Il settore delle criptovalute, nel suo complesso, sta seguendo un trend ascendente davvero importante nel 2019. Tra le altcoin di maggior successo, è impossibile non citare Stellar (XLM). Dopo un 2018 da dimenticare, tra il 4 febbraio ed oggi il valore in dollari degli Stellar Lumens è raddoppiato; gli investimenti non sembrano destinati a finire, ed attualmente questa criptovaluta è la nona più capitalizzata in assoluto secondo la classifica di CoinMarketCap.
Malgrado gli investitori sembrino non temere che si tratti di un progetto destinato a finire, la tecnologia che permette alla rete Stellar di esistere sembra non tenere il passo. Il 14 maggio scorso, infatti, si è registrato un altro freeze: la piattaforma ha completamente smesso di funzionare per due ore, in quanto non c’erano abbastanza nodi connessi per poter convalidare le transazioni sulla piattaforma. Oltre 2,5 miliardi di dollari sono confluiti ormai nella capitalizzazione di Stellar, ed è il caso di fermarsi a riflettere su quanto di buono ci sia nel progetto al di fuori della speculazione.
La rete Stellar, come quella della maggior parte delle criptovalute, ha un protocollo di verifica basato sul consenso. Quando un utente scambia denaro con un altro, la transazione deve essere convalidata prima di essere aggiunta alla blockchain. Affinché la convalida vada a buon fine deve esserci qualcuno disposto a prestare la sua potenza di calcolo alla rete; questa figura, comunemente detta miner, in cambio della potenza di calcolo messa a disposizione riceve una ricompensa in Stellar Lumens.
Il 14 maggio, ancora una volta, i nodi connessi e disponibili a convalidare le transazioni non erano sufficienti. Per questo la rete è rimasta offline due ore, senza possibilità di scambiare nemmeno un Lumens. Sarebbe questo il progetto che punta a creare un’alternativa definitiva all’economia tradizionale? Se per due ore il mondo intero avesse dovuto fare riferimento soltanto a Stellar, l’economia sarebbe stata completamente bloccata con danni incalcolabili. Decine di miliardi di dollari in scambi non sarebbero potuti avvenire, le aziende sarebbero state bloccate e nessuno avrebbe potuto comprare alcunché.
Questo tipo di problemi, è lecito pensare, si addice a criptovalute che hanno appena fatto la loro ICO. Di certo non al nono progetto più capitalizzato dell’intera economia crypto, quello che si pensa possa avere implicazioni rivoluzionarie in diversi settori. Il team di Stellar dovrà decisamente investire di più nei protocolli di verifica, facendo in modo che i nodi abbiano più interesse a minare le transazioni che avvengono sulla rete e che dei blocchi del genere non si verifichino più.
Stellar si propone di essere una criptovaluta simile a Ripple, ma più adatta all’utente medio e che non punta esclusivamente a diventare uno strumento per grandi banche ed istituzioni finanziarie. Anche in questo caso, infatti, si tratta di una criptovaluta nata per trasferire valore da una parte all’altra del mondo in poco tempo e con costi di commissione molto bassi. Si può trasferire qualsiasi valuta con Stellar: ad esempio potremo inviare euro ad un nostro amico in America, che riceverà invece dollari americani ad un cambio vantaggioso e in pochi secondi.
Quando si fa una transazione del genere, la rete Stellar trasforma automaticamente gli euro in Lumens ed i Lumens in dollari che vengono collocati direttamente nel wallet del destinatario. Se questo progetto è di per sé encomiabile, c’è da dire che Ripple garantisce a grandi istituzioni finanziarie un funzionamento impeccabile 24/7, mentre Stellar sembra ancora avere grandi difficoltà a mantenere adeguati standard di servizio.
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