Mondi virtuali, gabbie reali. Il mondo della grande industria digitale si muove per occupare un segmento estremamente redditizio, quello dei metaverse, cercando però di sovvertirne alcuni degli elementi caratterizzanti.
Questa volta però la vecchia guardia dovrà farsi da parte, a favore, questa è la nostra predizione, di chi si è mosso prima sul settore e ha da offrire molto di più ad aziende e a semplici giocatori. Facebook, ma anche Tencent (notizia di poche ore fa) e tante altre che si starebbero radunando in un consorzio. Per prendere un treno che non solo è passato, ma sul quale i clienti (e gli utenti) non vogliono forse salire.
A nostro avviso – e in controtendenza con quanto scrivono gli analisti della vecchia scuola – un ottimo segnale per tutti o quasi i token del vero mondo dei metaverse. Token che possiamo trovare su eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito e con tutte le MIGLIORI STRUMENTAZIONI PER IL TRADING – intermediario che offre anche degli Smart Portfolios dedicati al settore.
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I più anziani tra i nostri lettori, non ce ne vogliano (anche chi scrive fa parte di questa categoria demografica), si ricorderanno della narrativa IBM contro Apple degli anni ’80. Da un lato il colosso che avrebbe potuto fare man bassa del settore Personal Computer, dall’altro una società innovativa che pur attraverso alti e bassi è diventata il punto di riferimento dell’intera industria.
Una storia che, pur con i tempi necessariamente compressi del comparto cripto, potrebbe ripetersi anche per quanto concerne i metaverse. Si nasce infatti con prodotti relativamente grezzi e pioneristici in ambito non corporate, dal proverbiale garage che poi si struttura in società per azioni e per grande gruppo. E una volta che il business si è dimostrato essere solido e proficuo, l’arrivo degli avvoltoi, questa volta rappresentati dalle grandi società che solo qualche anno fa erano fulcro dell’innovazione.
Sì, parliamo di Facebook diventata Meta, che nel passaggio ha anche bruciato milioni di dollari nel tentativo di creare uno stablecoin e parliamo delle altre che stanno cercando di consorziarsi per stabilire gli standard dell’industria. O, tradotto dal linguaggio dei comunicati stampa a quello che tutti utilizziamo, per metterci le mani, occuparlo e far fuori i piccoli.
La storia del mondo e dell’umanità però ha insegnato diverse lezioni a riguardo: prima o poi il valore aggiunto effettivo vince sempre, ed è per questo che se oggi dovessimo puntare su un solo cavallo, guarderemmo in direzione di The Sandbox e di altri progetti simili che effettivamente offrono novità. Con quanto probabilmente sarà proposto da Facebook e da Tencent (e da altre aziende di queste proporzioni), che verrà messo presto nel dimenticatoio. Non è per partigianeria. Diciamo questo perché nonostante si abusi della stessa parola per definire tali progetti, metaverse, in realtà c’è una quantità di carne al fuoco molto, molto diversa, in particolare per il cosiddetto utente finale.
Per quanto i prodotti che verranno presentati sul mercato da Tencent, ma anche da Meta/Facebook e dalle altre grandi aziende del settore saranno probabilmente più polished, più attraenti in termini di esperienza di gioco e di effetti network, riteniamo che tutti questi gruppi abbiano già perso, per tutta una serie di motivi.
Quale sarebbe il valore aggiunto di questi progetti rispetto, ad esempio, a Second Life? Assolutamente nessuno, se non forse un miglioramento nella grafica. Non c’è gestione propria degli asset, le possibilità di creare asset di gioco (e conseguente valore economico) saranno fortemente ridotte e controllate, così come sarà controllato il marketplace.
Gli altri metaverse, quelli nati direttamente su chain, hanno scelto un approccio molto diverso: marketplace liberi, maggiori possibilità di interazione anche in termini finanziari e maggiore controllo (seppur non sempre totale) del giocatore su quello che possiede. E anche modelli economici, per quanto talvolta sgangherati, che premiano i giocatori.
Saranno prodotti meno attrattivi per chi arriva dal mondo dei videogiochi classici? Ce ne faremo una ragione. E non è detto che a breve non vedremo progetti molto accattivanti anche sotto quell’aspetto (pensiamo ancora una volta a The Sandbox).
Siamo qui a parlare di prodotti underground, che però ormai hanno alle spalle società e finanziatori miliardari. E anche questa battaglia, che sarebbe la più facile da vincere per le “vecchie aziende” non potrebbe essere facile da vincere.
Facciamo una predizione sicuramente rischiosa oggi: non crediamo che avranno vita facile. E ogni spunto di interesse da parte di società di questa portata non potrà che portare acqua al mulino dei progetti effettivamente su chain, che raggiungeranno indirettamente un pubblico sempre più ampio. Questa è una volta epocale: e nel mondo moderno aziende che hanno 20 anni sono come le aziende che nel secolo scorso ne avevano quasi 100.
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Pienamente d accordo. Sarebbe bello, se fate un articolo di Metable, penso unico ( serio) progetto italiano basato su metaverso rivolto all educazione.
Saluti Luca