Do Kwon torna a parlare delle vicende che hanno portato al crack di Terra Luna, e ammette: è solo colpa mia. Intervistato dalla giornalista cripto Laura Shin, il numero uno di Terra Labs si rivolge direttamente agli investitori coinvolti loro malgrado nel disastro miliardario di cui si dichiara responsabile.
La sua colpa sarebbe quella di aver messo in piedi un’ecosistema troppo debole ed esposto alla crudeltà dei mercati. E sull’operato dell’Interpol ha qualche dubbio: secondo lui il provvedimento con cui le agenzie di mezzo mondo gli stanno dando la caccia non sarebbe da considerarsi un vero e proprio mandato d’arresto.
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Do Kwon si dichiara colpevole
La responsabilità è solo mia. Do Kwon sembra avere le idee chiare riguardo il crack di Terra Luna, che ha causato un danno di circa 40 miliardi di dollari, e che ha trascinato nel baratro tantissimi investitori e aziende che avevano scommesso sul protocollo.
L’ex miliardario ha rilasciato un’intervista alla giornalista esperta di Bitcoin e criptovalute Laura Shin, all’interno del suo Unchained Podcast. Interrogato in merito, Do Kwon si rivolge alle vittime del crack affermando che i problemi che hanno portato al crollo del suo progetto sono riconducibili esclusivamente a sue responsabilità.
Terra ha dimostrato una certa debolezza nei confronti della crudeltà del mercato, e questa è una responsabilità solo mia. Non è facile da fare, ma mi assumo la piena responsabilità di quanto accaduto nei confronti di quanti avevano utilizzato le mia app, e per i milioni di persone che hanno utilizzato Terra.
Parole chiare, che arrivano come ormai tutti sappiamo dopo che il cerchio intorno a lui ha iniziato a stringersi. Ossia, dopo che le autorità hanno iniziato a usare la mano pesante traendo in arresto uno dei suoi collaboratori più vicini. Yoo Mo sarebbe poi stato rilasciato, ma la vicenda ha comunque fatto registrare un primo importante punto messo a segno dalle autorità che sono sulle tracce di Do Kwon.
Ma con qualche riserva
Tra queste figura anche l’Interpol, il cui aiuto è stato richiesto direttamente dagli organi giudiziari coreani. Nel ripescare alcuni tra i momenti più significativi di questa vicenda che vede impegnate le intelligence di mezzo mondo, non possiamo non notare la relativa calma, se non la sfrontatezza, con cui il nostro si rivolge pubblicamente a chi gli sta dando la caccia.
Giusto il mese scorso, tanto per fare un esempio, Do Kwon aveva dichiarato via Twitter di non essere in fuga, e di essere disposto a collaborare con tutte le intelligence sulle sue tracce. E nell’ultima apparizione pubblica, grazie al lavoro di Laura Shin, l’ex miliardario dice di nuovo la sua sulle autorità che gli stanno alle calcagna.
L’avviso rosso che pende sulla sua testa non sarebbe necessariamente un vero e proprio mandato d’arresto, perché i vari Stati hanno la facoltà di interpretare al meglio il provvedimento emesso dall’Interpol. Secondo il fuggitivo inoltre, l’operato nei suoi confronti sarebbe estremamente politicizzato, così come dichiarato dallo stesso di recente.
Interpretabile o meno il mandato non ha sortito la cattura del latitante, ma si è abbattuto su $LUNA in un momento peraltro già particolarmente difficile. La scorsa settimana invece, spinta forse da una manovra di pump sulla quale non abbiamo molti dettagli, la cripto è tornata improvvisamente a volare con un +10% in pochi minuti.
Forse Do Kwon ha scelto il momento giusto per la sua pubblica ammissione di responsabilità. Se sta cercando di scagionare eventuali collaboratori, liberi e ancora al lavoro sul progetto, magari $LUNA ne risentirà positivamente ancora una volta?