Se fossimo in una celebre serie TV di qualche tempo fa, qualcuno aprirebbe dicendo che Today is the day. Non lo siamo, e quindi possiamo accontentarci di dire che oggi è il gran giorno. Sì, perché tra qualche ora, non appena la East Coast sarà sveglia, avremo i dati sull’inflazione USA.
Dati che interessano anche Bitcoin e il mondo delle criptovalute, per una relazione che cercheremo di comprendere insieme nel corso di questo mini-approfondimento. Un rapporto che continuerà, tra le altre cose, a dominare gli andamenti di mercato per i prossimi mesi. Un andamento macro che continua ad essere quello a cui tutti guardano anche per prendere posizione su $BTC & co.
Andamento sul quale possiamo comunque prendere posizione con la nota piattaforma crypto trading eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il TOP degli STRUMENTI di TRADING – anche per il brevissimo periodo. Un breve periodo che potrebbe essere particolarmente agitato, in entrambi i sensi, a partire da oggi pomeriggio.
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L’appuntamento è per quando in Italia saranno le 14:30, ovvero durante le prime ore del mattino a New York, come da tradizione. Ad arrivare saranno i dati sull’inflazione USA, dato di enorme rilefanza per tutta una serie di motivi, che saranno oggetto di questo nostro approfondimento di oggi.
Un dato macroeconomico che, al contrario di quanto vorrebbero e dicono molti, ha in realtà dei risvolti importanti che colpiranno anche il mercato di Bitcoin e delle criptovalute in generale.
La mediana delle aspettative delle principali banche d’affari e dei principali analisti è tra 8,0% e 8,1% anno su anno. Ed è questo grossomodo il tasso di crescita dell’inflazione USA anno su anno che i mercati avrebbero già scontato.
Già dalla serata di ieri però in diversi si sono mostrati leggermente ottimisti, citando prezzi dei carburanti che sono scesi in modo considerevole durante l’ultimo mese almeno negli USA. Sarà comunque come sempre il dato ufficiale a parlare e a dire chi aveva ragione.
Questo è un comportamento razionale dei mercati che in molti purtroppo ignorano. I mercati reagiscono tenendo conto delle aspettative che si erano già formati. Nessuno contesta che un’inflazione, ad esempio, al 7,5% , sarebbe comunque mostruosamente alta.
Avrebbe però con ogni probabilità l’effetto di calmare i mercati, perché segnalerebbe comunque un dato più basso rispetto a quello che i mercati si aspettavano e quindi avevano già incorporato nelle negoziazioni.
Ovvero nel ritorno nel più breve tempo possibile ad un livello di inflazione tollerabile per un’economia, che le banche centrali fissano intorno al 2%. Un percorso che è stato già intrapreso a colpi di rialzi di tassi e di riduzione del balance sheet della banca centrale.
E qui comincia a dipanarsi il collegamento con i mercati finanziari, e in particolari con quelli di rischio, perché tali mosse hanno in genere effetti compressivi su questa categoria di asset. Categoria di asset della quale Bitcoin e le cripto, volenti o nolenti, fanno ancora parte.
La logica vorrebbe i mercati brindare ad un dato CPI (consumer price index, e quindi l’indice dei prezzi al consumo, l’inflazione per capirci) più basso del preventivato.
Tuttavia siamo in periodi dove a pesare, più dei dati, sono le reazioni dirette di Fed, o meglio quello che manda a dire vengono comunicati i dati. Quel che è certo è che intorno alle 14:30 ora italiana, e fino alle ore del tardo pomeriggio potremmo assistere a movimenti piuttosto burrascosi e a grande volatilità.
Questo perché i mercati, per quanto abbiano graziato e anzi spinto asset di rischio come Bitcoin negli ultimi giorni, rimangono comunque alla finestra per due ordini di motivi.
Che continua ad insistere su un mercato del lavoro in discreta salute (anche se gli ultimi dati l’hanno smentita) e dunque capace di sopportare eventuali strette in termini di tassi. Il tutto ovviamente in nome di una riduzione radicale dell’inflazione a stretto giro di posta, che però per sua stessa ammissione non è pienamente sotto il suo controllo.
Il comportamento di FED è apparso a molti ondivago, poco deciso, poi improvvisamente eccessivamente deciso. L’idea che si stanno facendo tutti è che non ci sia nessuno a tenere la barra dritta da quelle parti e che dunque ogni dato sia sempre da prendere con le pinze, perché il comportamento della truppa di Powell sarebbe comunque difficile da leggere.
In Europa sembrerebbe essere inevitabile. Negli USA anche, sebbene siano in pochi pronti a scommettere sul fatto che sarà duratura. E la recessione sarebbe ulteriormente favorita da politiche più severe sui tassi.
In presenza di queste due “conseguenze” la cui gravità sarà anche dettata dal dato sull’inflazione, non dovrebbe risultare difficile capire perché quella tra CPI, Bitcoin e cripto sia una correlazione che c’è, esiste e che dovremo imparare a leggere. Per quanto sia difficile farlo in questi momenti di subbuglio sul mercato. Momenti che rendono molto difficile muoversi in anticipo, favorendo chi è bravo a fare surf su onde praticamente impossibili da governare per i meno esperti.
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