Bitcoin non ha bisogno di nessuno. Non ha bisogno di Tesla, non ha bisogno di Elon Musk, non ha bisogno neanche delle whales e non ha bisogno neanche degli stati. A poco più di un anno dalla grande corsa che ha visto arrivare questo tipo di attori, si possono trarre le conclusioni di quanto avvenuto.
Conclusioni edificanti per Bitcoin, meno per chi vuole utilizzarlo per farsi pubblicità. Un quadro che ora, almeno a nostro avviso, si fa molto più chiaro e dal quale potremo ripartire per il futuro, anche al fine di valutare che tipo di notizie possono essere interessanti e utili e quali invece sono solo rumore di breve.
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La prima prova: di Tesla non interessa nulla
Tesla ha annunciato ieri di aver venduto i propri Bitcoin, o meglio di averne venduto una larga parte, facendo riferimento alla necessità di avere liquidità in cassa per far fronte alle incertezze che arrivavano dalla Cina.
Legittimo e a quanto pare avvenuto durante maggio, dato che la vendita è stata realizzata con un prezzo medio di 29.000$. Cosa che ci porta a due considerazioni: i mercati non hanno affatto risentito in quel periodo di una vendita comunque per quasi 1 miliardo di dollari, sebbene con ogni probabilità distribuita su un arco temporale non troppo breve, e in secondo luogo che anche l’annuncio arrivato ieri non è poi riuscito granché ad affossare il mercato.
Certo, Musk ha ancora un certo impatto (la sue dichiarazioni ancora aperte a Bitcoin hanno risollevato un po’ il mercato), ma l’era di imprese di questo calibro che possono fare il bello e il cattivo tempo su Bitcoin sono ormai finiti. O comunque lo sono per chi ha capito che non è da qui che passerà necessariamente la più grande rivoluzione monetaria della storia umana.
Le Whales? Anche qui possiamo disinteressarci di quello che fanno
Il terzo wallet per quantità di Bitcoin custoditi sarebbe ormai vuoto. Parliamo di un wallet che era arrivato ad avere al suo interno 130.000 Bitcoin e dunque certamente uno dei più rilevanti.
Anche qui ci sono due questioni rilevanti: la prima è che non possiamo sapere se abbiano venduto o meno, la seconda è che con ogni probabilità, o almeno questo si diceva in passato, questo wallet farebbe capo ad un exchange crypto.
Ad ogni modo un segnale di non curarsi troppo di notizie che sono soltanto rumore, in particolare se paragonate a quanto effettivamente sta avvenendo nel mondo di Bitcoin e sui mercati di riferimento. Quante volte mosse di questa whale hanno effettivamente orientato il mercato? Lo possiamo vedere al grafico che alleghiamo.
Terza prova: El Salvador
In questo breve speciale per fare i punto sul “rumore” che circonda Bitcoin è anche il caso di tornare a parlare di El Salvador, paese che tra alterne fortune è stato comunque il primo ad adottare Bitcoin come valuta avente corso legale. Iniziativa che ha visto anche tanti player del settore partecipare successivamente e che è stata importante anche per renderlo più conosciuto. Con El Salvador che ha problemi importanti sul piano finanziario è ovvio che una parte del fuoco arrivi anche dalle parti di Bitcoin. E anche qui dovremo aggiungere qualche elemento per capire cosa ci sia di effettivamente interessante e cosa non lo sia.
- La quantità di Bitcoin detenuta da El Salvador è minima
Ed è minima sia rispetto ai volumi che vengono scambiati ogni giorno, sia invece rispetto al PIL del paese. I problemi di El Salvador arrivano da altrove.
- Nessuno vuole i bond di El Salvador
Fatta eccezione per una nota banca d’affari che si è accorta del fatto che vederli a meno di 30 cent sul dollaro non ha poi molto senso, dato che i fondamentali del paese sono di molto migliori rispetto ad altri che non sono ancora disprezzati, su questi livelli, dai mercati.
- Il fallimento o meno del paese non dipenderà da Bitcoin
E su questo dirà il contrario soltanto chi non ha alcuna dimestichezza con la matematica o chi è in malafede. Quindi anche in questo caso evitiamo delle associazioni troppo facili tra $BTC e situazioni problematiche.
Politica, grandi aziende e balene: Chi c’è c’è, chi non c’è…
Bitcoin è diventato grande. O forse lo è sempre stato. E per questo motivo non ha bisogno di appoggi, di spinte, di ricconi o di approfittatori. Bitcoin ha la sua forza nella decentralizzazione assoluta (no, nessun altro protocollo può offrirla) e nel fatto di essere davvero per tutti.
Con buona pace di quei politici, tanti (e potremmo fare una lista molto lunga), che lo hanno utilizzato per farsi pubblicità, legandovi almeno finché conveniva i propri destini. Lo stesso vale anche per CEO, che però portano in modo più trasparente acqua al proprio mulino.
Anche di questi ultimi si potrà fare a meno, per quanto sia normale l’entusiasmo quando grandi aziende si interessano a Bitcoin. Ma no, non è da qui che passerà la rivoluzione. E neanche dai movimenti delle whales, che anzi al contrario prima si libereranno dei capitali accumulati meglio sarà per tutti.
Bitcoin è più forte, anche oggi, di chi lo vorrebbe morto. E anche di chi compra opzioni a prezzi estremamente bassi. No, neanche quello sfinirà Bitcoin.