Telegram ha annunciato che aprirà un marketplace interno, basato sul suo The Open Network, in cui sarà possibile acquistare nomi utente premium. L’azienda ha specificato chiaramente che non si tratterà di risorse NFT, prendendo le distanze da una terminologia finita troppo spesso sotto il fuoco di fila della stampa generalista e di utenti sui social.
Le nuove risorse su chain si ispirano agli smart contract dei Non Fungible Token, ma saranno dei prodotti diversi a partire cal codice. Se le prime aste dovessero riscontrare il consenso del pubblico Telegram lancerà altri prodotti Web3 da sfruttare sulla sua piattaforma.
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Telegram prende le distanze dai NFT
Telegram apre ai nomi utente premium. Saranno venduti all’asta su un marketplace interno che vedrà la luce nell’immediato futuro. La società tiene a specificare che non saranno in alcuno modo dei NFT così come li conosciamo.
Non si tratta di un dietrofront: Telegram non ha alcuna intenzione di abbandonare i suoi piani evolutivi in chiave Web3, intrapresi ormai da tempo e ben noti nell’ambiente di Bitcoin e criptovalute. Di fatti la notizia di oggi conferma chiaramente le intenzioni della piattaforma di sviluppare prodotti e servizi basati su chain, ma allo stesso tempo prendere chiaramente le distanze dal termine stesso Non Fungible Token.
I nuovi prodotti si ispireranno agli smart contract che stanno alla base dei NFT, ma avranno delle modifiche nel codice che li renderanno diversi dai non fungibili per come li conosciamo. Tali modifiche sono state volute espressamente per evitare l’associazione con i token non fungibili, che sempre più spesso finiscono al centro delle critiche mosse da utenti e stampa, perlopiù generalista.
L’azienda di Pavel Durov baserà i nuovi prodotti sulla chain TON, ma lo farà prendendo le distanze da una tecnologia tanto diffusa quanto, ultimamente, criticata. E, a dirla tutta, non sempre con cognizione di causa. Posizioni discordanti dalle quali Telegram sembra voler prendere le distanze con un nuovo prodotto non classificabile come Non Fungible Token, a cui faranno seguito altri prodotti e servizi come sticker, emoji e canali, se l’operazione dovesse riscontrare i favori del pubblico.
Ma non dal Web3
La scelta radicale con cui Telegram si discosta da tale tecnologia non è certamente campata in aria. Gli umori registrati sui social rispetto ai NFT non sempre sono positivi, e molte società stanno cercando di prendere le distanze perlomeno dalla terminologia, nella speranza di placare gli utenti più indignati.
Ma l’azienda guidata da Pavel Durov continuerà a sviluppare servizi su blockchain confermando come i primi esperimenti in ambito cripto non erano un timido tentativo di sondare il terreno: già in primavera 800.000 account Telegram avevano utilizzato l’allora nuovo servizio che permetteva di acquistare $BTC e $TON direttamente sulla piattaforma.
Primi esperimenti che avevano trovato riscontri più che positivi, con i primi utenti a quanto pare soddisfatti del nuovo servizio di micro pagamenti in criptovalute. Buona la prima quindi, e arriviamo in piena estate con Pavel Durov che aveva annunciato nuovi sviluppi dalla sua società in direzione Web3.
A fine agosto si parlava di possibili aste sugli username e dell’arrivo di un marketplace, cosa che trova conferma nella notizia di oggi, mentre poche settimane fa vi abbiamo parlato dello stato di grazia di $TON dopo che la società aveva annunciato l’apertura agli scambi del token tra utenti.
$TON e l’ascesa di prezzo
Mondo pazzo a caccia di novità, oppure semplice riconoscimento della forza di Telegram? Difficile a dirsi per ora, con il token che fa registrare performance importanti che hanno lasciato di stucco un po’ tutti.
Il nostro consiglio rimane comunque quello, come sempre, di badare alla sostanza e di cercare esposizioni non più che minime su token a bassa capitalizzazione, in particolare durante una fase di difficile lettura seppur almeno sul breve rialzista. Staremo a vedere se tra qualche mese potremo considerare $TON come una nuova entry nel mondo delle cripto che contano oppure se come un token marginale. Nel frattempo i più spericolati fanno trading di breve.