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Il giro di Bitcoin in 80 giorni | Cosa sta preparando la politica per…

2 anni fa
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Ancora Bitcoin, cripto, blockchain e politica. Nella settimana in cui ricorre il primo anniversario dell’adozione, da parte di El Salvador, di $BTC come valuta avente corso legale. E con i venti che spirano da Washington, e qualche apertura nel REgno Unito, è il caso di fare il punto della situazione.

Un punto della situazione riguardo l’incrocio, per molti pericoloso, tra Bitcoin, cripto e stati sovrani. Un rapporto di amore ma più spesso di odio, di strette e di aperture vere o finte, concrete o presunte. Per una svolta che deciderà il futuro del settore, con Bitcoin che continuerà a cercare di difendersi forte anche della sua unicità.

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Degli Stati e di Bitcoin – la situazione sulla quale fare chiarezza

Tutti o quasi hanno celebrato il primo anniversario dell’adozione di Bitcoin a El Salvador, evento che è stato uno dei più importanti dello scorso anno e che ha avviato quello che potrebbe essere un ciclo, in particolare per quelle economie legate alle valute fiat di paesi stranieri.

In molti cercano di cavalcare Bitcoin

Anche grazie all’impegno di diversi bitcoiner quello che sembrava una fantasia visionaria oggi è realtà – e anche in economie e paesi dove Bitcoin non è, e non sarà a lungo, una valuta avente corso legale, qualcosa si muove. Cogliendo l’occasione del primo anniversio del Bitcoin Day a El Salvador, parlando anche di quanto sta avvenendo altrove.

La situazione di El Salvador: rimandato a data da destinarsi

La mossa di El Salvador è stata senza dubbio audace, ma diversi degli annunci che erano stati fatti già qualche mese fa sono ancora in stallo. In particolare parliamo dei Bitcoin Bond, titoli di stato legati a Bitcoin i quali avrebbero dovuto permettere di raccogliere denaro per costruire anche la Bitcoin City, città futuristica e visionaria che avrebbe dovuto accogliere persone legate a $BTC, con tasse praticamente nulle e l’idea di diventare il centro mondiale per questa tecnologia e questa visione economico-politica.

Si sa in realtà poco anche della creazione di centrali geotermiche che sarebbero state utilizzate per fare mining Bitcoin, anche questo però progetto di lungo periodo, complesso e costoso. Chi pensava a rapidi sviluppi sarà rimasto deluso. Ma invitiamo anche chi si affretta a decretare la morte del progetto a guardare con maggiore razionalità e pazienza a quanto avviene nel paese di Nayib Bukele. Un passaggio epocale non può avvenire in pochi mesi e quindi il giudizio dovrebbe rimanere quantomeno sospeso.

Gli USA rimangono il centro nevralgico – e ha appena parlato la Casa Bianca

Questa è stata anche la settimana della pubblicazione del report della Casa Bianca sul mining Bitcoin. Un report che in realtà ha fatto discutere quasi soltanto gli specialisti, senza che i mercati abbiano avuto un qualunque tipo di reazione a quanto pubblicato.

Il report è della qualità che è: tante fonti ormai smentite da tempo, qualche spunto che lascia capire che qualcuno da quelle parti ha almeno collateralmente compreso parte del funzionamento di Bitcoin e del mining che in parte lo alimenta.

La situazione rimane complessa sotto il piano politico e istituzionale almeno su due diversi fronti: il primo è quello più strettamente rappresentativo, con la guerra sottotraccia tra Repubblicani e Democratici che continuerà a mantenere il settore in un limbo, almeno fino a quanto sarà approvata la legge bipartisan USA su Bitcoin e sul mondo cripto che dovrebbe offrire delle linee guida relativamente libere.

Il secondo fronte rimane quello di SEC. La più potente agenzia finanziaria degli Stati Uniti si è recentemente espressa tramite il suo capo, che ha accettato di considerare Bitcoin una commodity, pur ribadendo che nel caso in cui certe cripto abbiano le caratteristiche dei titoli finanziari sarà lui a dettare legge.

Talvolta è la politica stessa a dettare la confusione, volontariamente

La vecchia UE ama la blockchain, a patto che sia lei a decidere dove, quando e perché

Bitcoin non piace a Francoforte, che ripete ad ogni possibile circostanza come non sia una moneta e come non possa sostituire l’Euro. Ma dal MiCA, il framework legislativo che tra qualche mese andrà a regolare l’intero comparto in UE, abbiamo imparato che alla fin fine Bitcoin non piace neanche a Bruxelles. Prevedibile: parliamo pur sempre di un’istituzione che, a prescindere da come la si pensi politicamente, ha un riflesso pavloviano per tutto quello che si muova, che la porta a legiferare e normare anche gli aspetti più minuti.

Difficile aspettarsi che nell’attuale contesto politico Bitcoin possa essere accettato di buon grado. Continuerà ad essere trattato come il proverbiale sterco del demonio, posizione funzionale alle ultime mosse di BCE riguardo l’ormai celebre Euro Digitale. Un Euro Digitale che sarà, ci comunicano da Francoforte, ovviamente uno strumento pensato per i consumatori. Consumatori che però, aggiungiamo noi, mai lo hanno chiesto e saranno probabilmente sorpresi quando se lo vedranno recapitare nelle loro vite.

Non è più nella UE, ma val comunque la pena di parlare dell’Inghilterra e di conseguenza del Regno Unito, dove sembra che il nuovo governo abbia anch’esso una sorta di atteggiamento aperto verso il comparto. Verso il comparto, abbiamo detto, perché si parla di blockchain e cripto e mai di Bitcoin. Cosa che ci porta al prossimo passaggio per capire cosa ne sanno stati e governi di $BTC e del comparto in generale e del perché forse è meglio riporre le proprie aspettative.

Tra accettazione, confusione e reazione: Bitcoin non ha bisogno di questo

Bitcoin è il primo esperimento monetario decentralizzato della storia umana non solo di questo livello, ma anche che abbia mostrato una trazione del genere. Gli stati, laddove lo hanno capito, il grosso delle volte cercano di contenerne l’ascesa. Qualche politico cerca di sfruttarlo il più delle volte per farsi pubblicità, qualche altra volta con un interesse sincero, ma non è comunque da qui che possiamo aspettarci il sostegno a quello che è, a conti fatti, anche un movimento di liberazione.

Per tutto il resto, ovvero quando sentiamo parlare di apertura al mondo delle blockchain e delle cripto, gli stati stanno parlando di altro. Stanno parlando di opportunità di business. Stanno parlando di attirare imprese e di qualcosa che non c’entra nulla, non ci stancheremo mai di ripeterlo, con il potenziale rivoluzionario di Bitcoin. Ed è da questo punto che, per le valutazioni di tutti, si dovrebbe partire in futuro.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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