Come prevedibile, sulla stampa tradizionale suonano forti i requiem per Bitcoin. C’è chi lo associa ad uno Schema Ponzi – non avendo alcun tipo di problema a peccare di originalità – e chi dice che non ci sarà modo di prendere più sul serio il Re del comparto, unica vera moneta distribuita e unico progetto che si può considerare geneticamente diverso dal resto della baracca.
Le preoccupazioni, anche da questo lato della barricata, ci sono. E cercheremo di riassumerle in uno speciale che farà il punto della situazione, indicherà gli eventuali punti di crisi per l’ecosistema e cercherà anche di contestare quanto di poco preciso – se non di assurdo – è stato detto su questa specifica situazione.
Bitcoin, lo anticipiamo, è più vivo che mai. E nonostante i bassi volumi c’è comunque chi sta continuando ad accaparrarselo, sfruttando prezzi molto vicini ai minimi. Possiamo farlo con Coinbase – vai qui per ottenere un conto gratuito attivo in pochi minuti – intermediario che ci permette di acquistare direttamente $BTC e poi portarlo fuori verso un indirizzo di nostra proprietà.
Soluzione che è la più sicura, date anche le nubi che continuano a radunarsi sopra tutti o quasi gli intermediari del settore, per quanto fondate o non fondate siano le polemiche. Meglio un rimpianto che un rimorso. O forse era il contrario. Ma sta di fatto che l’aumentato interesse per l’autocustodia è forse quanto di più interessante sia venuto fuori da questa crisi.
L’inverno dello scontento di Bitcoin attende ancora il suo Sole di York
Perdonatemi la citazione shakespeariana, ma tra trame di palazzo, incroci con i pezzi grossi della società finanziaria, arrivo dei regolatori e questioni politiche, quanto avvenuto a Bitcoin nel corso dell’ultima settimana è forse più adatto ad una tragedia di una grande penna che alle pagine di Criptovaluta.it. Proveremo comunque a districarci tra quanto è avvenuto, fornendovi l’opinione sia mia che della redazione sugli eventi principali degli ultimi giorni.
- Quanto successo a FTX è un duro colpo per Bitcoin
Assolutamente sì, ma non perché ci sia qualche tipo di legame tra la truffa articolata e organizzata da Samuel Bankman-Fried e il funzionamento di Bitcoin. I più radicali tra i nostri lettori ci ricorderanno di aver sempre detto di fare autocustodia, di non credere a nessuno e di non cedere mai il possesso dei propri $BTC, cosa che puntualmente avviene quando li lasciamo sugli exchange. Vero, anzi verissimo.
C’è un altro problema. Così come quando avviene qualche scontro fuori dallo stadio finiscono sotto la lente pubblica tutti i tifosi di una determinata squadra, anche quelli che mai si sognerebbero di fare certe cose, così + avvenuto nel mondo di Bitcoin, per quanto geneticamente distante da quanto appunto avvenuto dalle parti di Nassau, Bahamas. Bitcoin era a listino? Sì. È tutto uguale? Così ve la raccontano. E in molti, per disinteresse o incapacità, se la dovranno anche bere.
Le percezioni contano. La stragrande maggioranza del pubblico vive di quelle (in particolare quando l’argomento è ancora oscuro quanto lo è Bitcoin) e i giornali le cavalcano. Il risultato è quello che stiamo vedendo sui giornali più importanti, italiano e non: un fuoco di fila che mette nello stesso calderone Bitcoin, criptovalute e crack di FTX.
Niente di più sbagliato? Vero. Ma è con questo scenario che dovremo fare i conti quando vorremo spiegare allo zio, all’amico, a mogli, mariti e fidanzati cos’è Bitcoin – anche se il centro della nostra discussione sarà quanto diverso sia dalla cultura degli intermediari centralizzati. E anzi, di quanto decentralizzazione e distribuzione siano le sue caratteristiche fondamentali.
- Ripartire sarà difficile
Ma assolutamente non impossibile. Intorno a questo mondo gravitano alcune tra le migliori menti che conosco. E anche alcuni dei migliori divulgatori. Gente che è già abituata a ricostruire dopo le macerie, gente che è capace di portare avanti idee forti come quelle di base che animano Bitcoin.
Ci sarà l’ennesima resa dei conti con il mondo cripto, ritenuto a mio avviso in modo eccessivamente responsabile di quanto avvenuto. E poi, si spera, si recupererà la calma. Calma che porterà alla forza per costruire di nuovo, senza sprecare energie per marcare il proprio territorio. Sicuramente legittimo il desiderio del “te l’avevo detto”, meno utile però, almeno a mio avviso, alla causa.
