L’European Banking Authority probabilmente non riuscirà ad attuare le norme del MiCa, controverso tentativo di regolamentazione recentemente approvato a Bruxelles. A rivelarlo è José Manuel Campa, presidente dell’EBA, il quale denuncia una cronica mancanza di personale specializzato.
A rischio l’attuazione stessa del MiCa, che dovrebbe regolamentare un ecosistema dinamico e in continua evoluzione. Per rendere operativo il piano, c’è bisogno di esperti in criptovalute che non si trovano.
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Le preoccupazioni di José Manuel Campa fotografano il classico nodo che, prima o poi, doveva venire al pettine. Le regole approvate nel MiCa dovrebbero regolamentare il comparto delle criptovalute in Europa, e i tempi tecnici per la sua effettiva attuazione sembrano estremamente ridotti per lo status quo.
Campa non si dice preoccupato dall’inflazione che sta travolgendo il vecchio continente, ma dal fatto che l’ente di cui è presidente non riuscirà a mettere assieme in tempi utili, una squadra di tecnici in grado di capire le dinamiche di blockchain e criptovalute, per poter attuare fattivamente le stringenti normative recentemente approvate.
Criptovalute e DeFi che mutano pelle rapidamente, secondo dinamiche ancora in parte oscure ai piani alti di Bruxelles, dai quali per tutta risposta ad ogni tentativo di confronto assistiamo alla solita litania che ormai appare solo come una scusa per non affrontare i problemi reali.
E come in un copione già visto e sentito, la scusa più in voga gira intorno ai problemi di sicurezza. Bruno Le Marie, ministro dell’Economia francese, è convinto che la regolamentazione porrà un freno alle selvagge dinamiche delle criptovalute, ree di comporre un ecosistema volto quasi esclusivamente a favorire truffe di ogni tipo.
Coincidenza delle coincidenze, l’Eliseo è stato chiamato in causa da Mairead McGuinness quando auspicava un compromesso politico intorno al MiCA, proprio nel momento in cui il comparto faceva registrare le perdite più significative.
Un cogliere la palla al balzo che anche in quella occasione mostrava le sembianze dell’avvoltoio, che con la scusa di proteggere Euro e investitori, era pronto a banchettare sull’apparente cadavere del nemico spingendo su una legge liberticida e dalle intenzioni crypto-killer.
Legge poi approvata il 30 giugno anche grazie alle spinte della Francia, seppur con sostanziali modifiche rispetto al testo originario. Modifiche che in quell’occasione ci avevano fatto pensare a un’intervento congiunto dei principali exchange in difesa dei propri interessi.
Un quasi dietrofront assolutamente non sufficiente a toglierci la convinzione che la classe politica europea stia sventolando fantasmi, poco reali e molto presunti tali, pur di sottrarsi a discussioni costruttive sull’argomento. Ciliegina sulla torta, I lavori del 30 giugno produrranno con ogni probabilità il risultato di semplificare la vita a operatori extra-UE, mettendo le aziende comunitarie del settore in condizioni di non operare nella legalità.
Contemporaneamente diversi Stati esteri si stanno muovendo in modo più liberale, divenendo così facile approdo per chi è costretto a fuggire da regolamentazioni eccessivamente restrittive. Da paesi come Stati Uniti e Dubai, probabilmente, c’è molto da imparare.
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Grande Paolo, bell'articolo, d'altronde se nel resto d'Europa hanno la nostra stessa "dirigenza" politica non possono andare tanto lontani.......la media dei politici saprà risolvere un'equazioncina di primo grado o di scrivere qualche formula su excell?
Secondo me no!
Figurati la blockchain che è roba da cervelli con densità pari a quella del piombo!!!