Più dell’11% di chi risiede negli Emirati Arabi Uniti utilizza o possiede criptovalute. A rivelarlo un rapporto di TDRA. L’ente regolatore locale ci offre uno spaccato di quanto il comparto sia appetibile nell’area che forse più di tutte sta investendo in questa direzione.
Circa il 67% del totale afferma inoltre di voler investire in criptovalute e negli scenari ad esse collegati. Una condizione generata dal vigore delle economie locali, ma anche da un’ambiente favorevole tanto alla DeFi quanto alla finanza tradizionale.
Un altro segnale di quanto stia procedendo rapida l’adozione di tutto il comparto. Comparto che possiamo trovare anche su eToro – vai qui per ottenere il conto demo gratuito con il meglio del mercato e degli STRUMENTI PREMIUM – intermediario che offre accesso a tutti i migliori asset del comparto, scelti anche in virtù della loro prestanza sul lungo periodo.
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I dati ci arrivano da Telecommunications and Digital Government Regulatory Authority (TDRA), ente nato nel 2003 allo scopo di regolamentare il comparto telecomunicazioni e informazione in area UAE. Un organismo indipendente al servizio delle imprese che operano nel settore, garantendo loro un ambiente competitivo e trasparente, e vigilando contestualmente sul loro operato.
Parte delle attività dell’organo riguarda la raccolta di dati statistici, che tornano utili anche al nostro settore. Un recente rapporto ci dice che l’11,4% della popolazione locale possiede Bitcoin e criptovalute, mentre da un sondaggio YouGov apprendiamo che addirittura il 67% degli intervistati starebbe valutando investimenti nel comparto entro i prossimi cinque anni.
Comparto che godrebbe in loco di un sentimento positivo, con i cittadini in area UAE che sembrano non curarsi più di tanto delle complicate dinamiche dei mercati. Dinamiche ancora in atto, ma che non influenzano l’atteggiamento ottimista di soggetti come KPMG, la cui fiducia si evince da una recente e dettagliata analisi.
Visione ottimista anche per la popolazione degli Emirati e per le fiorenti economie locali, che da tempo investono tanto nel business che si muove su blockchain quanto sui mercati tradizionali.
I rapporti tra le due facce della stessa medaglia, quella che risponde ai dettami del business, sono stati favoriti anche da enti quali Dubai Virtual Assets Regulatory Authority, coinvolti in quel processo di sviluppo che ha creato terreno favorevole per exchange e operatori di settore.
Il nome di Dubai non salta fuori a caso, essendo l’Emirato che forse prima meglio di tutti ha iniziato a spingere in questa direzione. Il suo piano evolutivo in chiave Web3 rientra in una più ampia strategia di investimenti, che vorrebbe portarlo ad assumere il ruolo di hub finanziario mondiale. Fanno parte della ricetta studiata da Hamdan bin Mohammed una pressione fiscale ridotta e ingenti investimenti in fintech.
Sotto questa voce una parte rilevante degli sforzi economici va ricondotta al comparto delle criptovalute, col metaverso ad assorbire una buona fetta degli investimenti. Tradotto in soldoni, il piano governativo dovrebbe generare circa 40.000 posti di lavoro da qui al 2030. In termini di rientri dal business su metaverse ci si aspetta un giro d’affari quantificabile in 5 miliardi di dollari.
Un piano che si muove quindi su un doppio binario, continuando a curare gli affari tradizionali e stimolando la crescita del business riconducibile a DeFi e criptovalute. Un comparto che a Dubai trova grande considerazione e terreno fertile, con la capitale che continua ad attrarre i più importanti operatori di settore.
Tutto questo mentre c’è già chi parla di ripresa del mercato per bitcoin e per il resto del comparto. Che i dati che arrivano da Dubai siano una delle forze che aiuteranno questa inversione del trend? Staremo a vedere. Per ora godiamoci l’adozione, che aumenta a macchia d’olio nonostante una fase di mercato non entusiasmante.
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