Arrivano i dati sull’inflazione UK e UE e sono grossomodo vicini a quanto gli analisti si aspettavano. Non che si potessero fare miracoli e non che la situazione potesse evolvere più drammaticamente di quanto già lo è. Sta di fatto che entrambe le economie dell’Europa si attestano poco sopra e poco sotto la doppia cifra.
Con una corsa importante anche rispetto agli USA e a diverse delle altre economie sviluppate del mondo occidentale e non. Una situazione che andrà analizzata anche in relazione a quanto avverrà presumibilmente per Bitcoin e per Ethereum, che pur si sono godute una piccola spinta e un piccolo rimbalzo in concomitanza di questi ultimi dati.
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La situazione è di difficile lettura per chi è ancorato agli strumenti offerti dall’analisi macro per le fasi di normalità dell’economia. Ma non siamo in una fase di normalità e dunque gli asset come Bitcoin e Ethereum possono anche permettersi un piccolo rimbalzo in presenza di dati comunque non buoni. Ma procediamo con ordine.
Ieri avevamo indicato come probabile un’inflazione al 10% tanto per quanto riguarda il Regno Unito quanto per l’area Euro, con pochissime possibilità di allontanarsi da queste soglie, che tra le altre cose per chi fa la spesa tutti i giorni continueranno a sembrare più che fantasiose. Sta di fatto che sono arrivati i dati reali e per il Regno Unito abbiamo un’inflazione anno su anno al 10,1% e per l’area Euro al 9,9%, con differenze minime per quanto riguarda il distacco dalle aspettative.
Una situazione ben più grave di quella che si è configurata negli USA e sulla quale pesa in percentuale importante anche la pessima situazione sul fronte dell’energia, con l’Europa che a conti fatti non sa ancora se dovrà procedere con dei razionamenti nel corso del prossimo inverno.
Una situazione che oltre che a esercitare pressioni sul prezzo dell’energia spot (seppur in lieve discesa) è fonte di incertezza enorme per l’economia, con i grandi gruppi industriali che con ogni probabilità presenteranno delle trimestrali già non eccellenti e che dovranno prepararsi ad affrontare un inverno molto particolare.
In una situazione del genere si parla già, nonostante l’inflazione fuori controllo, di pivot per la Bank of England, che andrà dunque probabilmente ad allentare il percorso di inversione dell’espansione monetaria. Processo che, se dovesse effettivamente essere messo in pratica, contribuirebbe a mantenere alta l’inflazione.
In Europa invece tutto tace, con lo spazio di manovra della Banca Centrale Europea che è sicuramente inferiore a quello della controparte americana, complice un mercato del lavoro che non è in grande forma e componenti dell’inflazione che sono molto diverse, almeno secondo chi cerca di proteggere l’operato di BCE.
Che sia questa la fase economica che permetterà a Bitcoin e Ethereum di raggiungere il tanto atteso decoupling, ovvero la separazione dall’andamento delle azioni? Staremo a vedere, per ora ci sembra un discorso ancora molto prematuro, tenendo anche conto del fatto che i mercati continuano ad essere parecchio nervosi e pronti a reagire ad ogni sussulto.
Il fatto centrale del mercato cripto e Bitcoin rimane una sorta di stabilità nei prezzi, per Bitcoin sopra i 19.000$ e per Ethereum intorno ai 1.300$ che potrebbero essere il segnale che tanti attendevano per una nuova fase.
Prima però di cantare vittoria sarà necessario attendere le prossime evoluzioni del mercato e anche capire come e quando arriverà il pivot, ovvero un’inversione di marcia da parte delle banche centrali, dato che sono in pochi a credere che si arriverà al punto di cercare costi quel che costi un ritorno al 2% di inflazione annua, ritenuto l’ottimo dai banchieri centrali di tutto il mondo.
E se hanno smesso di crederci negli USA, figuriamoci in Europa dove la crisi alle porte sembrerebbe essere di un potenziale ordine di grandezza anche maggiore.
Varrebbe anche la pena di spendere qualche riga sulla fake news che indica il prossimo ban delle attività di mining in Europa per far fronte ad un inasprimento delle condizioni energetiche. Premesso che da Bruxelles ormai possiamo aspettarci di tutto, vale la pena di ricordare che si tratta di un invito con tanti se, con tanti ma e che probabilmente non vedrà mai la luce.
E se proprio dovesse vederla, finirebbe nell’ormai folto gruppo di iniziative fatte per avere un paio di lanci di agenzia e che non hanno alcun tipo di azione sull’effettiva disponibilità di energia per cittadini e imprese. Quello che sembrano o fanno finta di dimenticare a Francoforte e Bruxelles è che l’energia utilizzata dai (pochi) miner europei è in buona parte in utilizzo non-rivale, nel senso che se non la consumassero loro non la potrebbe comunque consumare nessuno. Ed è da qui che dovremmo partire per ogni seria analisi del problema, ammesso che esista, energetico di Bitcoin. Perché è di Bitcoin ormai che si parla quando si parla di mining.
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