L’autorità tedesca BaFin, incaricata di controllare le attività legate al mercato finanziario delle criptovalute in Germania, fa un punto della situazione sulla legalità. Lo fa con un comunicato stampa, in cui parla di quello che ha potuto notare dell’attività degli exchange nel Paese. Subito dopo le elezioni europee, dunque, l’economia più grande tra quelle degli Stati Membri ritorna a parlare di criptovalute e regolamentazione.
Nel comunicato vengono prese in considerazione diverse questioni legate alle crypto: alcune sono problemi “noti”, come il possibile utilizzo delle valute decentralizzate per riciclare denaro; altri sono invece stati largamente ignorati dalle autorità governative, ed interessano squisitamente gli appassionati del settore. In particolare, è interessante osservare le dichiarazioni dell’autorità in merito alle possibili manipolazioni di mercato legate agli exchange.
Rassicurazioni e preoccupazioni
La BaFin dà rassicurazioni sul fatto che l’attività degli exhcange tedeschi non sembri orientata alla manipolazione dei prezzi di mercato. Solitamente quando si parla di manipolazioni si parla di exchange asiatici, che notoriamente sono quelli su cui si registrano più transazioni “sospette” durante le giornate. Sembra dunque attendibile la precisazione dell’autorità tedesca, anche se resta da capire che cosa intendano i regolatori per manipolazione. La considerazione si estende anche al di fuori degli exchange tedeschi, indicando che non ci sono tracce note di manipolazioni avvenute per mano di exchange europei. Anche in questo caso, comunque, sembra difficile pensare che un’autorità finanziaria tradizionale possa realmente ricostruire le mosse di un exchange di criptovalute che intende manipolare i prezzi di mercato spostando grandi quantità di denaro in una sola volta.
Per quanto riguarda l’uso illecito di Bitcoin e altcoin, invece, nel comunicato si legge che la polizia federale tedesca è a conoscenza dell’utilizzo dei Bitcoin come strumento per riciclare denaro proveniente dalla vendita di narcotici sul deep web, Si conferma anche che la polizia è a conoscenza dell’utilizzo della darknet da parte di chi intende vendere servizi illegali, dietro un corrispettivo pagato in Bitcoin.
Riciclaggio di denaro: tra realtà e polizieschi
Il riciclaggio di denaro in Bitcoin è nato insieme a Bitcoin e agli exchange. Purtroppo questa eventualità non sembra essere considerata abbastanza seriamente dalle autorità, che si limitano a pensare nella maggior parte dei casi alla regolamentazione delle crypto come ad una regolamentazione degli investimenti. In un report del 2018 della polizia giapponese si legge che i casi di riciclaggio di denaro attraverso questi strumenti rappresentano il 2% dei casi noti di riciclaggio.
Se a qualcuno può sembrare poco il 2%, bisogna fare delle considerazioni che improvvisamente fanno sembrare questo un numero molto elevato. Prima di tutto, il 2% dei casi noti significa escludere tutti i casi non noti. In un sistema informatico completamente anonimo, postulato che nessuno può imporsi su una blockchain come autorità, è ben difficile riuscire a identificare chi sta svolgendo attività illecite. Questo senza contare il fatto che molte meno del 2% delle transazioni che avvengono nel mondo sono in criptovalute; significa che all’interno del contesto crypto, l’uso a fini illeciti è ancora molto elevato in percentuale sul totale. L’auspicio è che, comprendendo la gravità della questione, le autorità governative decidano non soltanto di essere coscienti del fenomeno, ma di intervenire concretamente per arginarlo.