Secondo quanto è stato riportato dal New York Times, che ha citato fonti anonime, il Tesoro USA starebbe indagando su Kraken, exchange di criptovalute che potrebbe essere accusato di aver violato le sanzioni nei confronti dell’Iran. Sanzioni molto dure sul piano finanziario che impediscono alle società americane di fornire servizi ai residenti e ai cittadini in Iran.
Accuse che sarebbero gravissime, ma che non è la prima volta che vengono avanzate nei confronti di exchange che in realtà, in una fase successiva, riescono poi a difendersi senza troppi problemi, dimostrando la loro estraneità ai fatti. La notizia ha fatto ovviamente il giro del mondo, seppure vada presa ancora con le proverbiali pinze, dato che Kraken si è rifiutato di commentare, così come ha sempre fatto per quanto riguarda questioni pertinenti al rapporto con gli stati e con i regolatori.
Brutta tegola? Non è detto, anche se la dice lunga sulla miopia di chi continua ad insistere sulla sostanziale anarchia degli operatori del mondo cripto. Sono controllati, spesso più delle banche classiche e devono rispondere di tutto quello che fanno. Senza che ci sia la possibilità fattiva di fare da appoggio a regimi o ad aggiramento di sanzioni. Come dimostra anche questo caso.
L’Iran è sottoposto ormai da anni a sanzioni ed embargo finanziario, che rende per i cittadini di quel paese praticamente impossibile venire a contatto con prodotti e servizi di aziende americane. Questo obbligo di astensione è ovviamente a carico delle imprese USA, con i diversi dipartimenti governativi che vigilano sull’applicazione pedissequa di queste norme.
Secondo quanto è stato riportato da New York Times, il Tesoro USA starebbe indagando su eventuali comportamenti non conformi dell’exchange di criptovalute Kraken, che avrebbe permesso a clienti in Iran di utilizzare i propri servizi, con la possibilità che siano coinvolti clienti anche di altre economie e giurisdizioni sottoposte ad embargo. Sanzioni, nel caso dell’Iran, che sono state inaugurate nel 1979 e che sono state anche rinforzate recentemente.
Kraken nel frattempo non ha né confermato né smentito quanto è stato riportato dai giornali e si è rifiutata di commentare qualunque tipo di situazione riguardi le interlocuzioni con enti pubblici, con regolatori e con agenzie governative. Cosa che dunque non toglie e non aggiunge nulla, ma che ci costringe comunque a prendere con le pinze quanto viene riportato, dato che non sarebbe la prima volta che in realtà queste indagini finiscono in nulla anche prima di iniziare.
È più che ovvio che le autorità federali USA puntino a far rispettare quello che è un embargo quasi totale nei confronti dell’Iran e di altri stati ritenuti canaglia. È altrettanto pacifico che le chiacchiere sugli exchange in grado di operare contro la legge siano a tutti gli effetti ridicole, perché come è evidente anche da questa ultima querelle con il Tesoro USA, gli stati, se vogliono, hanno pieno diritto e potere di indagare sulle mosse degli exchange, anche quando queste avvengono lontano dai propri confini.
Certo, sempre ammesso che si tratti di qualcosa di concreto, dato che non sarebbe la prima volta che indagini di questo tipo non portano a niente. Staremo a vedere.
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