Napster torna a farci parlare del suo processo evolutivo in chiave Web3. Dopo l’acquisizione da parte di Algorand, l’ex servizio di pirateria musicale si è trasformato in piattaforma legale per lo streaming di brani su blockchain.
Come secondo step, la piattaforma emetterà un proprio Token per sfruttare in pieno tutte le sue funzioni. Si chiama $NAPSTER, e il suo sviluppo sarà curato dalla neonata Napster Innovation Foundation.
Un buon segno per Algorand, che continua con manovre a metà tra l’allargamento dell’ecosistema e la pubblicità dura e pura. Possiamo trovare $ALGO all’interno della piattaforma sicura Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con CAPITALE DI PROVA SENZA LIMITI – che offre il top in termini di accesso al mercato, con 140+ cripto già inserite e un listino in continua crescita.
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C’era una volta Napster, servizio che permetteva la condivisione di brani peer-to-peer, cioè da un computer all’altro, senza passare da un PC di terze parti (e senza pagare). Pioniere della musica decentralizzata, la piattaforma permetteva altresì di evitare l’acquisto di CD che all’epoca costavano 20.000 lire l’uno, ad andar bene.
Come facilmente intuibile il tutto era decisamente poco legale, anzi non lo era affatto. Tanto da scatenare l’ira funesta dell’industria discografica che su spinta dei Metallica ha avviato procedimenti legali con relativa e ovvia chiusura della baracca.
Nome e logo Napster sono però rimasti dormienti per circa vent’anni, fino a quando quelli di Algorand non hanno deciso di rilevarli. Ne abbiamo parlato poco più di un mese fa, lodando l’iniziativa e sperando in funzioni interessanti su base Non Fungible Token ma scoprendo nella stessa sede che l’operazione avrebbe di fatto riesumato un bel niente.
Il nuovo Napster di decentralizzato non ha una beata croma, è semplicemente diventato un servizio di streaming musicale come tanti altri, che prometterebbe attraverso NFT nuove funzionalità per offrire un’esperienza più immersiva ai fan.
I nostri sforzi economici daranno i loro frutti a lungo termine, con una visione più ampia rispetto alla velocità tipica delle contrattazioni in ambito criptovalute. Per noi si delinea una straordinaria opportunità di creare valore nel tempo, applicando le tecnologie Web3 a una piattaforma già esistente.
Questa la sintesi delle criptiche più che cripto parole di Matt Zhang, capo di Hivemind, società a sua volta a capo della cordata che ha acquisito Napster.
Cordata che a sua volta sfrutterà la blockchain di Algorand per la versione in chiave Web3 dell’ex pirata musicale. Algorand che qualche settimane fa aveva annunciato una partnership con la FIFA per presentarsi come sponsor cripto ufficiale in occasione dei prossimi mondiali di calcio in Qatar.
Lo stesso soggetto che aveva lanciato NFT commemorativi del compianto Steve Irwin, meglio noto come The Crocodile Hunter. In quella occasione l’obiettivo era una sensibilizzazione verso i delicati temi ambientali di cui come genere umano siamo chiamati a occuparci. Iniziativa lodevole negli intenti, e che risuona come un mantra tutte le volte che Algorand viene associato a tematiche green.
L’aspetto dell’ecosostenibilità è sempre stato centrale nella visione della verdissima blockchain di cui sopra, così come il tema della decentralizzazione. Tema intorno al quale Silvio Micali e soci hanno più volte sostenuto una retorica che li vedrebbe come alternativa a Bitcoin, millantandosi come ancor più decentralizzati.
Sconcertante per chi segue da vicino il mondo delle criptovalute, e che crea un dissonante cortocircuito con la notizia di oggi, col neonato token $NAPSTER, che si farebbe portatore di un nuovo modo di concepire l’industria discografica.
Sul sito ufficiale leggiamo che Napster ripartirebbe dalle sue stesse origini per dar vita (di nuovo) a un ecosistema decentralizzato dedicato alla musica, con vantaggi per fan, artisti e produttori. Ci suona stonato, perché il tutto si regge su una chain che di decentralizzato, ancora, non ha una beata semicroma. E buonanotte ai suonatori.
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