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Jerome Powell: parla di DeFi e stablecoin! | La Federal Reserve meglio di…

Jerome Powell si è espresso in merito a regolamentazione, salute dei mercati, DeFi in genere e stablecoin in particolare all’interno della conferenza Opportunities and challenges of the tokenisation of finance: which role for Central Banks? promossa dalla Banca di Francia.

Il presidente della Federal Reserve ha posto l’accento sulla necessità di regolamentare efficacemente l’intero comparto, ancora portatore a suo dire di scarsa trasparenza, ma ha riservato parole dolci verso gli stablecoin, sulla scorta dei chiari segnali di apertura registrati in casa Fed nel corso dell’estate.

Un segnale anche di maturità per il mercato, che dalle parti di Fed viene discusso anche con qualche nervosismo in meno. Segno di forza per un comparto sul quale possiamo investire tramite Capital.comvai qui per richiedere un conto virtuale gratuito e con CAPITALE VIRTUALE ILLIMITATO – intermediario che offre un corredo di 140+ cripto asset sui quali poter investire con strumenti professionali.

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Powell si sbottona su DeFi e Stablecoin

Buone notizie da Parigi, e dalla Banca di Francia, perlomeno a metà. Invitato alla tavola rotonda dall’evocativo titolo Opportunities and challenges of the tokenisation of finance: which role for Central Banks?, Jerome Powell è intervenuto con toni a tratti a confortanti, nei confronti di DeFi e criptovalute. Iniziamo dalla parte più spigolosa.

L’ecosistema della DeFi mostra problemi strutturali riconducibili all’aspetto della trasparenza. Ciononostante, notiamo come finanza e banche tradizionali non siano in connessione stretta con la finanza decentralizzata, se guardiamo alla stabilità finanziaria. L’inverno dei mercati cripto non ha influenzato più di tanto il sistema bancario e la stabilità finanziaria, il che è un bene. La situazione tuttavia dimostra che c’è bisogno di intraprendere un attento e ponderato lavoro di regolamentazione.

Parole che prestano il fianco a congetture di diversa natura, e a nostro avviso da lasciar sedimentare, almeno per il momento. Da una lettura superficiale sembrerebbe che le parole di Powell non prendano in considerazione il gelo piombato sulla finanza tradizionale. O meglio, si parlerebbe di possibile contagioi solo per Bitcoin e criptovalute. Quello che risalta lampante invece è la chiamata a una seria regolamentazione, e qui forse tra congresso e Bruxelles qualcuno dovrebbe sentirsi chiamato in causa.

Powell comincia a sbottonarsi sul tema

Cosa vuole Powell?

Ma andiamo avanti, perché nella seconda parte emerge quella che mostra i tratti di un’apertura, questa volta abbastanza intelligibile anche ai meno informati.

Dobbiamo concentrarci in particolar modo sugli stablecoin: la maggior parte di esse è disponibile su exchange e piattaforme del comparto cripto. Sono a tutti gli effetti degli asset utilizzati per operare transazioni sulle piattaforme DeFi. L’interesse dell’opinione pubblica nei loro confronti è elevato, se ne parla tanto, anche in fatto di pagamenti al dettaglio.

In questi e nei successivi passaggi il presidente della Federal Reserve sembra voler richiamare l’attenzione su stablecoin e casi d’uso: temi che sono già stati discussi nel recentissimo passato, e che di tanto in tanto tornano tornano sui tavoli che contano.

Dobbiamo seriamente porci questo come obiettivo principale, quando parliamo di regolamentazione. Qual è l’utilizzo migliore degli stablecoin? Dovrebbero essere utilizzati da tutti, anche al di là delle piattaforme DeFi? Qual è il quadro normativo da poter applicare efficacemente? Abbiamo agenzie specifiche che sono già al lavoro, guidate dal dipartimento del Tesoro. Invitiamo il Congresso ad approvare la necessaria regolamentazione in materia.

L’intervento di Jerome Powell in quel del Louvre porta con sé echi di recenti discussioni su CBDC e stablecoin, che animavano i lavori del congresso già nella scorsa estate. In quelle occasioni la Fed cercava di rassicurare un’ansiosa classe politica americana sulla tenuta del sistema monetario globale, e soprattutto sulla tenuta del dollaro come valuta predominante. La tokenizzazione del denaro non avrebbe influito sulla sua egemonia.

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