Alla fine Celsius ha ceduto e ha deciso di seguire la stessa strada che era stata indicata dal team legale poi sostituito. Ovvero di portare i libri in tribunale e avviare la procedura che, negli States, va sotto il nome di Chapter 11.
Creditori, e dunque gli utenti, finalmente liquidati? Assolutamente no, perché è proprio il contrario che si cerca di ottenere con la Chapter 11, con implicazioni importanti per il futuro dell’azienda. Un passo comunque importante per il futuro dell’azienda e per la soluzione di questa incresciosa situazione.
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Nì. Nel senso che il gruppo non ha scelto la procedura ex Chapter 7, ma quella ex Chapter 11. Senza addentrarci eccessivamente e in modo troppo tecnico nel diritto USA, possiamo cercare comunque di comprendere che tipo di differenza c’è tra le due procedure e quali siano le implicazioni anche per gli utenti che ormai da tempo non possono accedere ai propri fondi.
La Bancarotta Chapter 11 negli USA non prevede la liquidazione degli asset e il conseguente pagamento dei creditori, ma una lunga, costosa e complicata procedura di riorganizzazione aziendale, guidata dal tribunale, che tiene conto tanto dei piani proposti dai creditori quanto di quelli invece proposti dall’azienda.
Si tratta di una procedura che viene scelta molto di frequente dai grandi gruppi, perché permette di continuare ad operare, mentre si cerca di seguire il piano di risanamento. Per chi voleva accedere immediatamente ai propri fondi, questa non è una buona notizia. Nel senso che non si tratterà di una liquidazione immediata, ma anzi di una procedura piuttosto lunga che avrà come obiettivo principale quello di riportare l’azienda in positivo mentre si accede ad un piano di debito ristrutturato.
Perché in realtà di asset, almeno dopo la chiusura delle posizioni su Maker e AAVE ce ne sono, e farli finire tutti alla velocità della luce sul mercato potrebbe, anche se sul brevissimo periodo, causare qualche problema di prezzo.
Vedremo ora che la procedura verrà aperta ed entrerà nel vivo quale sarà la destinazione di questi asset, che comprendono tutti o quasi i principali cripto-attivi del comparto, come Bitcoin e anche Ethereum.
Perché probabilmente non si poteva fare altrimenti. Inutile ormai girarci intorno: i depositi dei clienti non ci sono più, o meglio, non vi è liquidità a sufficienza per restituire a tutti quanto hanno versato. L’unica speranza che si ha, da parte degli utenti, a questo punto, è che il piano funzioni e che dunque la società possa tornare in attivo.
Una volta ristabilita una certa normalità, si potrà iniziare a far fronte alle incombenze e ai debiti, che in larga parte dovrebbero essere in capo agli utenti e ai clienti. Su questo punto riteniamo però che sia più che lecito sollevare qualche dubbio, perché dopotutto la situazione patrimoniale effettiva di Celsius non è ancora chiara.
Nessuno ne parla, ma a nostro avviso è questo il punto più difficile da valutare del futuro, di breve e di lungo periodo, di Celsius. Il gruppo ha attirato nel tempo capitali offrendo tassi di interesse più elevati di quelli di mercato in modo considerevole. Un business model che poteva reggersi con investimenti a leva non sempre chiari e soltanto con un mercato in costante rialzo. Ora che almeno questa seconda condizione sembra essere venuta meno, sarà da vedere cosa riusciranno ad inventarsi tra Celsius e tribunale per rendere questa impresa profittevole e appetibile per gli investitori.
Ci sarebbe anche da chiedersi chi potrebbe mai avere interesse a bloccare anche soltanto una parte delle proprie somme presso un intermediario che è sottoposto a bancarotta ex Chapter 11. Ma il mondo delle cripto e l’avidità umana ci hanno già riservato delle sorprese in passato. Chissà se non ci sarà comunque uno zoccolo duro che farà finta di niente e invierà il proprio denaro a Celsius come se nulla fosse.
Tutte le altre opzioni sono obiettivamente non percorribili. Cosa che la dice lunga sull’attuale stato di Celsius in termini patrimoniali. Con ogni probabilità i 2 miliardi di ammanco di cui si era parlato sono soltanto una porzione delle posizioni effettive di debito di Celsius.
Negli scorsi giorni qualcuno aveva parlato addirittura di 6 miliardi: sta di fatto che tra contagi, effetti a cascata innescati da 3AC e altre situazioni non chiarissime di mercato, continuerà a rimanere il dubbio più assoluto e totale.
Questa è la decisione giusta per la nostra community e la nostra azienda. Sono fiducioso del fatto che quando guarderemo indietro alla storia di Celsius, riterremo questo un momento definitorio, dove le decisioni perentorie e l’agire per servire la community hanno rinforzato il futuro della compagnia.
Questo il commento di Alex Mashinsky, che pur era fortemente avverso ad una soluzione del genere. Vedremo se aveva ragione prima, oppure se la avrà con questa sua nuova opinione.
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