Tutti pazzi per le crypto. Nell’infinita altalena di dichiarazioni degli ultimi mesi, la Russia esce allo scoperto e si prepara a regolamentare. Operazione non semplice data la rigidità dell’apparato normativo interno, ma a questo punto necessaria per aggirare sanzioni occidentali e blocco del sistema SWIFT.
Sarebbero proprio le banche, ora, a versare le lacrime più amare come naturale conseguenza dell’azione che Putin e sudditi stanno perpetrando in terra straniera. Quelle stesse banche in grado di bloccare i precedenti tentativi di apertura da parte degli oligarchi al potere, con la ciotola SWIFT ormai vuota sembrano oggi invocare l’adozione di crypto asset. Bitcoin da nemico giurato a salvatore delle patrie casse?
Una posizione comunque di rinforzo al mondo cripto, eventualmente, anche in ottica futura. E possiamo investirci anche con Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale con servizi di crypto trading automatico inclusi – intermediario che ci permette di investire al top su tutti i principali progetti cripto, con un listino che ne include già 140+.
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A seguire la vicenda c’è da diventare bipolari. Bitcoin si, Bitcoin no. Crypto? Si, Forse, boh. Oh, hai dato un’occhiata ai conti? Sai che c’è? Apriamo. Ma con cautela, visto mai si dovessero infiltrare criminali nel circuito. Occhi aperti su riciclaggio, traffici di droga e nefandezze che non ci appartengono: siamo uno Stato rispettabile, mica possiamo correre certi rischi.
Se il sintetico incipit vi sembra romanzato, ecco le ultime dichiarazioni che Alexei Moiseev ha rilasciato a Russia-24:
Le persone stanno iniziando ad aprire crypto wallet al di fuori dei nostri confini. È essenziale che questo possa avvenire in Russia, e che le attività siano riconducibili a soggetti sotto il controllo della Banca Centrale. Tali entità sono tenute a rispettare le normative sull’antiriciclaggio e ovviamente a conoscere il cliente con cui hanno a che fare. È impossibile fare a meno degli scambi transfrontalieri in criptovalute. Dobbiamo dare alla popolazione la possibilità di farlo, e contemporaneamente controllare le transazioni in modo da scongiurare riciclaggio, traffici di dorga e così via.
Queste le ultime dichiarazioni del viceministro delle finanze Aleksey Moiseev, che si esprime anche sulla Banca Centrale. L’approccio dell’istituto creditizio statale sarebbe in via di ammorbidimento, visto che la situazione (internazionale, nda) è cambiata. L’infrastruttura normativa attuale sarebbe troppo rigida, per il viceministro andrebbe ripensata per poter aprire all’utilizzo delle criptovalute negli insediamenti transfrontalieri. A Mosca staranno mica pensando a un wallet di Stato?
Data per buona la traduzione dai caratteri cirillici, i russi si starebbero preparando a un dietrofront epocale, nell’evidente tentativo di aggirare le sanzioni imposte dal blocco occidentale. Col rublo relegato a strumento interno o poco più, ecco che le criptovalute diventano così magicamente accettabili. Un comparto che fino al mese scorso era visto come il male assoluto, perlomeno agli occhi della Banca Centrale.
Un’ente talmente potente da potersi permettere un braccio di ferro col Cremlino, e da cui era uscito vincitore, stando perlomeno alle informazioni che da Mosca arrivavano in quei giorni al mondo occidentale. Quella che era sembrata inizialmente una buona notizia per Bitcoin in particolare, che così avrebbe potuto smarcarsi dai soliti contestuali attacchi, ora torna a tenere banco sotto una nuova prospettiva, che cercheremo di sintetizzare.
L’ennesimo cambio di passo tra gli oligarchi politici e finanziari russi non cambia la sostanza delle cose: il tentativo di aggirare le sanzioni è un tema che di tanto in tanto torna a farsi sentire con notizie e illazioni, come il caso Kraken insegna, e non deve stupire che i crypto asset tornino utili alla causa.
Valute che si configurano così come un mezzo strumentale, peraltro già usato per sanzionare anche sul fronte crypto quelli che il mondo libero ha riconosciuto come illegittimi invasori di terra altrui. Un comparto quindi che non può essere etichettato come amico degli assassini, con Bitcoin in particolare a finire nell’occhio del ciclone salvo poi uscirne elegantemente dopo dietrofront istituzionali ad opera di alcuni tra i più feroci e autorevoli detrattori.
Che la Russia stia escogitando un piano per aggirare le sanzioni è evidente. Quale sia la criptovaluta o l’exchange su cui potrà contare ce lo diranno i detrattori del caso. Sempre tenendo conto del fatto che si potrà forse procedere in questo senso con i micro-pagamenti, ma per i volumi di denaro che transitano da e per un’intera economia di quelle dimensioni, sarà difficile che il mondo cripto possa essere di appoggio. Anche tenendo conto del fatto che tutti i principali exchange del mondo hanno già tagliato i ponti con Mosca.
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