C’è ci si preoccupa, ragionevolmente o meno, dei criteri ESG nel loro incrocio pericoloso per e con Bitcoin. E qualcuno tra i gestori di fondi ha preso molto sul serio tali preoccupazioni e si è preoccupato di mettere insieme un prodotto ETP e dunque un fondo a gestione automatica, che incorpori anche il “danno ambientale” di BTC.
Danno ambientale che viene ovviamente compensato con i tanto amati (o odiati) carbon credits e che dovrebbe essere una delle soluzioni possibili per avere investimenti in Bitcoin, in particolare da parte di soggetti istituzionali, che tengano conto delle diverse fisime che ormai hanno pervaso anche i mercati finanziari. Comunque vada, si tratta di un segnale forte da parte di Valour, che è appunto la società che lancia il prodotto a Francoforte.
Un segnale buono anche per Bitcoin, tanto appetibile da essere al centro anche di questo tipo di soluzioni. Bitcoin sul quale comunque possiamo investire anche alla vecchia maniera anche con eToro – vai qui per ottenere un conto gratuito di prova con tutti gli STRUMENTI PREMIUM VIP INCLUSI – intermediario che ci permette di investire su diversi strumenti cripto, con un listino di 78+ asset all’interno di una piattaforma con tutti gli asset dei principali mercati finanziari.
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Bitcoin senza impatto? Arriva l’ETP a Francoforte
Lo strumento è un ETP ovvero un ETF con un solo asset al suo interno. Un ETF che replica l’andamento di Bitcoin al netto del suo impatto ambientale. L’idea, in realtà non così originale perché altrove erano già stati proposti, è di Valour, che lancia il prodotto in questione sulla borsa di Francoforte e dunque su un mercato accessibile anche a noi europei.
Si chiamerà Valour Bitcoin Carbon Neutral ETP, avrà l’ISIN CH1149139706 e se siete fortunati potete già trovarlo presso le vostre piattaforme di investimento preferite. Il nocciolo della questione? L’offset delle emissioni dovute al mining Bitcoin, mettendo così a tacere mattane, interessate o meno, di tutti coloro vedono in $BTC una minaccia concreta alla salute del pianeta.
Minaccia in realtà inesistente, con Bitcoin che potrebbe anzi dare una mano alla messa in efficienza della produzione di energie rinnovabili e anche nella riduzione delle emissioni dovute al flare gas, ma viviamo pur sempre nel mondo in cui viviamo e dunque dovremo anche accettare questo nuovo prodotto con tutto l’entusiasmo che merita.
Una soluzione che permetterà poi agli istituzionali di acquistare indirettamente Bitcoin avendo quel bollino green di cui sembrano non poter fare a meno. Un’evoluzione che tra le altre cose ci segnala come Bitcoin sia un asset così richiesto e interessante da trovare comunque il modo di diventare compliant, tanto con quanto sognano i controllori green del mercato, quanto con il sentimento della parte più ambientalista della società.
Questo il futuro per Bitcoin?
Non IL futuro, ma uno dei futuri che andranno a co-esistere nel mondo degli investimenti in Bitcoin, dato che le circostanze esterne non sono governate da chi ha capito come funziona il mining di Bitcoin e dato che tutti, con convinzione, sembrano voler ignorare quanto sta effettivamente avvenendo nel mining Bitcoin anche in termini di riduzione delle emissioni.
Poco male: le soluzioni, per chi vuole, ci sono e quindi diamo il benvenuto per questo primo giorno di contrattazioni al prodotto immesso sul mercato da Valour. Un prodotto green abbastanza anche per i detrattori di Bitcoin, che ora dovranno cercare altri modi per attaccare sua maestà la moneta libera.
Scusatemi amici di criptovaluta.it ma a questo punto su questo argomento scrivo anch’io un articolo nel vostro spazio.
Criteri ESG, bitcoin non è compliant, esposizione della frase e quindi del concetto errata all’origine e spiego il perché facendo 3 esempi.
La Gianluca Miners Group produce industrialmente bicoin, come ha deciso di alimentare energeticamente la sua produzione?
Beh semplicemente usufruendo della rete elettrica nazionale italiana, (lasciamo ovviamente da parte il discorso prezzo dell’energia) e sceglie un fornitore di energia elettrica che gli garantisce la fornitura da sole fonti rinnovabili.
La Gianluca Group è compliant?
Lo è e lo sarà fino a che lo sarà prima di tutto il suo fornitore e il suo fornitore sarà incentivato ad essere green, non solo dal governo, ma anche dal suo cliente che consuma energia.
La Luigi Miners Group invece non è nata come industria miners ma bensì è nata e continua ad essere tuttora un allevamento intensivo di bestiame, bovini nella fattispecie, e decide di fare un grosso investimento utilizzando il biogas prodotto dai liquami prodotti dalle povere bestiole.
Le aziende che mettono a punto e installano questi tipi di impianti si trovano facilmente su internet e con un investimento di un milione di euro circa garantiscono il rientro della spesa in soli 3 anni rivedendo l’energia prodotta.
Ma la Luigi Group lungimirante e intelligente decide di utilizzare questa energia per produrre bitcoin.
La Luigi Group è compliant?
Se non lo è non sono compliant nemmeno tutti gli altri allevamenti intensivi, perché non c’è alcuna differenza tra il bruciare il biogas oppure no e quindi rilasciarlo in atmosfera così com’è ( composizione biogas:[ non uso le formule ma i nomi comuni dei gas] metano, acido solfidrico, ammoniaca, acido fosforico, anidride carbonica.)
Poi c’è la Giorgio Miners Group, secondo me la più sfigata.
La Giorgio Group ha deciso di minare bitcoin attraverso l’energia fotovoltaica con appositi pannelli.
La Giorgio Group è compliant?
Dipende dai punti di vista, uno perché bisognerebbe vedere se chi gli ha fornito i pannelli fotovoltaici è compliant, se è green, per costruirli ci vuole energia e soprattutto i pannelli sono composti da tanti piccoli ” vetrini ” fatti di particolari isotopi di silicio e o selenio che bisognerà pur estrarli da qualche parte nel mondo.
Secondo, di notte la Giorgio Group ha due scelte, o non mina, oppure si affida a enormi e molto inquinanti batterie di accumulo di energia per poter soddisfare il suo fabbisogno.
Terzo, la Giorgio Group non avrà un efficienza energetica costante durante tutto l’anno, perché qui in Italia a causa dell’incidenza dei raggi solari avrà il 100 % della resa dei suoi pannelli solo nelle stagioni intermedie, e poi perché d’estate i pannelli si surriscaldano e sono meno efficienti e quindi altro accumulo oppure, energia alternativa a quella solare.
Quarto calcolando che per fare un kw la Giorgio Group ha bisogno di una superficie di 2 metri quadrati non oso immaginare il disboscamento che dovrà effettuare intorno a sé.
Ora tirando le somme, come sarà possibile stabilire chi veramente è o sarà ESG compliant?
E tirando nuovamente le somme bitcoin in questi esempi è sempre stato green, se non lo è stato è per responsabilità di chi lo mina quindi solo quella suddetta azienda va punita o multata.
A questo punto penso di aver detto tutto.