Rio de Janeiro apre ufficialmente al pagamento delle tasse comunali in criptovalute. I cittadini di Rio saranno i primi, in Brasile, a poter usare Bitcoin e cripto per pagare l’IPTU, l’imposta sugli immobili siti nelle aree urbane.
Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’amministrazione cittadina, ed entrerà in vigore nel 2023. Il comune farà affidamento su partner esterni per convertire istantaneamente gli importi in valuta fiat, garantendosi uno scambio senza costi aggiuntivi.
Ed è un’altra grande città che apre al mondo di Bitcoin e cripto. Un mondo che sta faticando sul mercato ma che potrebbe presto avere degli spunti molto interessanti anche in seguito a questa ondata di adozione. Possiamo investirci con Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con INTELLIGENZA ARTIFICIALE INCLUSA – per un intermediario che ci permette di investire su 140+ cripto coin e token, all’interno di un ambiente di livello professionale.
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Ne parlavamo da un po’ di tempo. Rio de Janeiro ha ufficializzato quanto scrivevamo dalla scorsa primavera, e cioè che accetterà versamenti in Bitcoin e criptovalute per il versamento di quella che in patria chiamano Imposto sobre a Propriedade Predial e Territorial Urbana.
Abbreviata nel più agevole acronimo IPTU, l’imposta si riferisce alle proprietà immobiliari che sorgono nelle aree urbane. Sono soggetti al pagamento della tassa in questione tanto i privati quanto le persone giuridiche. Entro gennaio il comune notifica l’importo ai proprietari, che possono iniziare a regolarizzare la loro posizione a partire dal mese successivo.
A partire da febbraio 2023 quindi i cittadini potranno trasferire nel wallet del comune quanto dovuto. Gli amministratori di Rio a loro volta vedranno la somma accreditata in valuta fiat grazie alla collaborazione con aziende specializzate, che effettueranno istantaneamente conversione e bonifico.
La nostra è una città globale. Non possiamo rimanere indietro da un punto di vista tecnologico ed economico, dobbiamo farci trovare pronti nell’adozione degli asset digitali. Guardiamo al futuro, vogliamo far diventare Rio de Janeiro la capitale tecnologica del Brasile.
Eduardo Paes, il primo cittadino di Rio de Janeiro, commenta così l’importante traguardo raggiunto dalle donne e dagli uomini che stanno curando la svolta Web3 della sua amministrazione. E prosegue sottolineando come il suo comune sia il primo, in tutto il Brasile, ad offrire ai propri cittadini il pagamento delle imposte locali in criptovalute.
Quanto pubblicato l’11 ottobre nella Gazzetta Ufficiale è il risultato di lavori che risalgono almeno a inizio anno. Abbiamo affrontato l’argomento nelle prime settimane di gennaio, quando le prime voci a riguardo si accompagnavano a quelle che avrebbero voluto l’amministrazione intenzionata a premiare con scontistiche dedicate i cittadini che avrebbero optato per i pagamenti in cripto.
Un’endorsement importante, con l’amministrazione locale che conferma a ottobre quanto si diceva 10 mesi prima, con la concretezza di un provvedimento che entrerà in vigore entro la prossima tornata esattoriale. Una solerzia che dimostra quanto il Paese creda nelle criptovalute, cosa peraltro confermata dalla capillarità con cui tali asset siano diffusi in ampie fasce di popolazione.
Rapidità che fa il paio con l’efficienza e la sicurezza con cui l’amministrazione ha curato l’importante svolta: le imprese che verseranno in cripto devono essere in regola con quanto previsto dal regolamento comunale e dall’omologo in vigore presso gli istituti bancari. Un censimento necessario a mantenere le operazioni nella legalità, con la blockchain a certificare il tutto. Si parte con IPTU a fare da banco di prova, ma il comune è intenzionato a estendere i pagamenti in criptovalute anche per le altre imposte.
Il Brasile crede nel comparto e ci scommette con decisione, per ricavarsi maggior autonomia d’azione rispetto al sistema dollarocentrico in ambito internazionale, e per tentare di proteggere l’economia locale dai pesanti fenomeni inflativi in corso.
Parte invece da tutt’altro assunto la scelta di Lugano, che col suo Plan B sceglie Bitcoin come valuta avente corso legale “de facto”, accettando il pagamento delle imposte locali con un po’ di anticipo rispetto di Rio.
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