…. centralizzazione! Bitcoin non è più un affare soltanto di piccoli e privati cittadini che cercano, tramite $BTC, di governare i propri risparmi in modo autonomo. È anche e soprattutto, come vedremo dai numeri che riporteremo in questo approfondimento, questione di grandi fondi, di grandi società spesso anche quotate e, incredibile a dirsi anche di governi – e no, non ci riferiamo soltanto a quello di El Salvador.
In una giornata altrimenti decisamente problematica per Bitcoin e per il resto del comparto, potrà essere utile fare il punto della situazione, anche per cercare di avere un quadro il più possibile completo di chi si sta muovendo nello spazio, anche con grandi stash.
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Chi ha quanti Bitcoin: un mini-riassunto su quello che avviene ai piani alti
Che per molti sono gli unici piani che contano, ovvero quelli in grado di spostare quantità di denaro importante, quella quantità di spostamenti che può avere un impatto deciso sul prezzo di Bitcoin. I dati non sono sempre affidabili, fatta eccezione per quelli relativi alle società quotate, che devono riportare tali possedimenti alle autorità di controllo delle borse. Partiamo proprio da loro.
- Le società quotate che hanno più Bitcoin in cassa
Come è noto, la società che ha più Bitcoin in cassa è MicroStrategy, società guidata da uno dei massimalisti Bitcoin più importanti e conosciuti al mondo, ovvero Michael Saylor. La dotazione del gruppo è di 130.000. Segue ad enorme distanza Marathon Digital, seguita poi da Tesla – la società di auto elettriche di Elon Musk, che poi si vede seguire da Block e da Hut 8 – società di mining in ottimo stato di salute.
Perdono posizioni molte società di mining, sparite dall’orizzonte anche [a causa di problemi che stanno colpendo quasi tutto il settore. È il caso ad esempio di Core Scientific, che si trova apparentemente ad un passo dal fallimento. Così come è il caso di Iren Energy, società che soltanto ieri ha avviato le procedure per il default.
- Le società non quotate che hanno più Bitcoin in cassa
Situazione molto più difficile da verificare per quanto riguarda società non quotate e fondazioni. Tolta l’annosa questione di MT. Gox e della gestione privata di Block.One, a risaltare sono le dotazioni della Tezos Foundation. Sì, è la fondazione che gestisce Tezos e che utilizza quei 24.808 almeno in parte per mantenere il peg di USDD, al quale però sembrerebbero destinati soltanto, si fa per dire, 13.040 BTC, secondo le statistiche che sono disponibili direttamente sul sito internet del progetto.
- E i governi?
L’Ucraina è in testa a quasi tutte le classifiche. C’è da dire che è una delle poche che ha diffuso dati però sulla quantità di coin che sono detenuti anche dai funzionari pubblici. Risibile, nel grande schema delle cose, è la dotazione di El Salvador, sulla quale comunque permangono dei dubbi di sussistenza, nel senso che a quanto pare c’è in realtà una gestione relativamente personalistica da parte di Bukele. Gli ultimi dati affidabili parlano di oltre 2.300 Bitcoin, comunque poca roba rispetto ai giganti che abbiamo visto poco sopra.
La questione fondi: è questa la più importante?
La singola entità al mondo, tenendo conto dunque di tutte le eventuali configurazioni societarie e non, è Grayscale. Parliamo di una società che gestisce un trust, e quindi un fondo privato che ha in cassa più di 635.000 Bitcoin. Il fondo ha provato già più volte a trasformarsi in fondo ETF, ricevendo però il secco niet da parte di SEC.
Buona la dotazione di CoinShares, che ne ha in cassa 37.000 circa. Purpose invece ne ha 23.000, seguito poi da BTCetc in Germania con 16.000 Bitcoin circa in dotazione. Risultati relativamente magri per gli altri Fondi.
Che tipo di situazione è?
È a nostro modo di vedere le cose una situazione piuttosto interessante, eprché da un lato abbiamo la presenza di molti fondi che hanno dotazioni importanti e che occupano una posizione decisamente importante nella scala a livello mondiale.
Si tratterebbe di dotazioni per oltre 1.380.000 Bitcoin complessivamente distribuiti tra società private, società quotate, governi e anche fondi. Una somma che complessivamente varrebbe circa il 6,5% del totale di Bitcoin emessi. Con il resto che sarebbe nelle mani di privati, degli exchange (anche e soprattutto per conto dei privati) e di altri tipi di soggetti non strutturati. Il che vuol dire che nel complesso siamo davanti ad una situazione dove si spazio per i più importanti operatori del comparto ce n’è ancora tanto.
Siamo dunque davvero all’inizio del percorso di Bitcoin come asset finanziario? Staremo a vedere. Chi comunque contesta il fatto che la concentrazione sia troppo elevata e nelle mani di pochi, guardando a questi numeri, che pur non raccontano tutta la vicenda… dovrà forse ricredersi.
Chi ha orecchie per intendere intenda e tutti gli altri in camper 🤣
Beh il 6,5% mi sembra una percentuale accettabile, nel senso che non è poi molto quello in mano ai grandi gruppi.
A parte gli exchange tutto il resto è nei wallet di privati??