La California apre alle donazioni in criptovalute per sostenere le campagne elettorali locali. I candidati potranno ricevere il cripto sostegno dagli elettori, a patto di convertire istantaneamente l’importo in valuta fiat.
Gli exchange abilitati dovranno inoltre rendere nota l’identità di chi effettuerà le transazioni, fornendo dettagli su anagrafica, indirizzo e posizione lavorativa. Le nuove regole entreranno in vigore verso la fine di settembre, forse un po’ tardi per le midterm che animeranno il paese, ma comunque segno che anche in quegli stati politicamente più ostili alle cripto si stanno facendo passi in avanti.
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La California nel club di Bitcoin… politico
Lo stato della California si aggiunge ai tredici che in America hanno aperto alle donazioni in criptovalute per sostenere i candidati impegnati nelle campagne elettorali locali. Un’apertura verso il basso, visto che le cripto donazioni in favore di chi corre per una carica federale erano già consentite.
Per lo Stato che si affaccia sulla west coast si tratta di un’evoluzione importante, visto che fino a questo punto di svolta faceva parte di quelle legislazioni come Carolina del Nord e Arkansas che non consentivano tale pratica. Punto di svolta che però può dirsi solo parziale, o perlomeno in contrasto con la filosofia alle base di alcune criptovalute come Bitcoin, fisiologicamente incompatibili con censure e censimenti. I candidati potranno infatti ricevere cripto donazioni, ma saranno obbligati a convertire immediatamente il controvalore in dollari americani.
Fin qui, poco male. La questione invece si fa controversa nel momento in cui gli exchange abilitati dovranno necessariamente svelare l’identità dei di ogni singolo sostenitore. E per identità si intende: nome, cognome, indirizzo, professione e dati dell’eventuale datore di lavoro.
Presto anche in Europa? Occhio a chi vuole farsi pubblicità
Come recitava una filastrocca molto popolare qui in Italia, non manca più nessuno… come non mancherà certamente di far discutere la nuova legge che sarà valida tra circa sessanta giorni in California.
Nello Stato per contaminazioni culturali più europeo d’America le discussioni intorno alle criptovalute vanno avanti da un bel pezzo. Il candidato al Senato Timothy Ursich Jr si è fatto di recente portavoce di una proposta shock, con la quale vorrebbe dare a Dogecoin lo status di valuta avente corso legale propio in California.
E se quella della Meme Coin è sembrata non altro che una mossa elettorale da parte del buon Ursich Jr, di diversa caratura sono i lavori in corso in Colorado, dove già a febbraio si parlava di pagamenti in criptovalute per le tasse locali. Più recenti, e guarda caso a ridosso della prossima tornata elettorale, sono le discussioni che animano la Luisiana circa l’adozione di cripto asset a livello statale.
Tornando invece in California, un disegno di legge ormai datato avrebbe voluto Bitcoin quasi legal tender nella terra della Silicon Valley. Discussioni come in questo caso foriere di novità per l’intero comparto ma anche di aspetti controversi, con nodi che a nostro avviso potranno essere sciolti solo quando classe politica e gente della strada avranno dalla loro una solida cultura in fatto di criptovalute. Sta a noi, e a voi, diffondere il verbo.