Sulla carcassa di FTX non potevano che radunarsi in buon numero rapaci che puntano a sfruttare la situazione a loro vantaggio. No, non parliamo degli exchange che hanno guadagnato quei clienti che un tempo operavano su FTX, ma di una classe politica americana che, sebbene in minoranza, continua a condurre una battaglia senza arte né parte contro il mondo cripto e in particolare contro Bitcoin.
C’è stata infatti una seconda lettera verso Fidelity, dopo quella di qualche mese fa, il gestore che ha attivato dei piani pensionistici che permettono appunto agli associati di scegliere Bitcoin come asset. Una lettera che è più una presa di posizione elettorale e politica, che qualcosa che produrrà effetti concreti, ma che comunque merita di essere analizzata all’interno della situazione complessiva che si sta creando.
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La questione, per essere compresa a fondo, va riassunta, anche se in poche righe. Fidelity ha avviato lo scorso aprile dei piani pensione che offrono esposizione verso Bitcoin. Piani che sono stati una sorta di prima volta per il ricchissimo settore delle pensioni USA e che hanno riscosso anche un discreto successo. Scelta che ha innescato già a luglio la reazione di Elizabeth Warren, potente politica Dem che ha fatto della battaglia contro Bitcoin una delle cifre distintive della sua battaglia politica.
Ieri è stata recapitata un’altra missiva, questa volta da un gruppo più folto, sarebbero infatti in tre, sempre con l’obiettivo di invitare Fidelity ad abbandonare i suoi propositi, perché il mondo degli asset digitali si sarebbe rivelato, dicono loro, pieno di problemi. La lettera può essere recuperata qui.
Alla luce degli ultimi sconvolgenti eventi nel mercato degli asset digitali, scriviamo oggi come seguito della nostra lettera di luglio. Ancora una volta, chiediamo a Fidelity Investiments di riconsiderare urgentemente la decisione di permettere l’esposizione a Bitcoin da parte degli sponsor dei piani 401 (k) […] La recente implosione di FTX, un exchange di criptovalute, ha reso sufficientemente chiaro che l’industria dei digital asset ha problemi seri.
Chissà se la Senatrice Warren si sarà schierata contro l’utilizzo dei fondi più classici quando diversi di questi sono falliti, o contro gli investimenti immobiliari hanno lasciato in braghe di tela diversi fondi pensionistici. Non è dato saperlo, ma c’è altro che riguarda questo tentativo di spin della realtà politica che era legata molto da vicino a FTX.
Non sono parte di una teoria del complotto, ma il frutto di ricerche (anche abbastanza superficiali) su quanto avvenuto ai piani alti della politica USA con SBF, l’ex leader di FTX. Il wonder boy del mondo cripto infatti ha finanziato a più riprese i candidati Dem ed è stato anche il secondo per volumi di donazioni per la campagna elettorale dell’attuale presidente degli USA, Joe Biden. Qualcuno ha avanzato anche collegamenti con il mondo Repubblicano, il che è vero, se non fosse che l’esposizione maggiore del gruppo è stata la seguente, che abbiamo riportato con dovizia di particolari su Twitter.
In poche parole un tentativo di imporre un candidato democratico, tra le altre cose legato a Ryan Salame, ai tempi co-CEO del gruppo, per un’operazione che con il partito Repubblicano era in aperto contrasto. Senza voler dare carte e patenti a nessuno, bisognerebbe un po’ scavare in quanto è successo, per trovare poi questa ennesima presa di posizione della senatrice Warren quantomeno… curiosa.
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gran parte dei soldi dei clienti FXT sono finiti in Ucraina. solo una parte e' andata a finanziare i dem. da un'iniziativa targata CIA non c'era da aspettarsi il rispetto della legge, ne' ci sara' da spettarsi che i responsabili vengano puniti.