Ancora il CEO di JP Morgan. Ancora un attacco al mondo di Bitcoin, nonostante la sua banca sia una delle più attive del comparto. Ancora una litania, o forse sarebbe il caso di dire una filastrocca. Senza alcun merito, senza alcun senso, senza nulla di nuovo. Jamie Dimon è qui, lotta insieme a noi e benché dovrebbe essere affaccendato in questioni decisamente più serie, date anche le condizioni specifiche dell’economia, ha ben pensato di tornare ad attaccare frontalmente il comparto di cui Criptovaluta.it si occupa ogni giorno.
Senza risparmiare nessuno, perché se è vero che tra i 10.000+ progetti cripto esistenti molti non hanno ragion d’essere se non per spillare denaro ai meno attenti, è altrettanto vero che avere questo tipo di dubbi su Bitcoin non ha granché senso e può essere interpretato soltanto in due modi. Il primo come ignoranza di chi parla, il secondo come indirizzo di chi ha un’agenda diversa.
La cosa positiva è che Bitcoin può continuare ad infischiarsene del CEO di JP Morgan e di qualunque altra banca d’affari, per grande o piccola che sia. E possiamo investirci anche senza passare da queste banche. Possiamo farlo con la piattaforma sicura Capital.com – vai qui per richiedere un conto virtuale gratuito con CAPITALE DI PROVA ILLIMITATO – intermediario che ci permette di accedere non solo a Bitcoin, ma a tutti i migliori asset di questo comparto, avendone a listino oltre 140.
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Schemi Ponzi? No, per carità, perché mai è successo – si fa per dire – che banche d’affari promuovessero piani di questo tipo come investimenti solidi. Tuttavia durante il bear market ci sta anche questo, ovvero che ci se la prenda con chi è meno difeso ai piani alti delle grandi banche internazionali. Con quel Bitcoin che nel giro di pochi anni è passato, seguiamo quanto dicevano le eminenze del gotha bancario internazionale, da hobby per svitati a nullità, finendo poi per essere, dicono sempre loro, il malleus maleficarum, la fonte di ogni male, il libro nero tramite il quale la civiltà sarà inevitabilmente perduta.
Sono un grande scettico dei cripto-token, che voi chiamate valute, come Bitcoin. Sono degli schemi Ponzi decentralizzati.
A dirlo non è uno qualunque, ma Mr. Dimon, CEO di JP Morgan, banca d’affari e retail che è la più importante al mondo e che nonostante le mattane e le litanie del suo boss è tra le più coinvolte nel mondo cripto e Bitcoin. Critiche che un tempo avremmo rispedito al mittente con dovizia di argomentazioni, e che oggi devono invece essere prese per quello che sono. Ovvero per una nuova edizione di “Il computer? Io non so mica usarlo”, oppure “sono una frana in matematica”, roba che si dice sghignazzando per coprire la propria ignoranza e per cercare sponde tra persone ignoranti quanto chi pronuncia queste frasi.
Un parere duro? Probabilmente sì, ma avremo dalla nostra almeno il merito di aver studiato cosa può fare Bitcoin non solo per gli investitori, ma per chi anela alla libertà finanziaria, di spesa e di guadagno. Spesso anche in contrasto con il grande schema delle cose e con una progressiva erosione di questi diritti anche a causa delle banche. Banche che di fronte a compliance per l’uomo della strada al pari del peggiore dei terroristi non hanno mai battuto ciglio.
Banche che non hanno alcun interesse alla portata rivoluzionaria di Bitcoin proprio perché in conflitto con i propri interessi da crony capitalist. Poco male però, perché chi ha scelto invece scientemente di utilizzare Bitcoin, di comprenderne l’enorme portata finanziaria e politica è sicuro anche del fatto di avere tutti gli strumenti per vivere in futuro una vita che non avrà bisogno dei soloni a capo delle grandi banche.
E qui torniamo alle argomentazioni meno politiche e più scientifiche. Bitcoin è uno strumento che ha insegnato alle persone a modificare le proprie preferenze temporali, che ha fatto comprendere a molti, quasi tutti, il grande inganno di una moneta che può essere emessa a comando e che ha insegnato al tempo stesso il concetto di vero patrimonio e vera ricchezza a milioni di persone.
È anche strumento, facciamo il caso di El Salvador, che ha permesso al 2% (per ora poco, ma vedremo in futuro) di liberarsi dal gioco bancario e dei money transfer per ricevere denaro da figli e parenti che lavorano all’estero. È anche strumento che ci insegna la cosa più importante: che i soldi nella banca non sono completamente nostri, e che l’autocustodia di $BTC è quanto di più intelligente possiamo fare per riappropriarci della nostra libertà finanziaria.
Non piace al CEO di JP Morgan? Ce ne faremo una ragione. Perché Satoshi Nakamoto ha donato al mondo uno strumento utile proprio per iniziare a fregarsene, passateci il termine forte, di quello che pensano ai piani alti di Wall Street. E di quello che decideranno di fare con la vostra libertà.
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Buongiorno a tutto il gruppo. IL CEO di JPM ha cambiato versione molte volte, ha anche espresso l'approvazione dei token che hanno utilità, elaborano contratti intelligenti, tecnologia NTF. JPM ha creato la propria cripto JPMCOIN che viene utilizzata per regolare le transazioni istituzionali sulla blockchain. Ma gli rode molto non aver inventato Bitcoin. Dobbiamo pensare che in passato e prima che nasca Bitcoin molti gruppi privati e società legate alle banche erano al lavoro per creare una moneta digitale completamente svincolata dai sistemi tradizionali e metterla a disposizione di una banca privata forte in concorrenza con le altre banche e la moneta che comunque sarebbe stata sotto il controllo di tutte le lobby doveva favorire un effetto equilibratore su tutto il sistema finanziario e controllare gli aspetti di maggior preoccupazione ed evitare anche che l'inflazione salga a dismisura. Il problema maggiore però era creare un sistema a prova di attacco e qui dovettero abbandonare il progetto. Un certo Satoshi Nakamoto riuscì nell'impresa ma mise la moneta a disposizione del popolo anzichè delle banche e questo rode molto al sistema delle lobby che sanno benissimo che non si tratta di un sistema Ponzi ma probabilmente per controllare Bitcoin devono possederlo e quindi acquistare la maggioranza dei token in circolazione non c'è altra soluzione secondo me e quindi costringere a vendere tutti i possessori del Token attraverso sparate più o meno originali che possano creare paura ma questa è una soluzione molto difficile e dovranno rassegnarsi a collaborare e creare una sorta di simbiosi mutualistica. Però hanno anche un'altra soluzione che al momento non conviene a nessuno, possono usare il ricatto e rendere Bitcoin inutilizzabile. Perchè dovranno collaborare secondo me, perchè le monete tradizionali probabilmente non spariranno ma diventeranno sempre più deboli. Buona giornata e naturalmente saluto il mitico Gianluca Grossi.