzare quanto è accaduto in seno al crack di Terra Luna.
Pensavo che sarebbe collassato [Anchor] sin dall’inizio. Al 100%. Nel momento in cui abbiamo effettuato il design del protocollo, avevamo previsto un interesse da pagare agli investitori del 3,6%, ovvero per mantenere Terra Luna stabile, abbiamo pensato di offrire un interesse leggermente maggiore di quello bancario.
Per poi tornare sul fatto che non vi erano soldi in cassa per coprire i tassi effettivamente applicati, con il deficit che – era già noto da tempo – continuava a crescere.
L’interesse al 20% è stato impostato soltanto una settimana prima. Abbiamo suggerito prima del rilascio del software una riduzione, ignorata da Do Kwon.
Do Kwon che sarebbe stato dunque il factotum di un crollo preannunciato, mentre tutti intorno gli dicevano di cambiare strada, pur però, e questo va sottolineato, senza abbandonare il progetto e anzi, continuando a cavalcarlo. Critiche oggi facili, in particolare da chi era interno al progetto e che firmando codice e protocolli dovrebbe essere ritenuto, almeno a nostro avviso, responsabile di quanto accaduto.
Le cose si stanno mettendo piuttosto male per Terra Luna, o meglio per lo staff di Terraform Labs e di tutte le altre società che gravitavano intorno al progetto. Ci sono diverse indagini in Corea del Sud tese a individuare gli eventuali responsabili e che stanno prendendo di mira non solo Do Kwon, ma anche gli altri dipendenti di rilievo.
E tutti sembrano pronti, scusateci il linguaggio, a cantare. Ad attribuire tutta la colpa a Do Kwon. Situazione che, per quanto il lìder del progetto sia effettivamente responsabile, appare un tantino ridicola. Vedremo cosa determineranno le procure coreane, che sembrerebbero essere sempre più decise ad andare a fondo della questione.
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