Nelle ultime settimane Bitcoin è riuscita a portare in alto la quotazione del proprio token, contribuendo altresì a rilanciare le sorti dell’intero ecosistema criptovalutario. Tuttavia, ciò non sembra valere per XRP, il token di Ripple, che ha continuato ad oscillare in un range compreso tra 0,29 e 0,31 dollari per unità. Certo, il fatto che il token criptovalutario si sia dimostrato meno volatile degli altri potrebbe essere una buona notizia, ma molti investitori e alcuni appassionati del progetto di Ripple non sembrano essere molto lieti di questo tentennamento.
Effettivamente, le preoccupazioni degli investitori sono numerose. Ci si domanda, per esempio, che cosa potrebbe accadere a XRP in caso di mercato bearish, ovvero quando questo ciclo rialzista finirà.
Se infatti XRP si è dimostrato meno propenso a seguire BTC al rialzo, sorge il dubbio se lo stesso avverrà o meno in fase calante, e cioè quando la “primavera criptovalutaria” avrà fine.
Quel che pare evidente è, riteniamo, che il prossimo passo di crescita e di sviluppo per XRP passi dalla necessità di ampliare il tasso di adozione del token. Solamente in questo modo Ripple potrà garantirsi una soddisfacente fruizione della propria tecnologia a livello globale e, peraltro, le numerose partnership stipulate dalla compagnia sembrano portare nella giusta direzione. Dunque, potrebbe passare da questo step strategico la possibilità di poter stimolare l’utilizzo di XRP, che oggi viaggia su volumi relativamente bassi.
Oppure… no. Potrebbe infatti anche darsi che le intenzioni di Brad Garglinghouse, CEO della compagnia, siano quelle di non puntare con troppa enfasi sul mercato retail, preferendo invece destinare Ripple verso un target istituzionale e bancario. Alcuni istituti di credito hanno già avuto modo di utilizzare la sua RippleNet, una soluzione che permette di effettuare transazioni attraverso XRP in maniera praticamente istantanea e low cost.
Ma è davvero questo il destino di Ripple?
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