NTT Docomo è pronta a esplorare quanto di buono il metaverse ha da offrire a quella che di fatto è la compagnia di telecomunicazioni più importante sul mercato giapponese. La holding ha messo in piedi una divisione, NTT Qonoq, che forte di 200 dipendenti si occuperà degli sviluppi sul fronte Web3, con un budget di oltre 400 milioni di dollari a disposizione.
La sussidiaria si concentrerà principalmente su ricerca e sviluppo in ambito XR, producendo software e dispositivi hardware per sfruttare al meglio la realtà aumentata su metaverse. Qonoq è al lavoro dai primi di ottobre, dando seguito concreto agli annunci di inizio anno con cui l’azienda annunciava il suo interesse per il metaverse.
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NTT Docomo vuole il metaverse
NTT Docomo è il principale operatore telefonico in Giappone, nato nei primi anni ’90 come costola di Nippon Telegraph and Telephone per occuparsi dell’allora nascente mercato della telefonia mobile. Un’azienda creata appositamente per esplorare le all’epoca ultime frontiere tecnologiche e relativo business, e che oggi a sua volta va a caccia dei vantaggi offerti da blockchain e tecnologie derivate.
Buona la prima, con l’operatore che si è imposto come il primo attore nel mercato della telefonia giapponese, giusto quindi tentare la stessa formula. E come una storia (di successo) che si ripete, la società genera oggi NTT Qonoq e la manda in esplorazione del metaverse, terra virtuale che cela un business reale di proporzioni importanti.
Talmente importanti da convincere i dirigenti a stanziare 412 milioni di dollari per sostenere la neonata sussidiaria e i suoi 200 dipendenti, che dal primo ottobre sono impegnati nello sviluppo di hardware e software da impiegare in campo XR. Una tecnologia che verrà declinata in un’ampia gamma di applicazioni e prodotti differenti.
Stiamo sviluppando soluzioni per approcciare i mercati internazionali nel metaverse e nel digital twin. Abbiamo intenzione di riscrivere gli attuali paradigmi di comunicazione sulla base dei servizi che offriremo utilizzando la realtà aumentata. Il nostro operato sarà di supporto ai nostri clienti in diversi scenari, dalla produzione alla distribuzione, fino alla vendita al dettaglio.
La sintesi della dichiarazione d’intenti con cui NTT Docomo presenta il progetto nel suo sito web lascia intendere l’impegno che sono chiamati a onorare i 200 uomini e donne in forza a NTT Qonoq. Conoscendo l’attitudine con cui i giapponesi affrontano il mondo del lavoro c’è da immaginare che tale prova di forza sia sostenuta da altrettanto spirito di abnegazione, e con quel senso dell’onore che da sempre contraddistingue la cultura del Sol Levante. Un qualcosa di tangibile, da premiare in NFT per onorare il senso di sacrificio dei singoli al servizio della causa, attingendo contemporaneamente alle tecnologie più moderne in circolazione.
Lontano Oriente che prova a prendere il largo
La citazione ai sindaci premiati con POAP NFT ci serve per inquadrare il contesto in cui si muove NTT Docomo, la cui espansione nel Web3 è frutto di importanti investimenti e di un’oculata visione strategica. Tutti elementi che trovano nel Giappone una terra fertile e amica del comparto, con lo Stato che favorisce lo sviluppo di progetti e business su chain.
E quello del colosso telefonico in questione non è un progetto da poco. Il team al lavoro sulla tecnologia XR è operativo già da marzo, mentre un’altra sussidiaria del gruppo, Innovative Optical and Wireless Network (IOWN) sta accelerando sul fronte 6G su mandato della casa madre già da diversi anni. Questi e altri fronti tecnologici che NTT Docomo ha aperto contemporaneamente finiranno per confluire nell’ampio progetto dedicato al metaverse, con i frutti degli sforzi da offrire sul mercato B2B quanto su quello B2C.
Un piano articolato, complesso, e sul quale non mancheremo di tornare nonappena dal Paese del Sol Levante ci arriveranno ulteriori aggiornamenti. Un Paese amico di Bitcoin e criptovalute, che come abbiamo visto negli articoli correlati avalla sotto l’egida di Stato i nascenti progetti Web3.
Ben diverso il contesto in cui si muove Telefónica, il colosso delle telecomunicazioni spagnolo che di recente è intervenuto in sostegno di un crypto exchange in difficoltà economiche, e non solo per nobili scopi filantropici.
L’azienda guidata da José María Álvarez-Pallete López avrebbe investito (ma i dati sono da confermare) quasi 30 milioni di dollari in Bit2Me, per acquisire know-how e tecnologie necessarie a creare uno store on line in cui i clienti Telefónica potranno acquistare dispositivi e accessori mobile, pagando in criptovalute.
Tanto di cappello agli omologhi spagnoli di NTT Docomo, che oltre ai mercati ribassisti e al quadro macroeconomico che preoccupa le economie di tutto il mondo, devono fare i conti con un’apparato normativo che, ad oggi, convince ben poco. Ad esser buoni.