La legge sugli Stablecoin negli Stati Uniti dovrà aspettare. Questo è quanto emerge da una mini-inchiesta di Reuters, che ha citato fonti informate dei fatti e interne al processo legislativo, che è ancora in fieri, o forse sarebbe melgio dire agli albori. Una sorta di pausa di riflessione che farà riprendere la discussione dopo la pausa estiva e che con ogni probabilità farà mancare quello che era stato ritenuto il target temporale più probabile, ovvero quello di una prima votazione entro fine anno.
Una situazione alla quale si arriva per diverse motivazioni, non ultima una sorta di opposizione della lobby bancaria, che vorrebbe norme più strette per proteggere, dicono loro, il sistema finanziario da eventuali effetti contagio. A nostro avviso però c’è altro di cui vale la pena discutere, dato che da quanto faranno gli USA emergerà anche una guida per tutti gli altri paesi del mondo.
Paesi, tanti, che vorrebbero normare il fenomeno degli stablecoin anche al fine di evitare che si ripetano delle situazioni simili a quelle innescate dal crack di Terra Luna soltanto qualche settimana fa, crack che ha innescato una serie di fallimenti che però, almeno per il momento, non sembra abbiano la forza per impattare anche sul mondo della finanza tradizionale.
Nonostante si tratti di un lavoro legislativo che vede impegnati entrambi i partiti degli Stati Uniti, sembrerebbe non ci sia poi quel consenso che ci si aspettava sulla legge che dovrebbe normare emissione e gestione degli stablecoin negli Stati Uniti. Secondo quanto è stato infatti riportato da Reuters, saremmo davanti ad una situazione di stallo, che ha rimandato ogni possibile discussione a dopo l’estate, dopo il mese di vacanza che i membri del Congresso si godranno a partire dalla prossima settimana.
Ci sarebbero infatti diverse ritrosie ad approvare un testo in fretta e furia, evitando di scendere troppo nel particolare e, aggiungiamo noi, probabilmente con una certa difficoltà a capire le differenze tra i diversi tipi di stablecoin e le eventuali ripercussioni che potrebbero avere sui clienti e sugli investitori.
Dall’altro lato c’è anche l’ovvio e forte lavoro di lobbying da parte delle banche, che vorrebbero norme più restrittive per l’emissione e anche per la gestione dei wallet, cercando così di battere la concorrenza che arriva dal mondo cripto prima che questa possa farsi pericolosa.
Il settore degli stablecoin fa infatti gola a molti dati i profitti che può generare, e per le banche tradizionali (che sono arrivate in forte ritardo) l’eventuale promulgazione di una legge di questo tipo aiuterebbe a riportarsi in carreggiata senza aver fatto nulla per proporre prodotti alternativi.
Certo, non si può negare che sia stata la crisi di uno stablecoin a causare l’effetto contagio che ha fatto saltare in aria (metaforicamente) diversi intermediari, piattaforme di prestito ed exchange. Una situazione della quale abbiamo già parlato ieri con Luigi Travaglini di HandyCripto proprio sul nostro canale YouTube.
Una situazione che, almeno a nostro avviso, sarà difficile da contenere con una legge specifica: quando i sistemi finanziari saltano, ancora una volta metaforicamente, in aria, c’è poco che possano fare effettivamente le leggi e l’interessamento dei legislatori, se non quello di bandire gli stablecoin algoritmici. Mossa che sarebbe draconiana, perché non terrebbe conto di realtà come ad esempio DAI, che grazie alla sovracollateralizzazione continua a funzionare anche nei momenti di crisi più aperta per il comparto.
Riteniamo comunque, a prescindere dalle motivazioni che hanno portato al rinvio, una buona cosa che non si proceda spediti con una legge del genere. Il tema è di quelli più complessi e fare tutto in pochi mesi ci porterebbe a doverci accontentare di una legge fatta senza tenere conto delle varie sfumature.
Questo a meno che non si voglia in realtà normare per fare un favore alle banche, comunque ingolosite da quelli che sono i profitti che questo comparto può garantire.
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