Cartellino giallo per L’Arsenal FC, pizzicato dalle autorità inglesi che regolamentano il settore pubblicitario a operare nell’illecito, nel corso di una recente campagna promozionale. Nelle mail in cui invitava all’acquisto dei suoi fan token, il club non ha avvertito il pubblico sui rischi intrinsechi degli investimenti in cripto asset.
Per l’Arsenal si tratta del secondo episodio di questo genere, una leggerezza che tutavia riporta regolatori e criptovalute ancora una volta sul sentiero di guerra.
Ma è un’avvertenza di cui gli utenti hanno davvero bisogno, oppure è il solito sgambetto delle autorità pubbliche affinché non si diffondano più di tanto certe pratiche e certi token? Difficile dirlo per adesso, anche se l’Arsenal continuerà comunque per la sua strada, segno dell’importanza di questo tipo di cammino per i club sportivi.
Le leggi sono leggi, e vanno rispettate. Chiarita la nostra posizione, entriamo nel merito di una vicenda che letta con gli occhi delle autorità è insindacabile, ma che comunque offre spunto per qualche riflessione.
Facciamo un passo indietro fino a ricordare l’episodio in cui l’Arsenal FC stava promuovendo i suoi NFT a mezzo social network. Nei post il club avrebbe omesso un’indicazione fondamentale, e cioè che i token avrebbero dovuto essere acquistati utilizzando un’altra criptovaluta.
Il fatto avrebbe suscitato l’attenzione di Advertising Standards Authority (ASA), ente preposto a vigilare sui messaggi pubblicitari nella terra di Sua Maestà. Scatta così la prima ammonizione per il club, con inevitabile ban dei post incriminati.
Oggi apprendiamo che la società ha ideato una campagna pubblicitaria per promuovere $AFC, fan token del club di Highbury, che seguiamo da tempo per via degli accordi con Chiliz. E qui salta fuori il secondo delitto: i messaggi non avvertono sulla volatilità delle criptovalute, e sui rischi a cui si va incontro se si investe in tali asset. Corpo del reato: le e-mail indirizzate agli indifesi destinatari del messaggio.
Meno male che la corona, che già in passato aveva mostrato velleità di regolamentazione, è riuscita anche in questa occasione a intervenire a mezzo ASA, per stroncare quasi sul nascere il reiterato attentato alle finanze di ignari cittadini da parte dell’Arsenal FC.
Tutto bene quel che finisce bene quindi, con le autorità pronte a stroncare tentativi criminosi che sempre più spesso arrivano dall’ambiente del calcio, lo sport più popolare al mondo e venerato in Europa come un culto sacro.
Una riflessione amara, che ribadiamo non esula dal sottolineare la centralità delle leggi, ma che ci porta fuori dagli stadi per affrontare il più ampio tema della regolamentazione, patata bollente per gli Stati europei che nelle recenti vicende del MiCA hanno dimostrato di non sapere a quale santo votarsi.
Il rischio è quello di penalizzare exchange, operatori ed economie comunitarie, nel tentativo di legiferare su qualcosa in cui le istituzioni hanno candidamente ammesso di non possedere né competenze né personale sufficientemente preparato.
Le vicende dell’Arsenal potrebbero suonare come un minuscolo campanello d’allarme per quelle istituzioni che sembrano affannarsi come moderni Don Chisciotte, nell’impari lotta contro un cripto nemico le cui micidiali armi risultano per ora solo nella testa di chi, evidentemente, ha ben altri interessi?
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