Le Bahamas fanno sul serio con le cripto. O almeno questo sarebbe l’intendimento del primo ministro del paese, che si trova ad affrontare una congiuntura piuttosto complessa per il paese.
Paese che, come molti sapranno, è anche sede legale del popolare exchange FTX e che dunque guarda al mondo cripto, in particolare quello dei grandi intermediari, con un certo interesse, provando con ogni probabilità a lanciarsi su scala globale anche come porto sicuro per questo tipo di attività. No, non siamo davanti ad un caso in stile El Salvador, ma potrebbe comunque essere un’ottima notizia per tutto il comparto, un comparto che ha bisogno anche di diffusione di questo tipo.
Possiamo anche guardare agli effetti di medio e lungo periodo che un impegno in tal senso delle Bahamas potrebbero garantire. E possiamo investirci con la piattaforma sicura eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il top degli strumenti di trading – intermediario che ci offre uno spaccato dei migliori asset cripto, con un listino da 75 che viene costantemente aggiornato.
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Le Bahamas guardano al mondo cripto
Un paese bellissimo, meta vacanziera di chi può permetterselo, un autentico angolo di paradiso in terra. Angolo che potrebbe anche diventare a breve un paradiso cripto, dato che questi sarebbero gli intendimenti del primo ministro Ralph Gonsalves, che si trova a dover far fronte ad una riduzione importante del PIL del piccolo paese e che ha dunque deciso di rendere note le sue posizioni sul mondo cripto. Non sarà una situazione alla El Salvador, dove Bitcoin è diventato valuta avente corso legale, ma potrebbero comunque esserci sviluppi molto interessanti..
Abbiamo già riconosciuto il cripto-spazio, abbiamo già accettato che è qui per rimanere e che è una modalità per rimpiazzare il 20% del PIL che abbiamo perso a causa del mondo industrializzato. È per questo motivo che sono andato incontro alle cripto nello spazio finanziario ed è per questo che vi ho collegato una delle questioni consequenziali che riguardano la nostra piccola isola, ovvero le conseguenze del climate change.
Un discorso che su due piedi può sembrare farneticante, ma che al tempo stesso deve essere considerato in ottica di quanto sta avvenendo e di quanto è già avvenuto alle Bahamas. Le isole soffrono qualunque innalzamento del livello dell’acqua, anche il più minimo, e a causa di questo ritengono di aver perso una quantità importante di PIL.
Al tempo stesso il piccolissimo stato è accomodante verso il mondo cripto, con la collaborazione più importante che è di gran lunga quella con l’exchange di SBF, ovvero FTX, che proprio in questo paese trova ospitalità.
Il discorso del primo ministro delle Bahamas sembra andare proprio in questo senso: ricevere una sorta di approvazione da paesi più potenti e più ricchi per candidarsi come hub a bassa tassazione per i grandi operatori del settore. Il tutto giocando la carta del cambiamento climatico di cui sarebbero responsabili le grandi potenze industriali. In altre parole un do ut des forzato, che potrebbe però portare a sviluppi molto interessanti per il futuro cripto.
Cosa è lecito aspettarsi dalle Bahamas?
Probabilmente molto, nel caso in cui dovesse passare questo modo di affrontare la vicenda. Le cripto operano in un contesto globale e al netto dei tentativi di rinchiuderle entro specifiche giurisdizioni, hanno comunque buon gioco nell’appoggiarsi in giurisdizioni a bassa fiscalità e con buone garanzie.
Se questo dovesse essere il caso delle Bahamas, potremmo anche vedere in piccolo un riassetto degli equilibri del mondo cripto. Riassetto che vedrà protagonisti anche Dubai e Singapore, realtà che si erano lanciate in anticipo ma che ora potrebbero tornare a normare in senso marginalmente restrittivo. Aprendo, chissà, la strada alle realtà come quella delle Bahamas.