C’è chi dice no. O meglio, chi non ha tutta questa fretta di eseguire ordini che in realtà ancora non ci sono. Se tanti progetti (anche a causa delle API esterne che utilizzano) si sono già allineati con i desiderata di OFAC per quanto riguarda il ban di indirizzi che hanno interagito con Tornado Cash, Tether ha scelto una tattica più attendista, giustificata anche da questioni legate direttamente all indagini.
E ha dichiarato pubblicamente che finché non ci saranno richieste dirette delle autorità non procederà al freeze degli indirizzi che la potente agenzia governativa USA avrebbe chiesto urbi et orbi di bloccare. Una decisione che Tether stessa ha indicato come ferma, in attesa appunto di istruzioni più precise da parte delle forze dell’ordine.
Una decisione condivisibile e comunque in forte controtendenza rispetto al principale concorrente, USDC, che invece ha deciso di procedere immediatamente con il freeze. Un buon segnale di diversificazione anche in termini di atteggiamento nel mondo cripto, che non può che essere salutato con un certo entusiasmo.
Per una scelta che farà scuola, che farà la storia e che dimostra come ci siano anche sul piano legale degli strumenti per operare correttamente, checché se ne pensi dell’utilità di Tornado Cash, del suo utilizzo da parte di criminali e ancora della sua necessità di esistere o meno.
Nessuna compliance automatica con quanto deciso da OFAC, un lusso che Tether si concede ricordando al mondo – e a tanti cripto-appassionati forse troppo prostrati verso Washington – che ci sono modi e modi di comportarsi, in particolare quando sono coinvolte delle questioni di questa rilevanza, come ci ha prontamente ricordato anche EFF soltanto pochi giorni fa.
Tether ha infatti dichiarato di rimanere ferma sulla sua precedente decisione: nessun freeze degli indirizzi legati a Tornado Cash e che sono stati indicati da OFAC, l’agenzia governativa USA che si occupa di questo tipo di vicende non solo nel mondo cripto, ma più in generale per la gestione di asset su scala globale.
Un freeze unilaterale degli indirizzi sul mercato secondario potrebbe essere una mossa sconsiderata da parte di Tether. Anche se Tether dovesse riconoscere attività sospette legate ad un indirizzo di questi, un freeze senza l’istruzione diretta da parte delle forze dell’ordine o da parte di agenzie governative potrebbe andare a ostacolare anche le indagini delle forze dell’ordine stesse. Anzi, in diverse circostanze ci viene chiesto proprio di non freezare indirizzi legati a determinati reati senza la richiesta esplicita da parte delle forze dell’ordine.
Aggiungendo poi che per il momento non vi è stato alcun tipo di contatto da parte degli Stati Uniti e delle relative forze dell’ordine. Ricordando anche che Tether in condizioni di normalità segue quanto indicato da suddette autorità, con contatti che possono essere considerati come di frequenza quotidiana.
Tether ha colto anche l’occasione per ricordare che altri concorrenti hanno deciso di procedere nello stesso senso, come ha fatto Paxos, legata anche allo stable di Binance.
Di parere contrario invece USDC, che forse in una mossa dettata dall’eccessivo zelo e dall’eccessivo desiderio di compiacere una certa politica, ha deciso di procedere prima che lo facessero tutti gli altri. Staremo a vedere come si evolverà la situazione.
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