È il mercato bellezza: chi è preoccupato per le sorti dei miner Bitcoin, soprattutto se strutturati, dovrebbe un attimo guardare dall’alto all’effettiva situazione che si sta configurando sul mercato.
Un libero mercato che è favorito, nel suo riequilibrarsi, anche dai meccanismi insiti nel protocollo di Bitcoin, meccanismi che aiuteranno grandemente coloro i quali rimarranno in piedi nonostante le operazioni siano diventate molto meno profittevoli.
Anche se meno evidente, questa è una delle caratteristiche più interessanti e, anche se no ci piace il termine, resilienti di Bitcoin, nonché un ottimo segnale della sua potenziale resistenza sul medio e lungo periodo. Una resistenza sulla quale potremo puntare anche con eToro – vai qui per ottenere un conto di prova gratuito con il TOP degli STRUMENTI di Trading – intermediario che ci offre un approccio squisitamente finanziario al mondo di $BTC.
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Sì, per chi mining Bitcoin sono tempi di vacche relativamente magre. Siamo molto lontani dai massimi di prezzo raggiunti lo scorso anno quasi in quota 70.000$ e ovviamente ne risentono anche in termini di stabilità finanziaria i miner strutturati, magari esposti anche a debito per l’acquisto di macchine presenti e future.
Una situazione che ha già portato in diversi fuori mercato e a spegnere le macchine, con un hashrate totale che, anche se in misura per ora controllata, si è abbassato. Problemi grossi per l’intero sistema? Assolutamente no, per tutta una serie di motivi che sono già insiti nel funzionamento del protocollo di Bitcoin, funzionamento che permetterà al mercato di riequilibrarsi.
Questo è un aspetto che chi non conosce neanche a grandi linee il funzionamento di Bitcoin si trova, per forza di cose, ad ignorare. La difficoltà del mining si aggiusta infatti periodicamente a seconda di quale sia stata la tempistica media di produzione di blocchi nell’ultimo periodo.
Le tempistiche mediamente si alzano quando ci sono meno miner e l’aggiustamento della difficulty rende le operazioni più redditizie. Non è un meccanismo di aggiustamento in tempo reale ma periodico, ogni 2.016 blocchi, ovvero ai tempi medi di produzione standard ogni circa 2 settimane.
Vedremo come continuerà a svilupparsi la situazione. Per ora le situazioni più problematiche potrebbero essere quelle dei miner strutturati che hanno ordinato un gran numero di macchinari e che dunque si trovano ora esposti per un hashrate che è diventato mediamente molto meno redditizio.
Anche qui poco male: Bitcoin è nato per eliminare anche il concetto di bail out. E l’ecosistema che lo circonda così dovrebbe continuare a comportarsi. Chi non è stato accorto nell’allocazione dei suoi capitali andrà fuori dal mercato (almeno fino a quando i prezzi non torneranno a salire in modo concreto). Igiene del mercato, che purtroppo periodicamente passa anche da eventuali fallimenti.
Dipende dai dati che prendiamo per buoni. Secondo MacroMicro ad oggi il prezzo medio di produzione di un Bitcoin sarebbe intorno ai 17.600$, ovvero poco di più del prezzo effettivo di mercato.
Ricordiamo ai nostri lettori che si tratta di una media e dunque qualcuno starà ancora guadagnando, altri saranno, come si dice in America, underwater, ovvero in perdita. Grazie all’aggiustamento della difficulty con il tempo il prezzo si adeguerà e tornerà in equilibrio anche per la produzione di Bitcoin. Un processo non completamente indolore, perché l’hashrate è in un certo senso anche misura di sicurezza di Bitcoin. Ma con abbassamenti comunque così modesti non c’è granché di cui preoccuparsi.
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