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Apple “contro” il metaverse: “nessuno lo conosce!” | Ma intanto prepara…

2 anni fa
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Apple eviterà di usare il termine metaverse finché questo non sia diventato di pubblico dominio. Questa la linea imposta da Tim Cook, convinto del fatto che la maggior parte della popolazione abbia una conoscenza molto marginale della tecnologia in questione.

A dimostrazione del diktat vediamo comparire il termine nelle chiamate annuali sugli utili Apple solo una volta. Di diversa opinione Zuckerberg, che conta 36 citazioni metaverse negli omologhi registri del suo gruppo. A mettere tutti d’accordo un recente rapporto stilato da KPMG, che fotografa una situazione molto differente rispetto a quanto ipotizzato dal CEO di Apple.

E per chi legge tra le righe la possibilità che in realtà Apple stia lavorando sul settore pur chiamandolo in un altro modo. Cosa che sarebbe più che comprensibile data la grande quantità di aziende che sono già arrivate nel comparto. E potremo comunque investirci anche con la piattaforma sicura Capital.comvai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il meglio del mercato e l’Intelligenza Artificiale – intermediario che ci consente di investire su tutte le principali cripto del settore, avendone incluse ben 140+ a listino.

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Apple “evita” il metaverse, anche se…

La notizia è di rilevante importanza: Apple evita di usare il termine metaverse perché le persone sostanzialmente non sanno di cosa si tratti. La notizia è sconvolgente, perché arriva dalla società che prima di ogni altra ha oltrepassato i 3.000 miliardi di capitalizzazione. Società che, neanche a dirlo, fa dell’innovazione tecnologica (e non solo) il suo DNA.

Un niet momentaneo?

Cos’hanno di così sconvolgente tali dichiarazioni lo analizzeremo in seguito. Lasciamo quindi spazio al pensiero di Tim Cook, raccolto in una recente intervista dai colleghi olandesi di Bright.

Molte aziende parlano di metaverse come orizzonte ultimo a cui puntare. Noi non utilizziamo questo termine, e abbiamo buoni motivi per portare avanti la nostra scelta. È importante che le persone abbiano una chiara idea di cosa hanno di fronte. E non sono certo che le persone comuni possano dirti con esattezza cosa sia il metaverse.

Parole pesanti quelle di Tim Cook, CEO di Apple, che individua invece nella programmazione l’unico linguaggio universale, il più importante di tutti dopo la propria lingua madre. E prosegue: la realtà aumentata è per lui la più grande promessa tecnologica per il futuro. Per Cook presto i visori AR saranno lo standard di riferimento, e ricorda come il suo App Store sia già abbastanza fornito di App AR.

Insomma, ognuno tira acqua al suo mulino, e ci mancherebbe altro. Così come dall’altra parte della barricata Zuckerberg prosegue a testa bassa nella sua missione di traghettare il colosso Meta verso una progressiva adozione delle tecnologie su cui si fonda il cosiddetto Web3. Due poli opposti, che però non si attraggono, d’altronde Cook ha già espresso le sue posizioni antitetiche a tal riguardo, soprattutto quando in casa Meta i preventivi per la svolta on chain citavano spese per circa 10 miliardi di dollari.

AR, che servirà per…

A tale potenza di fuoco il CEO di Apple risponde citando le esperienze immersive rese possibili dalla tecnologia AR, descrivendola come dominante nel prossimo futuro.

Nelle chiamate sugli utili Apple d’altronde la parola metaverse appare una sola volta nell’ultimo anno, contro le 36 nei corrispettivi documenti Meta. Chi avrà ragione? Difficile dirlo: Apple punta tutto su AR, anche se a inizio anno aveva pubblicamente dimostrato interesse per il metaverse, mentre il resto del mondo sembra andare in tutt’altra direzione.

Potremmo citare centinaia di casi, dalle multinazionali del giocattolo fino ad annoverare gli istituti creditizi più importanti al mondo, dal mondo della ricerca scientifica con i più prestigiosi atenei in prima fila, per arrivare alle pubbliche amministrazioni che sempre più spesso cercano nel metaverse un luogo per rendere più efficiente il pubblico servizio. E volendo alzare il tiro, ci sono interi Stati che investono in questa tecnologia, per generare migliaia di posti di lavoro e utili miliardari.

Gli esempi non mancano, e non solo in ambito business. Forse quindi le persone non sono poi così disinformate, come vorrebbe il buon Cook, la cui intervista sa più di mossa strategica che di un’effettiva presa coscienza dello status quo, stando perlomeno ai dati riportati da KPMG, altro soggetto di indiscutibile caratura e autorevolezza.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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