Abbiamo bisogno di buone notizie, ed uno dei metri più importanti dello stato di salute di Bitcoin risponde presente. Sì, perché avremo con ogni probabilità uno dei rialzi più importanti in termini di difficulty nel mining di Bitcoin. Un segnale che il network non solo è vivo e vegeto, ma in crescita in termini di sicurezza.
Dovremmo avere un rialzo della difficulty tra il 6 e il 7%, valore che sarà il più alto da inizio 2022, con gennaio che ha fatto registrare un +9,32%. Sul perché sia un ottimo segnale per Bitcoin parleremo in questo nostro approfondimento, indicando già adesso ai nostri lettori come questo stia avvenendo in realtà in un contesto energetico molto complicato almeno in Europa.
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Dopo un picco negativo che ha toccato il fondo tra luglio e l’inizio e di agosto il mining Bitcoin torna a salire per quantità importanti, e dovrebbe far registrare una crescita della difficulty tra il 6% e il 7% al prossimo aggiornamento del fattore.
Un segnale che dipende dalla crescita dell’hashpower che viene dedicato al mantenimento in vita del meccanismo Proof of Work che è alla base del funzionamento di Bitcoin. In altre parole ci sono più macchine che contribuiscono alla sicurezza di Bitcoin, nonostante quanto si possa ottenere dalla ricompensa in ogni blocco sia oggi molto più basso di quanto lo fosse al picco di prezzo raggiunto nel 2021. Una situazione che apre a diverse considerazioni, tenendo anche conto del fatto che stiamo attraversando una crisi energetica importante in Europa.
Con il crollo del prezzo di Bitcoin molti miner se la sono vista decisamente brutta: in molti hanno dovuto liquidare le loro posizioni su Bitcoin, o meglio vendere i $BTC che avevano accumulato tramite le loro attività. Altri invece avevano dato segnali di cedimento finanziario che avevano fatto temere per il peggio. Una situazione che oggi è tornata alla normalità, con una quantità di macchine (e di potenza di calcolo) importante che è tornata a far parte del network.
Perché il particolare meccanismo di inanellamento dei blocchi della blockchain di Bitcoin di fatto incorpora questa energia e questa potenza di calcolo per sempre nella catena. E dunque garantirà anche la sicurezza futura del network. Un altro ottimo segnale per lo stato di salute del network, che in molti, ancora una volta, avevano dato ingiustificatamente per moribondo. E invece, come la fenice che è stato in diverse circostanze della sua esistenza, Bitcoin ha dimostrato di poter rinascere anche da condizioni di mercato molto complicate.
In Europa, dovrebbe essere ormai sotto gli occhi di tutti, è in corso una vera e propria crisi energetica, che rende il mining, per il poco che si svolge dalle nostre parti, molto poco conveniente. Ci sono due tipi di considerazioni che si possono fare in questo senso.
E questo è evidente anche dai dati che abbiamo. Sono pochi i paesi europei dove può avere un qualche tipo di convenienza installare delle macchine per il mining di Bitcoin in scala industriale. Un altro fallimento, c’è poco da girarci intorno, di scelte politiche restrittive e di politiche energetiche che adesso mostrano tutti i loro limiti.
Nel senso che spesso non sono legati al mercato dell’energia perché non vi partecipano, perché dotati di canali alternativi e propri per dotarsi di energia. In altre parole consumano energia che esiste all’unico scopo di fare mining Bitcoin e che non viene comprata dal mercato. E quindi tutte le polemiche, che oggi hanno ripreso a circolare anche su importanti testate generaliste italiane, su un mining Bitcoin che sottrarrebbe energia più utile altrove lasciano il tempo che trovano.
In altre parole le solite panzane, create ad arte da precise agende politiche e diffuse da chi non ha alcuna idea di come funzioni effettivamente il ciclo dell’energia che alimenta la rete di Bitcoin. Niente di nuovo, direte voi, ma sarà necessario per vincere questa battaglia informarsi e informare, anche capendo quello che sta succedendo effettivamente sul mercato.
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