Ripple è sempre più lanciata in difesa dell’ambiente, sulla scorta di una corsa al verde che ormai pervade in toto anche il comparto. Il protocollo a cui si deve $XRP ha stretto una partnership con Thallo per vendere carbon credits su blockchain.
Blockchain che si fanno sempre più paladine del bene più prezioso che abbiamo: il nostro ecosistema. E prestano il loro protocollo alla causa, per garantire la tracciabilità delle transazioni con cui alcuni virtuosi soggetti acquistano il debito ambientale – tasse – onorato sotto forma di denaro dalle attività più energivore e inquinanti.
Un buon momento per Ripple, tra le vittorie che sta conseguendo in tribunale e questo tipo di iniziative poi in linea con il marketing che ha sempre spinto. E potremo investire sul futuro di $XRP anche con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito anche con TRADING AUTOMATICO – intermediario che ci permette di investire su Ripple in un listino che include già 78+ cripto asset.
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In breve: Ripple ha stretto un’importante accordo con alcune aziende attive in ambito Web3 per creare un mercato di carbon credits su chain. Tra queste figura Thallo, che impariamo a conoscere dallo snippet con cui la società affida a Google il compito di telegrafarne costituzione e intenti.
Ed eccola: Thallo è un marketplace di carbon credits alimentato dalla blockchain, dove privati e aziende possono comprare compensazioni di carbonio di alta qualità. Verrebbe da aggiungere qualcosa del tipo la vostra soddisfazione è il nostro miglior premio, ma non è il momento di lanciarci in citazioni cinematografiche, e continuiamo con la notizia dando spazio ai protagonisti.
Siamo orgogliosi di affiancare Thallo in questa azione a favore dell’ambiente. Il loro marketplace di compensazione della CO2 su blockchain impiega XRP Ledger per essere ancor più trasparente ed efficiente.
Così si esprimono dai piani alti di Ripple, uno tra i soggetti più strutturati tra chi nel comparto si occupa di business e corporate, e protagonista di un’accesa battaglia legale che lo vede contrapposto a SEC.
Grande fiducia quindi verso Thallo, che in un comunicato annuncia con altrettanta esultanza la partnership. L’obiettivo è quello di rendere più efficace il mercato volontario del carbonio, dirottando gli investimenti verso progetti qualitativamente superiori e aiutando le società a raggiungere i propri target in fatto di sostenibilità ambientale, che grazie alla blockchain diventa perfettamente verificabile oltre che trasparente.
Vendesi diossido di carbonio in cambio di aria pulita. Fossimo capaci di parlare agli arbusti la cosa avrebbe un senso: la fotosintesi clorofilliana è alla base della vita, con le piante che si nutrono di CO2 per ricavarne glucosio, e per ringraziarci del nutrimento gentilmente fornito ci regalano ossigeno, un sottoprodotto del loro vitale operato.
Il fatto è che sussurriamo alle piante usando la struttura semantica della finanza, centralizzata o meno che sia: inquino, quindi pago. Problema risolto, e il pianeta ringrazia. La questione dei carbon credits quindi è sempre più centrale in ambito DeFi così come nei mercati tradizionali. Si, perché di business si parla. Sul finale una simpatica coincidenza.
Lo sanno bene alcune aziende del comparto, pronte a passare dal lato buono della forza con l’avallo di altrettanto controverse organizzazioni del calibro di Greenpeace, così come la vicenda del merge Ethereum ci insegna.
Con quest’appunto non vogliamo mettere alla gogna Ripple, dato che il tema ambiente è delicato e merita un trattamento altrettanto serio. Ma finché gli alberi non svilupperanno una struttura biologica in grado di trasformare il denaro in aria pulita, i mercati del carbonio (su cui, tanto per non farsi mancare niente, si può anche speculare) non ci sembrano la soluzione che salverà il nostro pianeta, l’unico che abbiamo, dall’inquinamento.
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