Sì, lo avevamo già accennato ai nostri lettori via Twitter. E la cosa è diventata realtà concreta dopo la stessa ammissione del governo delle Bahamas. Sì, c’entra ancora FTX e c’entra ancora la sua sede (centrale?) nel magnifico stato insulare. O meglio, quella di Alamada. Bene, l’aver attivato le procedure ex Chapter 11 negli Stati Uniti non è andato proprio a genio al governo del paese, che ha imposto a SBF (si narra) di trasferire i fondi rimasti in capo a FTX e Alameda presso un wallet sotto controllo delle stesse autorità.
Con l’effetto collaterale di aver trasformato il piccolissimo stato del Commonwealth in uno dei più grandi detentori al mondo di Ethereum (e di un manipolo di altri token). Situazione forse comica, ma che in realtà racconta quanto sarà difficile procedere con il Chapter 11 per una società che controllava altre 134 entità in tutto il mondo.
Tutto questo mentre il mercato cripto e Bitcoin sembrerebbe aver trovato un momento di pace, con movimenti di prezzo minimi e volumi molto bassi. Chiunque volesse avventurarsi in questa specifica situazione di mercato potrà farlo con un intermediario sicuro e garantito come eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con TRADING AUTOMATICO INCLUSO – intermediario che offre Ethereum e altri 78+ crypto asset, all’interno di un’infrastruttura che ci permette di investire con i migliori strumenti disponibili.
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Le Bahamas diventano una… balena Ethereum
Dove con balena andiamo ad indicare, seguendo le modalità americane, un grande detentore. Sì, perché con il freeze, ovvero il congelamento degli asset in capo a FTX, cosa che sarebbe già riuscita, le Bahamas possono contare su un portafoglio Ethereum di almeno 240.000 $ETH, cosa che si può verificare su questo wallet. Una somma che dovrebbe rendere, se i dati sono corretti, le Bahamas il 35esimo portafoglio più ricco di questa importante criptovaluta.
Non si è trattato ovviamente di un acquisto, ma di una procedura legale di sequestro (temporaneo?) degli asset di una società in fallimento e che al tempo stesso detiene proprietà immobiliari importanti sull’isola e con ogni probabilità anche posizioni debitorie altrettanto importanti.
Oltre alla facezia di cui sopra, facezia nonostante si tratti di una quantità di Ethereum non indifferente, c’è tanto altro che si può desumere da quanto avvenuto nelle scorse ore e che abbiamo continuato a seguire anche tramite i nostri account Twitter.
Qui il comunicato ufficiale che abbiamo diffuso questa mattina su Twitter e che conferma quello che si vociferava già ieri, ovvero che le Bahamas non sarebbero state a guardare e non avrebbero mollato facilmente l’osso, facendo gestire l’intera procedura agli USA.
Problemi per il Chapter 11 di FTX?
Diventerà con ogni probabilità una lotta politica, non solo tra USA e Bahamas, ma anche con stati terzi dove FTX deteneva società controllate al 100%. Le Bahamas sono state con ogni probabilità le prime a farsi avanti in quanto il grosso del bottino era tecnicamente sull’isola, ma non è detto che presto non ci siano anche reazioni di questo tipo, almeno per i conti in banca fiat, anche per le altre entità del gruppo, diverse delle quali con sede in Europa
Per quanto riguarda Ethereum, dovremo preoccuparci di una quantità tale che è finita nelle mani di un governo? Se la preoccupazione è quella di vederli a breve sul mercato, la risposta è sicuramente no. Perché le procedure saranno comunque lunghe e anche un’eventuale liquidazione non arriverà né domani né dopodomani. Per il resto, almeno guardando agli storici di questo tipo di situazioni, tendenzialmente la giustizia USA riesce a spuntarla, anche quando ci sono casi complessi come quello di FTX/ALAMEDA e del suo fallimento.
SBF era vicino a personaggi molto influenti dell’economia americana tanto che le maggiori testate economiche lo definivano già il nuovo Buffett. Siamo appena agli inizi ed è probabile che chi sa sarà costretto a tacere, siamo solo alla punta dell’iceberg. Spero che non ci scappi il morto come nel caso di Monte dei Paschi, con le dovute proporzioni ovviamente. Buona giornata.
Le Bahamas a loro dire hanno “sequestrato” il malloppo per non farlo finire rubato da chissachì. E, visto come si comportavano dipendenti & Ceo di Ftx (i primi dopo lo scandalo si erano messi a vendere fittizi cambi di residenza ai clienti di ftx per permettere loro di ritirare i soldi, altrimenti congelati….) ci si potrebbe addirittura credere! Non credo proprio che quando gli Usa alzeranno la voce si permetterebbero mai di dire “no”
Detto questo, 240k ether sono lo 0,2% dell’ether esistente (circa 120 milioni).
Microstrategy ha 130k bitcoin, pari allo 0,6% dei btc esistenti (anzi di più dato che i 21mil btc non sono ancora stati minati tutti), e non è nemmeno l’entità che ne ha di più. Con la differenza che questi bitcoin rischiano di esser liquidati se il prezzo scende troppo, mentre non vedo come lo stato delle Bahamas potrebbe vendere dell’ether che appartiene ai clienti del fallito exchange.
capito il punto jacopo, ma MSTR liquida intorno ai 3.000$ (a meno che Saylor…)
Sicuramente ha un prezzo di liquidazione molto basso, e chiariamo sono assolutamente dell’idea che mai verrà liquidato; che sia proprio quello, però, non ci metterei la mano sul fuoco.
Detto questo volevo solo precisare alcuni numeri, che fanno sempre inquadrare meglio le situazioni, magari a chi non conosceva la situazione ether totale in circolo (appunto, 120 milioni)