La Banca Centrale del Brasile si appresti a regolamentare. Questo il pensiero di Luis Inacio Da Silva, presidente del Brasile dal 2003 al 2011 e di nuovo in corsa per la poltrona più importante della Repubblica federale.
Lula ha ricevuto la maggior parte delle preferenze alla prima tornata di scrutini, e fedele al suo pensiero politico vede nelle criptovalute un potente strumento per affrancarsi dal dollaro e dal sistema economico internazionale. E ammonisce: bisogna evitare che gli asset siano usati per riciclare denaro sporco.
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Il Lula pensiero parla di Bitcoin e criptovalute, con l’ex presidente premiato alle urne, ma non di molto, in questa prima tornata elettorale. Un personaggio controverso, su cui però i brasiliani continuano a puntare, stando ai primi scrutini che lo vedono in testa alla corsa per la poltrona presidenziale.
Un pensiero rivolto in prima istanza alla Banca Centrale del Brasile, che dovrebbe iniziare a prendere sul serio la questione regolamentazione, visto e considerato che i casi d’uso e la diffusione di crypto asset si vanno moltiplicando giorno dopo giorno.
Un’azione mirata a scoraggiare attività illecite come riciclaggio di denaro sporco, evasione fiscale e altri reati finanziari, ma non solo: Luis Inacio Da Silva vede nei crypto asset un modo per smarcarsi dall’egemonia del dollaro americano e dal giogo delle politiche internazionali. Dinamiche che hanno contribuito a destabilizzare le economie sudamericane, che sempre più spesso si affidano alle criptovalute per trasferimenti transnazionali rapidi ed economici.
Abbiamo citato Ripple e i suoi accordi con Travelex per sottolineare come l’adozione di asset alternativi alla valuta fiat sia ormai nell’agenda di grandi gruppi finanziari locali, pronti a sfruttare l’agilità del protocollo per continuare a operare sulle transazioni di ritorno dall’estero.
Un business importante per tutta l’America Latina, e ovviamente anche per il Brasile, che può contare su un esercito di migranti che quotidianamente trasferiscono in patria il frutto delle proprie fatiche.
Movimenti noti anche a Lula, che guarda a più ampio raggio ed esorta le autorità bancarie a regolamentare per adottare le criptovalute anche e soprattutto per avere una maggior libertà dal sistema dollaro, coerentemente al suo pensiero politico.
In caso di vittoria, l’ex presidente istituirà una valuta comune Latam, stando alle sue dichiarazioni. Il progetto SUR, su cui tuttavia non sono circolati molti dettagli ad oggi, dovrebbe garantire un fronte comune da contrapporre alle politiche economiche dollarocentriche.
In Brasile intanto le discussioni parlamentari su una regolamentazione sembrano rallentare a causa della campagna elettorale in corso, con Lula che torna a cavalcare l’argomento spinto probabilmente dalla diffusione sempre maggiore che Bitcoin, Ethereum e criptovalute più in generale possono vantare nel suo Paese.
Se i proclami si tradurranno in fatti ce lo dirà il tempo, o meglio le urne: i cittadini brasiliani avranno modo di confermare o smentire le preferenze del primo scrutinio, e intanto altri gruppi bancari si apprestano ad offrire servizi e prodotti crypto ai carioca.
Dovesse essere eletto, Luis Inacio Da Silva si troverà quindi costretto a mantenere le promesse elettorali, ma è ancora presto per dirlo: il 48,43% dei voti incassati in questa prima tornata non è sufficiente per scalzare Jair Bolsonaro, che può contare sul 43,20% delle preferenze. I due se la vedranno nel testa a testa previsto per il 30 ottobre prossimo.
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