No, Bitcoin non è morto
A chi dovesse arrivato su questo lungo articolo pur non essendo esperto, consiglio di dare uno sguardo a mempool.space, una magnifica rappresentazione grafica di quanto avviene in termini di chain, con i blocchi ancora in attesa di essere aggiunti e quelli aggiunti di recente. Nel momento in cui scrivo c’è una lunga coda in attesa, dovuta probabilmente al consolidamento di diversi wallet di grande spessore, ma comunque procede senza sosta il funzionamento del network monetario.
In altre parole, non ci sono stati problemi: Bitcoin, come una sorta di ultimo giapponese a rovescio, non si cura del fatto che fuori ci sia una guerra, che fuori continuino ad esserci scontri. Produce blocchi, conferma transazioni. Come un orologio, che anche durante i bombardamenti continua a segnare l’ora giusta.
Sarà forse il cinquecentesimo funerale per una tecnologia che ha già sopportato attacchi traversali, a mezzo stampa o meno, da piccoli (su scala globale) giornali, giornali più grandi e anche governi. Ancora una volta, chi è meno esperto dovrebbe a mio avviso rimanere un 10-15 minuti in attesa religiosa del prossimo blocco e meditare sulla bellezza di un sistema che, anche mentre tutti urlano “a fuoco”, fa quello che è stato concepito per fare.
Sì, ci sono delle situazioni molto problematiche
Le situazioni problematiche, almeno per chi si cura soltanto di mercato (legittimo anche questo, ma ci torneremo in un’altra occasione), ci sono. C’è un altro grande attore del mercato che è in sofferenza – ne abbiamo parlato stamattina – ci sono altre situazioni poco chiare e al contempo il prezzo non eccellente di $BTC sui mercati mette i miner nell’angolo.
Molti di loro stanno offrendo i loro servizi in perdita netta e questo, con ogni probabilità, non potrà durare in eterno. I più preoccupati però dovrebbero avere un po’ di fiducia nel libero mercato, nella sua capacità di allocare risorse in modo più efficiente di qualunque burocrate o ufficio centrale e vivere magari anche qualche fallimento come un evento completamente naturale.
Chi si aspettava un Bitcoin, che non è solo valuta ma anche network incensurabile e decentralizzato, asettico e stabile come il Franco Svizzero, rimarrà sicuramente deluso. Ma in montagna si va con la 4×4 e non con le auto da corsa. E colpisce anche che a fare gli stupiti siano coloro i quali si sono avvicinati a questo specifico asset proprio perché garantiva volatilità e/o ritorni in breve tempo.
Arriverà il sole di York
A breve l’inverno del nostro scontento, per ritornare al Riccardo III di Shakespeare, si tramuterà in gloriosa estate. Con la buona notizia che Bitcoin non ha bisogno di alcun Sole di York, essendo sufficiente a se stesso e progettato anche per attraversare indenne questo tipo di fasi.
Il prezzo non sarà entusiasmante per i più? Vedremo meno gente arrivare, ma ce ne faremo una ragione. Ma è nei momenti di stress massimo che si testa la solidità di un sistema. E chi vuole proporsi come alternativa al sistema monetario centralizzato e internazionale, ne deve avere tanta.
Noi saremo sempre qui, su questa collina, a remare dalla parte di ciò che riteniamo giusto. Tanti degli altri, che oggi si riempiono la bocca di te l’avevo detto, presto dovranno mangiarsi il cappello, o fare una delle piroette alle quali ci hanno abituato. Li sentiremo ancora dire Bitcoin? Sempre stato un grande appassionato. Eccoti il mio servizio in consulenza. Un’eterna fatica di Sisifo che chi ha compreso perché Bitcoin è importante si potrà risparmiare.
Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti criticano, poi ti fanno la guerra..poi vinci. Sarà parecchio da aspettare, ma è dai mercati ribassisti che si costruiscono le migliori fortune. Buona giornata
A mio parere la state facendo troppo tragica: vero che oggi c’è molta più attenzione ma il crack di Gox è stato enormemente più pesante e in qualche modo c’entrava una questione tecnica di Bitcoin (la tx malleability, anche se il problema è nato da un’implementazione errata del software dell’exchange che non ne teneva conto. Almeno prendendo per buona la versione ufficiale della vicenda), non come FTX dove Bitcoin proprio non c’entra una mazza anzi sarebbe stata la soluzione per evitare tutta la situazione.
Anche questa volta farà rumore per un po’ come tutte le volte, ma la gente ha la memoria corta su questioni esponenzialmente più gravi.