Mossa aggressiva da parte di Fed. Come i mercati avevano iniziato a sospettare da lunedì scorso, l’aumento dei tassi è stato maggiore di quanto era stato preventivato dalla stessa Fed soltanto a maggio.
75 punti base, ovvero 0,75%, mentre fino alla settimana scorsa tutti, sempre a causa di quanto detto da Fed lo scorso mese, si aspettavano “soltanto” uno 0,50% in più. Cambio di strategia complessiva? Difficile dirlo. La situazione è complicata e dovremo cercare di capirci qualcosa in particolare per operare sui mercati con cognizione di causa durante le prossime settimane.
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Il tema è questo: l’inflazione non accenna a scendere, cosa che ha portato Fed a cambiare rotta anche rispetto a quanto aveva preventivato soltanto un mese fa. A maggio infatti, come avevamo ampiamente commentato e riportato, si era previsto un innalzamento massimo di 50 punti base, con powell che ebbe a dire che l’opzione 0,75% non sarebbe stata sul tavolo.
I dati impietosi dell’inflazione, che si trova anno su anno di poco al di sotto della doppia cifra, ha costretto Fed a rivedere i suoi piani, in un cambio repentino che ha cominciato a materializzarsi nella giornata di lunedì, per poi diventare evidente durante la giornata di martedì. Aumento di 0,75% che poi c’è stato effettivamente, con i mercati che però avevano già prezzato questo cambiamento.
Bitcoin ne ha approfittato per recuperare un po’ delle perdite da inizio settimana (anche se in misura relativamente modesta), così come hanno fatto diversi token del comparto. Ma è un fuoco di paglia oppure l’inversione del trend?
Jerome Powell, il capo di Fed, è stato relativamente chiaro, per quanto possa esserlo il comandante di un’istituzione che si trova a muoversi entro uno spazio molto stretto e che deve, per sua stessa ammissione, navigare a vista.
Anzi, molto probabili e già scontati dai mercati. Questo perché nessuno si aspetta un repentino ribasso dell’inflazione, che in larga parte, come vedremo, dipende in realtà da cause esogene almeno sul breve periodo.
Una parte delle critiche sono partite da un assunto che è stato messo sul tavolo proprio da Powell: diversi dei fattori che stanno portando ad un’inflazione così sostenuta sono di carattere esterno. Dalle politiche zero COVID della Cina passando per il conflitto in Ucraina. Se dovessimo sposare questa tesi, verrebbe da chiedersi che tipo di risultato si possa ottenere con un rialzo dei tassi, se non quello di accelerare la recessione.
Difficile a dirsi, perché è altrettanto difficile capire quale sarà la reazione dell’inflazione e se la soluzione di qualcuno dei problemi indicati da Powell possa effettivamente dare una mano verso un ritorno all’inflazione più in linea con i target.
Per noi, con la promessa di aggiornarci a breve quando la situazione diventerà più chiara, ci sarà ancora da soffrire in cerca di una direzione netta. Con lo spettro della recessione che si fa sempre più importante e che potrebbe cambiare sul medio periodo tutto quello che sappiamo dell’andamento del mondo cripto.
Un mondo cripto che per la prima volta nella sua storia si trova ad affrontare un vero bear market nel settore delle azioni. Vedremo di cosa sarà capace: noi rimaniamo più che ottimisti sulla ripresa del settore, se non subito comunque più vicina di quanto si aspettano i pessimisti.
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Vedi Commenti
Sono d'accordo con chi vede dietro a questa crisi il tentativo di attuare un reset della società occidentale. Vogliono colpire i risparmi della classe media, altrimenti avrebbero abbassato i tassi per incentivare gli investimenti. Spero che queste politiche gli si ritorcano contro e questo periodo porti la gente a chiedere con forza una grande riforma sul capitalismo finanziario.
Bitcoin e crypto Rispondono? Ma siete seri?
Non è un 'affermazione come vedi ma una dichiarazione sospesa a quanto poi sotto specificato.
le cripto non fanno altro che amplificare i movimenti del listino tecnologico. e' come fare il nasdaq 100 a leva x3. se dopo aver perso 1/3 del valore non e' prossimo a un fondo, le cripto continueranno a sfracellarsi nonostante un -90%