Da quando il mining di criptovalute è diventato un business serio, migliaia di persone hanno cercato di approfittarne per ricevere la loro piccola fetta di mercato. Soprattutto per le blockchain come quella di Bitcoin, che richiedono molta potenza di calcolo, sono nate delle vere e proprie aziende che si occupano soltanto di collegare i loro hardware alla rete per cercare di minare più criptovalute possibili.
In poche parole, i miners cercano di appropriarsi di più schede video e processori possibili. Li connettono tra loro ed infine connettono la loro macchina alla blockchain di una certa criptovaluta, prestando la loro potenza di calcolo per il corretto funzionamento della rete e ricevendo in cambio delle criptovalute. Il problema è che per farlo è necessaria moltissima energia elettrica; questa viene impiegata in parte per far funzionare le apparecchiature, ma soprattutto per farle raffreddare ed impedire che si surriscaldino.
Nel tempo sempre più nazioni hanno osteggiato il mining di criptovalute, con leggi o dichiarazioni che diventeranno probabilmente leggi. Norvegia, Finlandia, Francia e Stati Uniti hanno adottato con differenti intensità e soluzioni dei rimedi contro l’utilizzo di energia elettrica per il mining. La Cina pensa addirittura di bandire del tutto questa attività. Il Canada, invece, decide di essere una voce fuori dal coro.
La Régie de l’Énergie, l’azienda che si occupa di normare la distribuzione elettrica nel distretto canadese del Quebec, ha appena deciso di tendere la mano ai miners. Lo aveva già fatto in passato: ad oggi, infatti, alle società connesse al mining vengono già offerti 368 MW di corrente: 210 vengono messi a disposizione da Régie de l’Énergie, mentre altri 158 vengono concessi direttamente dai distributori locali. Con il nuovo regolamento, però, all’industria del mining verranno offerti altri 300 MW.
Le aziende devono prima di tutto passare un rigoroso processo di selezione. Viene valutata la loro capacità di assumere persone locali distribuendo adeguati stipendi, viene valutato il modo in cui il calore delle macchine è recuperato per rendere sostenibile il processo ed infine si tiene conto dell’ammontare degli investimenti diretti. In questo modo la regione canadese, che ha già annunciato di prevedere un enorme disavanzo di corrente elettrica nei prossimi dieci anni, valorizza il suo territorio e crea occupazione sfruttando gli enormi bacini idrici che le consentono di offrire uno dei costi dell’elettricità più bassi al mondo.
Una volta approvate, le aziende possono partecipare ad un’asta chiusa per l’assegnazione di una certa quantità di energia. In questo modo si crea un libero mercato parallelo a quello tradizionale, in cui i miners possono puntare a ricevere tariffe ancora più basse di quelle normalmente offerte dai distributori locali. Niente male, considerando anche che il Quebec è una regione che offre anche un’altra risorsa importante: il freddo naturale, che di suo è già in grado di fornire un valido supporto al raffreddamento delle attrezzature impiegate nel mining. Così il Canada conferma di essere una delle nazioni più aperte al mondo all’emergente settore delle criptovalute, offrendo le sue risorse naturali a chi crea valore sul territorio.
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